SIMBOLIKA

 

 

Soprattutto in ambito Magico/Esoterico siamo circondati dai disegni più variegati e profondi, li accettiamo ordinandoli in una direzione o nell’altra. Ci trasmettono sempre un qualcosa ma non sempre lo avvertiamo con la stessa intensità, in un primo momento li assorbiamo e basta. Eppure tra l’istante in cui li guardiamo al momento in cui li registriamo, qualcosa di determinante è già avvenuto. Quel qualcosa che doveva scattare è già scattato e adesso sta agendo proprio dentro di noi. La nostra vista infatti non si limita a leggere il mondo circostante in modo indifferente ma registra ogni piano della realtà mutando sia le sue capacità che i suoi effetti. Luce, movimento e forme rappresentano il costante nutrimento dei nostri occhi, senza di loro non riusciremmo a vivere appieno la profondità dell’esistenza.

 

L’inchiostro di un simbolo è la vista

 

Chiariamo innanzitutto la differenza tra un Segno ed un Simbolo. Seppur etimologicamente abbiano una base similare, dal latino il Segno diventa Signum - intagliare, incidere, mentre il Simbolo dal greco sembra richiamare ad un significato simile al riconoscimento ed a un (συμβάλλω) mettere insieme, far coincidere. La conclusione più ovvia ci porterebbe a considerare il segno come ad un atto semplice, grezzo nella sua essenzialità, non sempre caratterizzato da una volontà consapevole, il suo significato è istintuale e va ricercato inconsciamente. Nel Simbolo invece ed in un qualsiasi segno preceduto da uno schema mentale, il significato è sempre veicolato da un sentimento più raziocinante. C’è una combinazione di eventi dietro la sua creazione che ci porta a pensare che nelle sue linee e contenuti ogni cosa è stata messa insieme proprio per coincidere e dare un unico segnale di riconoscimento. L’occhio che incontrerà il risultato delle sue forme riceverà infine il messaggio frutto del nostro inconscio. La differenza generale tra un comune segno e un simbolo si potrebbe sintetizzare anche concentrandosi semplicemente nel modo in cui si contiene e si riproduce il messaggio attraverso il significato. Le primissime forme di segni arcaici fanno la loro comparsa circa cinquanta mila anni fa, sotto forma di timide punteggiature disposte in modo da catturare forme e rappresentarle esteticamente organizzate, all’interno di grotte o con intagli misteriosi posti su ossa di animali. Mentre il simbolo lo conosciamo soprattutto per il suo ruolo all’interno della primissima forma di scrittura ideografica, da lì si svilupperà successivamente la parola attraverso il linguaggio fonetico e la parola stessa acquisterà definitivamente il significato attraverso il significante. Il segno bai passato attraverso la Ratio umana diventerà comunicazione nella sua più immediata evidenza visiva. Il significato ormai incasellato rientrerà in una generale interpretazione (alfabeto, Scrittura) che ne faciliterà la traduzione concreta, chiusa e definitiva. Prima della scrittura ideografica il simbolo esisteva già come forma di espressione ma veniva utilizzato in modo molto più esclusivista da determinate cerchie misteriche che si limitavano a sintetizzare le loro scoperte dentro simbolismi incaricati di sacralizzare il sapere più prezioso. Diventa chiaro in tal modo che ogni simbolo è sempre una diretta rappresentazione di un precedente desiderio inconscio che si incarna nel mondo fisico attraverso un ragionamento ben configurato. Il nostro sguardo diventa il recettore privilegiato di incontro tra la traccia inerte e la carica vitalizzante diretta nel nostro profondo. Verremo colpiti ed a quel punto un’emozione indefinita ci prenderà senza darci alcun preavviso.

 

“Il mondo è governato da Segni e Simboli, non da leggi e frasi” – Confucio

 

L’unico punto di contatto tra il segno ed il simbolo – rimanendo sempre nel campo delle figure bidimensionali - sembra risiedere nel tocco umano che con la sua elaborazione trasforma un semplice glifo in un qualcosa di più dinamico, profondo e prezioso. L’uomo è l’unico demiurgo di un qualcosa che acquisisce del valore duraturo solo grazie al suo atto creativo. In un solo istante l’inconscio umano è in grado di incidere parte di sé stesso su uno schizzo esterno e solo apparentemente inerte come un segno, a volte però il segno si emancipa addirittura in simbolo per una manifestazione accresciuta di consapevolezza. Tenendo dunque conto delle loro sottili differenze, tanto il segno quanto il simbolo sono sempre e comunque l’esternazione dell’esistenza umana sulla terra. Nel momento stesso in cui renderete ipersensibile la vostra stessa vista, il solo sguardo fisico non vi basterà più e lascerete il posto al ben più prezioso sguardo animico. La mutazione sarà netta e non vi permetterà più di vivere l’esperienza all’osservazione superficialmente come prima. Questo vuol dire entrare dentro i meccanismi della sapienza sparsa per il mondo, viverla e penetrarla, essere dei recettori competenti. Aveva ragione Aristotele nell’asserire che: << chi legge sa molto ma chi osserva sa molto di più >>. Il saper osservare è una dote troppo importante per la nostra crescita personale, una forma d’arte che si esprime attraverso una nostra insita capacità che abbiamo il dovere di sviluppare. Saper vedere oltre, nel caso di un segno o di un simbolo, connetterci oltre le sue linee e le sue curve, con quello che può attivare il nostro intuito sensibile. L’organo denominato occhio è in realtà l’ultimo a completare l’opera di riconnessione verso ciò che decidiamo di porre sotto la nostra attenzione, preceduto dalla psiche fluida e ancor prima dal nostro Inconscio. Se solo imparassimo veramente a recepire il linguaggio di un simbolo nella sua totalità, sentiremmo quanto ha da comunicarci con le sue più mute parole. Il vuoto rumore che gli altri chiamano vita rimarrebbe fuori e dentro ritroveremmo solo la bellezza della scoperta.

 

"Il Simbolo non è la quiete sede dell’infinito, ma piuttosto la luce di un lampo, che illumina per un istante la notte oscura” – Fr. Creuzer.

 

Cosa sia da ritenersi più importante tra un segno o un simbolo è francamente soggettivo. Forse il segno nella sua spontanea immediatezza, nasce e serve di più per fare in modo che l’individuo si scopra conoscendosi attraverso gli archetipi frutto del proprio inconscio che parlandogli attraverso visioni costellate di segni gli fa riscoprire veramente chi egli sia nel profondo. Mentre nel simbolo ritroveremmo sostanzialmente i migliori frutti di quel precedente viaggio interiore dove il segno si schiude nel definitivo simbolismo, chi lo sa. Tutto dipende dalla consapevolezza individuale da cui si parte o che si è ottenuta, per alcuni i segni sono più interessanti da un punto di vista psicologico, ma molte volte il loro significato è circoscritto solo alla persona che conosce l’intimo perché di quel segno. Se parliamo di simboli invece dobbiamo per forza di cose tener conto della loro natura spesso molto più articolata, mai casuale e sempre proiettata su vari livelli di utilizzo. La cosa che più ci preme in questo ambito è concentrarci sulla natura che li determina, capire perché è importante saperli osservare, e perché è ancora più importante saperli decifrare, distinguendoli fin da subito con quelli nati semplicemente dalla mente di una singola coscienza e sbocciati più da un automatismo isolato che da un procedimento più raffinato. Va detto che nessuno schizzo su carta fatto anche sovra pensiero si rivela essere senza un qualsiasi senso. Ogni scarabocchio di qualsiasi forma è sempre frutto di una proiezione interiore del nostro inconscio. Piccola o grande, futile o significativa non è mai casuale. Ma è ovviamente nello sposalizio orientato verso un fine simbolico carico di profondità che il segno tramutato in simbolo assume quell’importanza segnante. Nel Simbolismo Ermetico per esempio, avviene tutto tramite una meta comunicazione (comunicazione indiretta) ovvero il messaggio risiede dietro l’apparente rappresentazione visiva. Ci possono essere simboli con un solo significato generico o Simboli che io chiamo dal doppio fondo. Nel primo caso, non c’è un quadro che ne traduce dentro dei parametri fissi il significato certo come avviene nel segno, tutto deve essere interpretato con un approccio sensibile differente. Non c’è un riferimento diretto nel simbolo ma un nesso con il significato, più profondo e meno visibile. È come un meccanismo che ruota su due livelli, creato per rendere un determinato messaggio protetto da una sottile pellicola trasparente legata più alla capacità del singolo osservatore. Sull’efficacia dell’arte ermetica si sono protetti i più importanti segreti alchemici, che si sono totalmente affidati a determinati simboli sacri. Il linguaggio simbolico di natura alchemica è uno scrigno di incomparabile complessità agli occhi di un profano, nella tavola periodica degli elementi la realtà materiale viene scomposta e ad ogni elemento viene assegnato un suo simbolo corrispondente, in modo da permettere esperimenti e possibili trasmutazioni.

ARCHETIPO + EMOZIONE = SIMBOLO. Dietro la costruzione di un Simbolo si possono nascondere i più preziosi riferimenti prima su un piano Esoterico e dopo su un piano razionale/essoterico. Al piano razionale/essoterico, basta sapere in quale categoria mentale (religiosa, scientifica, sociale) collocare quel determinato segno osservato, l’uso di quel disegno si fermerà lì e non andrà necessariamente oltre. Al piano Esoterico sono destinati invece i veri iniziati del vero contenuto nascosto e per cui il simbolo è stato originariamente tracciato. Un simbolo può essere lo scrigno ideale per proteggere attraverso una rappresentazione, una specifica tradizione, degli antichi insegnamenti o degli indirizzi rivelatori per un determinato scopo. Ma il vero potere di un simbolo risiede ovviamente nel suo potenziale energetico. Il simbolismo magico può contenere e trasmettere dell’energia di vario genere ma non può generarla autonomamente. Può farla circolare come un amuleto sapientemente programmato, ma un vettore di luce ha una volontà circoscritta al suo scopo. Esiste nella sua efficacia perché c’è stato qualcuno che lo ha precedentemente modellato con la sua idea in potenza, il mago può solo esser certo del significato della sua natura e limitarsi a trasmetterla immutata. Tale consuetudine ci porta infatti a ritenere differente per esempio l’utilizzo del talismano rispetto ad un amuleto. Il Talismano è considerato alla stregua di un semplice porta fortuna perché ha il solo scopo di mantenere in circolo dell’energia al suo interno quindi di mantenerla in equilibrio senza alterazioni di sorta. L’amuleto contrariamente al suo simile, non si limita a fare del ricircolo energetico ma differentemente è considerato come un oggetto che (in più) può togliere negatività, quindi la sua azione aggiunge un qualcosa, che lo differenzia dalle proprietà del talismano. La sua energia oltre a circolare interagisce dando un effetto di maggior dinamicità programmata al suo scopo. Da qui la credenza che il Talismano mantiene mentre l’Amuleto trasforma.

 

Quando l’anima desidera sperimentare qualcosa, proietta davanti a Sé un’immagine dell’esperienza per poi entrare dentro di essa

 

Nel momento stesso in cui un comune segno viene innalzato a simbolo su un piano ritualistico, smette di essere collegato solo con il piano materiale e si trasforma automaticamente in tramite con il mondo superiore. La nostra energia è per sua natura performante con quello che tocca e crea, nel caso della formazione di un simbolo le sue linee, le sue curve e le sue bisettrici sono la rappresentazione di un piano che si cristallizza e tale rimane come un marmo metafisico inamovibile. Oggi tutti quanti utilizziamo diverse famiglie di simboli ben etichettati ma quanti di noi si interrogano sulla loro origine certa e non contaminata?! Quanti di noi, ricercatori, occultisti o satanisti si prendono la briga prima di riutilizzarli, di risalire alla loro intima genesi. La maggior parte delle volte ci affidiamo a ciò che sappiamo e fidandoci gli garantiamo un ricircolo automatico. Ma se si opera in ambito occulto conoscere l’origine di un simbolo diventa importante tanto quanto saperlo disegnare ad occhi chiusi. Nessuno affronterebbe un viaggio lungo e pericoloso da passeggero senza sapere chi c’è alla guida, sapere a chi ci stiamo affidando per un arrivo sicuro è un presupposto che fa parte del nostro stesso istinto di sopravvivenza. A tal proposito, solo il suo ideatore primo può conoscere la vera natura di un simbolo, solo egli potrà sapere con certezza i motivi che lo hanno spinto a creare quel particolare disegno, attraverso le sue venature più intime e finendo nel suo potere d’insieme, incanalerà da quel momento in poi fasci di energia continui e spingerà altri a riconoscersi unendosi alla sua celebrazione. E nel caso in cui la storia di quel simbolo sia troppo difficile da ricostruire adeguatamente allora subentrerà quella vista più sensibile a cui ho fatto cenno all’inizio. Quello Sguardo Animico latente in noi ci verrà in soccorso prontamente tirandoci fuori da ogni incertezza. Innumerevoli sono oggi i contenuti ideologici delegati ai simboli più variegati, se parliamo di un simbolo a sfondo sociale dimenticarsi del suo significato originario può portare a fraintendimenti spiacevoli ma tutto sommato arginabili, ma se il simbolo in questione incarna invece una tradizione di conoscenze sacre le cose possono cambiare perché in ballo c’è un patrimonio che può avere conseguenze più serie. L’osservatore in questione che non avrà sviluppato quella vista sottile sarà destinato a deviazioni profonde che non lasceranno scampo al suo destino. Entrerà in meccanismi fuorvianti, a sua insaputa diventerà un cieco in mano ad altri che nel peggiore dei casi incanaleranno la sua energia per il proprio sostentamento ma facendogli credere tutt’altro. L’uomo divenuto nel tempo sapiente e meno ingenuo ha imparato a proteggersi da quando ha capito che non tutti gli esseri umani che calpestano questa terra agiscono sempre in buona fede, e che non vengono sempre create dagli stessi dei simbolismi composti solo da uno spirito onesto fatto di bellezza e giustizia. La simbologia che ci circonda può essere sporcata ma non cambiata totalmente a chi sa come aggirare il pericolo di mistificazioni delle fonti. Adesso sappiamo per un motivo in più perché la nostra capacità di vedere OLTRE non sia poi un concetto così banale e perché deve avere sempre il primo posto sulle nostre priorità spirituali. Esso ci distacca dall’errore interpretativo dandoci un’arma in più rispetto alla massa dormiente.

Quando ci si trova davanti ad un simbolo e si vuole conoscere con certezza la natura della sua origine, basterà stamparlo su un foglio e fissarlo tramite una mirata meditazione sulle forme geometriche. Tale meditazione consiste nell’osservare quel simbolo escludendo tutto il resto intorno, per sedute di meditazione ad occhi aperti che prima saranno composte da ore, poi da giorni e se servirà anche da mesi di lavoro. Un’accurata scansione visiva passerà da ogni linea del foglio, il vostro sguardo sarà lento ma formerà via via un piccolo viaggio tra ogni particolarità del disegno, ogni angolo si prenderà il suo tempo, ogni spazio la sua voce. Lo scopo principale dell’esercizio è quello di perdersi nell’osservazione dell’oggetto contemplato. Dopo un po’ di applicazione vedrete finalmente il simbolo parlarvi nel suo insieme avvertendo una sensazione sbocciare da quella particolare attività di osservazione che il vostro inconscio dovrà adesso tradurre per generare la risposta che cercavate. Il responso sotto forma di visione, sogno o trance emozionale, vi confermerà il significato originario di quel simbolo che dovrà per forza di cose coincidere con in significato presente nella mente del suo creatore. In sintesi gli effetti prodotti da questa meditazione sarebbero quelli che molti traducono in termini più generali con la tipica frase; “per decidere cosa pensare di quel simbolo, mi limito a tradurre ciò che mi trasmette”. Ma tale trasmissione non sempre avviene immediatamente, serve quell’abnegazione tipica delle personalità più elette. Il segreto per entrare dentro la fibra di un qualsiasi simbolo è quello di cogliere ed isolare la prima emanazione che ci regala attraverso la vista ed estenderla subito dopo averla fissata. Lo sviluppo concettuale farà il resto. Quei segni ci parleranno e non grazie a quello che abbiamo letto su di loro ma per quello che non troveremo scritto da nessun’altra parte. Idealmente quando ciò che riveleremo con la nostra vista sottile coinciderà con quello che di quel simbolo già si diceva, allora e solo allora potremo affermare con certezza di conoscere il significato totale di quel determinato simbolo. Si tratta di un metodo universale che una volta scoperto ed esercitato ci collegherà direttamente a quell’arte dell’osservazione quale vera e propria Scienza del nostro spirito.

Fin da tempo immemore la Geometria è stata sempre veicolo delle intuizioni dei più grandi maghi. Solo apparentemente sotto la veste di studiosi, filosofi e matematici, hanno tracciato la strada maestra per rendere una semplice Scienza di studio sulla misurazione, una vera e propria Arte Occulta tra le più raffinate. La Geometria piana è l’espressione ed il sunto perfetto di una manifestazione sovrasensibile del pensiero che diviene materia. In magia tutto è geometricamente condizionato, togliete l’influenza pratica della geometria dal mondo esoterico e cadrà quasi per intero, quel patrimonio di conoscenze che siamo abituati a bramare. E non tanto per quel particolare linguaggio numerico che vediamo intorno a noi negli innumerevoli monogrammi che ci parlano di continuo, ci indicano e ci ricordano una miriade di messaggi da criptare. Ma la vera opera d’arte della geometria occulta sta nel suo coinvolgimento diretto con le energie applicative con altri capisaldi del sapere come la numerologia, l’astrologia e l’alchimia, che interconnesse tra di loro conoscono molto bene le potenzialità energetiche della configurazione simbolica. Ogni segno tracciato viene consegnato ad una sua identità di genere fatta di numerazione calcolata derivante dalla sua dimensione fissa ed immutabile. Solo rispettando le dimensioni prestabilite la forma di quel particolare simbolo prende vita e diventa rappresentazione evocativa davanti gli occhi di un novizio. Per comprendere l’importanza della precisione da cui passa il potere della geometria operativa, provate a tracciare a mano libera una figura geometrica semplice come il triangolo o il cerchio, e poi provate a riprodurli con degli strumenti di precisione, la differenza visiva cambierà notevolmente anche se grosso modo quella tracciata a mano libera resterà la sua miglior copia possibile. Sarà sempre considerata un triangolo magari un po’ sbilenco ma rimarrà un triangolo, l’altro triangolo effettuato invece con un righello avrà un impatto estetico differente emanando fin da subito una maggiore identità nelle sue forme perfette. La geometria piana applicata al mondo dell’osservazione basa i suoi effetti per il passaggio al mondo sovrasensibile, alla sua perfetta misurazione delle parti di cui è composta. Un simbolo bilanciato con sé stesso è un simbolo bilanciato con il cosmo con cui si appresta ad operare.

 

La geometria ha una portata propriamente spirituale, poiché il suo compito più alto è quello di orientare lo sguardo verso la contemplazione degli equilibri cosmici risultanti dai contrari, educando alla loro imitazione realizzativa, evitando la prepotenza disarmonica” - Platone

 

Che sia stata la magia cerimoniale a servirsi di principi geometrici o una certa geometria sperimentale a servirsi della magia cerimoniale, è uno di quei dilemmi destinati a rimanere senza risposta. Di sicuro il loro sposalizio ha permesso a generazioni di occultisti di operare nell’ordinamento dello spazio tra linguaggio simbolico e sincronicità numerica, trasformando l’arte magica in una vera e propria Scienza. Da quel momento il cerchio ha trovato la sua espressione esoterica, così come il triangolo ed il quadrato, che al momento giusto sono stati messi uno dentro l’altro per generare terze figure guida. Separati per essere definiti, queste tre figure elementari possono avere una loro definizione per così dire più emotiva e meno tecnica. Solo in tal modo la capacità dello sguardo sottile potrà ritrovare una sua connessione e attivarsi adeguatamente dentro di noi. Provate a guardarli e a dedurre significati sciolti dall’insieme delle sensazioni che vi emanano per i primi dieci secondi, il risultato sarà racchiuso dal racconto della loro essenza. Se osserviamo una circonferenza comunemente chiamata Cerchio cosa vediamo? Lo avvertiremo come simbolo della semplicità che scorre per rendere innocua l’energia stessa, la sua direzione regolare prende e dà sempre la stessa quantità di forma. Tutto fluisce per trasmettere allo sguardo ciclica sicurezza, la forma del cerchio è il simbolo dell’occhio emotivo in stato di quiete. Guarda caso i Babilonesi furono i primi a sdoganare il cerchio usandolo per l’appunto come misuratore del tempo che scorre ciclicamente. Il Triangolo richiama lo stato d’animo in allerta, la sua forma acuminata indica uno scopo latente ben preciso. Tre angoli di cui due più allungati per essere diretti, la vista viene preparata per essere trasformata in azione concentrata. Le proprietà del triangolo indirizzano al meglio possibili smarrimenti del nostro sguardo emotivo. Si può intravedere la sua prima comparsa attraverso la figura del triskeles o nelle decorazioni a dente di lupo nelle ceramiche dell’arte greca. Il Quadrato è la fortezza di ogni azione compiuta per essere delimitata. Rappresenta la miglior roccaforte di un’idea in potenza che viene arginata per essere appresa nel suo insieme. Euclide considerava il quadrato portatore visivo della perfezione numerica, legato anche alla razionalità. Cosa può succedere ora, se si decide di unire le proprietà di uno o di tutti e tre questi simboli elementari appena descritti, nulla se si sta facendo del semplice gioco grafico fine a sé stesso di sovrapposizione, mirato ad una decorazione che diverte gli occhi e poco più, ma se si decide invece di immettere forme organizzate di pensiero carico di volontà plasmatrice, ecco allora che la disposizione e la forma di quei simboli combinati tra di loro cambia radicalmente il proprio peso. L’intento dell’operatore scolpirà il significato di quel simbolo per crearlo su un diverso piano dell’essere. Egli sovrapporrà un significato mentale (in modo affine) ad un simbolo tramite una forza di stampo superiore, il risultato sarà rappresentato per esempio dal noto Cerchio Quadrato presente in ambito alchemico che mira a ricordare l’interazione dei quattro elementi della materia in relazione alla pietra filosofale.

Esistono Simboli terreni di origine terrena destinati ad esaurirsi nella materia da cui provengono, Simboli terreni di ispirazione divina che cercano di ridurre il divario tra ciò che sta in basso da ciò che sta in alto, e infine Simboli di origine divina espressi con mezzi terreni per ambire alla riconquista definitiva della propria divinità. Tutte e tre le categorie sono importanti da conoscere nella nostra vita perché ci mettono alla prova, davanti la loro presenza la nostra capacità di interpretare comincia il suo lento cammino verso un orientamento permanente. E nel migliore dei casi, si potrà fare esperienza diretta del mondo del simbolismo sul nostro essere anche senza aver mai aperto un solo libro sull’argomento. Inizialmente ci si dovrebbe semplicemente isolare con il proprio simbolo prescelto (solo noi e lui) e vedere un po’ che succede, i tomi sulla geometria sacra rappresentano sicuramente delle bellissime raccolte integrative ma fateli pervenire tra le vostre mani anche dopo aver colto il metodo più naturale possibile per essere toccati dagli effetti della simbologia su di voi, con mezzi invisibili ma concreti.

Se un simbolo viaggia potenzialmente su due livelli di comprensione, lo fa perché contiene due possibilità di utilizzo.  In campo magico si è consci sia del potere della visualizzazione scaturita dall’attenzione, che di quello successivo legato al circolo di energia, all’interno o attraverso un particolare simbolo. In questo utilizzo più specifico rientra il cosiddetto Sigillo Magico. Il significato etimologico del termine riporta al concetto del segno e della chiusura, o di uno strumento per imprimere un’immagine. L’impronta effettivamente è la funzione principale del mago in azione, tra i suoi elementi naturali che gli parlano costantemente, egli deve creare una pressione mentale concreta e suggellare il proprio ingegno inciso in un’opera di cera, di legno o di argilla. Nei secoli e nello sviluppo dei grimori, i sigilli sono diventati parti fondanti della ritualità evocatoria, concepiti per incarnare gli scopi più variegati. Esistono sigilli costruiti appositamente per attrarre dell’energia, contenere Spiriti, intrappolare entità e indebolire operazioni magiche. Ma esistono anche sigilli per Evocare/rappresentare il carattere Spirituale di un determinato Dio, il valore di un demone o il grado di un’entità minore. In molti casi sono dei veri e propri racconta storie sotto forma di piccoli ideogrammi modificati e corretti. Sono facilmente riconoscibili nelle fattezze decorative riccamente composte da rette spezzate lettere che richiamano quelle cuneiformi con piccoli pallini posti alle estremità degli angoli chiusi o aperti, in riferimento alla loro natura spesso collegata a ordinamenti astrologici e planetari. Molti di voi a questo punto si chiederanno quale sia la differenza sostanziale tra un comune simbolo magico e un vero e proprio Sigillo, la risposta è semplice; La funzione di un simbolo rimane essenzialmente rappresentativa pur nei suoi vari utilizzi a sfondo magico cerimoniale ed ha quasi sempre come autore delle sue forme un essere umano, mentre il sigillo abbatte ogni altra barriera precedente e incarna in tutto e per tutto la firma e la volontà di un Ente. Si ha tra le mani un portale che ci può o aprire a qualcosa di grande o catapultare nel peggiore dei casi dentro la bocca di una voragine. Un Sigillo si può considerare autentico solo se è stato tracciato dall’ente corrispondente, che ne suggella da quel momento in poi la validità e la sacralità del disegno stesso. È solo da un Dio o da un Demone che il Sigillo può derivare, l’uomo diventa il mezzo con cui prende forma attraverso strumenti terreni, l’impronta grafica denominata Sigillo.

Nell’Ars Goetia c’è l’esempio più lampante di Sigilli per evocazione. All’interno della lista ufficiale tra i settantadue offerti al lettore, risiedono però sia sigilli autentici che sigilli dall’impronta diluita. Li definisco così perché all’interno di certi grimori un determinato sigillo o è stato creato sotto la dettatura di una determinata entità (autentico) o è stato riprogrammato da una forma pensiero tramite un apposito rituale. Nel secondo caso, non si tratta del volere di un’entità ma di un intento secondario travestito da caricatura. Negli anni alcuni sigilli appartenenti alla Goezia, sono stati ripresi e riportati ad una più diretta forma originaria, altri invece sono stati abbandonati a sé stessi e pur avendo avuto ai loro albori una parvenza di autenticità adesso sono come dei vuoti medaglioni. Non si possono definire totalmente falsi ma senza un lavoro di ripristino bioenergetico, anche il collegamento diretto con il demone di riferimento perde quel non so che di legittimo. In questo modo chi non è del mestiere e si metterà ad effettuare una normale evocazione, o è destinato ad evocherà effettivamente la vera entità rappresentata a cui il sigillo è direttamente collegato o nel peggiore dei casi, richiamerà una forma pensiero fatta e finita che altri operatori esoterici hanno volontariamente creato a loro vantaggio utilizzando quel particolare sigillo come uno specchietto per le allodole. A giovarne delle vostre attenzioni verso quel particolare sigillo non sarà dunque il demone corrispondente ma qualcun altro.

Il Simbolo della Croce ovvero il più universale tra i simboli elementari, nato molto prima del Giudeo/Cristiano è il nostro scoglio iniziatore. Rappresenta innanzitutto l’orientamento nello spazio, il punto di intersezione tra le linee su/giù, destra/sinistra, l’unificazione di molti sistemi dualistici sotto forma di una dualità, che corrisponde alla forma umana con le braccia aperte. Insieme al cerchio costituisce un elemento strutturale che sta alla base di molti mandala o figure di meditazione e si ritrova nelle piante di diversi Templi e Chiese. La Croce è il mezzo con cui l’uomo esprime il suo orientamento tra lo spazio ed il tempo in movimento. Ha moltissime implicazioni energetiche ed è forse la rappresentazione visiva più familiare e più facilmente riproducibile da chiunque. Infatti tra le innumerevoli tipologie quella denominata Patente è secondo me la croce che meglio si avvicina ad una rappresentazione animica credibile, utilizzata anche in una sua versione templare la Croce Patente per via delle sue braccia che si allargano (aprono) verso le sue estremità formando degli angoli appuntiti. È la croce che più di tutte emana quella stabilità armonica quasi evocativa. La Croce con braccia e gambe uguali rappresenta la forma ideale di un’anima in equilibrio. Esistono sicuramente altri simboli ispiranti, similari alla croce per peso spirituale ma la croce rimane un passaggio obbligato per ogni viandante di qualsiasi sentiero. Prima o poi arriverà sempre un momento in cui bisognerà affrontare il simbolo della Croce per conoscersi e conoscere di conseguenza la forma principale della propria inclinazione ascetica. La Croce ha connessioni arcaiche con la forma sensibile della nostra religiosità latente, ella ha il potere di riportarla a galla farcela conoscere ancora meglio e se serve, far pace con quella parte di noi stessi che per anni ha dovuto sorbirsi una montagna di disinformazione fino a provare repulsione per questo simbolo che non ha nulla a che spartire con la sofferenza cristica, la sua pena e il suo dolore imperituro, dimostrato macabramente durante la crocifissione. La Croce nasce e deve essere mantenuta dentro di noi come simbolo di liberazione da una condizione materiale troppo limitata per un certo tipo di Uomo Dio. Per arrivare al proprio apparato simbolico derivante dalla propria scelta individuale, bisogna che tutti quanti passiamo prima dalla giusta interpretazione della Croce dentro di noi. Dopo potremo scegliere in quale ambito dedicarci e riconoscerci, composto dai propri simboli di appartenenza. Ma la Croce è e rimane il simbolo che ci accomuna tutti prima di differenziarci per sempre.

Dopo l’assimilazione consapevole del significato su di noi del simbolo della Croce, preludio ideale all’ingresso nel mondo prettamente esoterico dovrebbe essere rappresentato dal Simbolo del Pentacolo. Ed in effetto lo è per molti, dato che quando ci si approccia per la prima volta all’ambito della magia, uno dei simboli ad accoglierci nelle sue innumerevoli varianti è proprio il Pentacolo. I primi a tratteggiare una sua forma arcaica sono stati i Sumeri attraverso il loro alfabeto e poi anche gli egiziani per rappresentare particolari cerimonie, fino ad arrivare in epoca romana dove tale simbolo verrà utilizzato da alcuni Culti legati a Venere. I suoi cinque angoli che lo determinano si fanno risalire in termini di connessione numerica alla cosmogonia del filosofo Pherecydes di Syros, i cinque angoli rappresentati dai cinque semi che permisero la nascita del cosmo. È il simbolo che combinato unisce in modo univoco macrocosmo e microcosmo e rappresenta il senso organizzato dell’intera creazione. Ogni punta del pentacolo rappresenta uno dei cinque elementi, Acqua, Aria, Terra, Fuoco e infine lo Spirito. Ogni elemento ha la sua proprietà fissa immutabile, spetta all’uomo far risuonare ogni elemento come le corde metafisiche di un unico strumento che diverrà poi la sua stessa anima. Servirà la decadenza spirituale del peggior Medioevo per trasformare tale simbolo dalle connotazioni mistiche a emblema del pericolo secondo il Cristianesimo. La loro morale duale di bene/male viene affiancata alla demonizzazione sistematica del mondo della magia derivante dal paganesimo, ogni mago diverrà uno stregone da perseguire e ogni arte occulta uno strumento del diavolo. La stella a cinque punte da simbolo cristiano associato ai cinque sensi o alle cinque ferite di cristo, diventa oggetto di modificazioni concettuali profonde. La Chiesa userà il pentacolo per esercitare tutta la diffidenza di cui è capace, per trasmettere ancor più paura nei confronti del mondo dell’Occulto. In verità il suo unico verso giusto o sbagliato, negativo o positivo esiste solo nella mente del mago cristiano che si è bevuto la versione di Eliphas Levi. La sua posizione non è mai inerte essa ruota costantemente per permettere all’uomo sapiente di fermarla dove e quando egli lo ritiene necessario, secondo i suoi voleri e necessità. Il verso del pentacolo si punta a seconda degli scopi non dipende dalla nostra concezione duale, sicuramente tre punte sono destinate a rappresentare i tre aspetti della realtà intellegibile, mentre due punte rappresentano gli unici aspetti della realtà materiale e della fertilità ad essa collegata. Tutti questi aspetti come in una ruota coesistono per rispondere solo all’etica personale del mago consapevole. Solo se si dipende mentalmente dalla concezione duale di bene/male si può cadere nell’utilizzo altrettanto duale del simbolo del pentacolo. Vedendo nel rovesciamento geometrico un sovvertimento morale. Ma un mago totale sa che ci saranno fasi in cui bisognerà utilizzare le sue influenze in un verso e fasi in cui sarà giusto utilizzare sempre quelle stesse influenze, nell’altro verso altrettanto lecito. Esattamente come succede in natura in altri mille momenti della vita umana costantemente. Fa parte del meccanismo stesso a cui apre direttamente la stella a cinque punte, ed il suo utilizzo operativo in ambito magico non sempre ha a che fare con ciò che può essere considerato buono o cattivo ma soltanto con ciò che è giusto. Tracciare forzatamente una netta separazione tra un ipotetico verso “positivo” contrapposto ad un altro “negativo” sol perché i suoi effetti sono di natura diversa, l’ho sempre trovato buffo. Le fasi in cui l’energia andrà puntata verso l’alto e le fasi in cui dovrà essere invece puntata verso il basso per creare un giusto ricircolo, sono e saranno sempre persistenti. Nel periodo rinascimentale Leonardo Da Vinci attraverso le sue rappresentazioni pittoriche cercherà di rimodulare un significato velatamente positivo in richiamo al pentacolo in relazione all’uomo reimmesso al centro di una figura dove le cinque estremità erano rappresentate questa volta dagli arti tesi di braccia e gambe insieme alla testa. L’uomo vitruviano dunque ritorna centrale in un meccanismo che non lo vede più ruotare ma essere il centro di ogni suo possibile orientamento tra gli elementi naturali. In conclusione si potrebbe dire che il Simbolo della Croce fissa i punti della nostra espressione spirituale, il Pentacolo fissa i punti altrettanto preziosi della nostra realizzazione magica.

Anche il Satanismo possiede ovviamente la sua rappresentazione simbolica. Ma la sua peculiarità - per come la vedo io - risiede nell’avere due simboli principali veramente di riferimento. Questo perché nel Satanismo a cui mi rifaccio ogni cosa essenziale al suo scopo non ha bisogno necessariamente di passare attraverso una sua rappresentazione numericamente variegata. I due pilastri simbolici veramente fondanti per un qualsiasi satanista dovrebbero essere racchiusi innanzitutto dal Sigillo del proprio Dio e dalle emanazioni dei suoi stessi Culti, riassunti tutti quanti da una sola immagine di cui i Culti di Mendez fanno da capostipiti in tal senso. Sono questi due riferimenti visivi complementari che creano le condizioni migliori per predisporsi a tutta quella sottocategoria di simboli secondari sempre perfettamente coerenti con la loro indole satanica, che ci circondano oggi all’interno del Satanismo. Con il Sigillo di Satana si potrà tenere sempre aperta la comunicazione ed il legame personale con lui, mentre attraverso il secondo simbolo del Caprone di Mendez si potrà tenere sempre alto il senso devozionale che come una bussola interiore nonostante tutto rimane dove è stato messa dal nostro primo capostipite sulla terra.

SIGILLO DI SATANA: Scoperto e tracciato per la prima volta da un mago egiziano, viene perfezionato stilisticamente solo in era recente da alcuni personaggi di una loggia segreta, tutti dedicati e legati visceralmente a Satana. Il loro lavoro specifico sul sigillo ha operato innanzitutto per ripristinare le coordinate occulte nascoste tra le sue linee consacrate da Satana/Lucifero in persona e per ripulirlo dalle energie residue raccolte al tempo del Grimorium Verum. La loro è stata sicuramente una mossa giocata in anticipo nei confronti di altri falsificatori, perfettamente riuscita. L’essenza autentica di questo simbolo è stata mantenuta durante e dopo la sua creazione ed essa non cambierà mai. Nella sua parte superiore è composto da un grande triangolo rovesciato con due rette che dagli angoli superiori si proiettano dalla parte opposta incrociandosi. Quando due parti di una stessa cosa in noi si incrociano ci rafforzano equilibrando il tutto. L’incrocio delle altre due rette più lunghe chiudono leggermente arrotondate per differenziarsi dalle prime alte più corte. Un triangolo aperto a forma di piccola V sembra l’elemento quasi sovrapposto all’intera figura ma in realtà la sua presenza richiama ad una coppa appuntita che dal basso può contenere e indicare in egual misura uno scopo. La V stabilizza l’intero simbolo proiettandolo in una dimensione austera come il sangue regale che può contenere. Il messaggio simbolico passa attraverso tre principali concetti legati al valore dell’unione delle forze apparentemente opposte dentro di noi, vedi Ida e Pingala, emisfero dentro ed emisfero sinistro, luce e oscurità. Al concetto di bilanciamento del tutto - con i due rombi irregolari perpendicolari a rappresentare quasi due tasselli stabilizzatori - e al concetto del valore del sangue come collegamento eterno alla propria stirpe immortale, come l’anima del suo unico creatore primo. Integralmente la figura si presenta esteticamente armonica, da uno sguardo d’insieme è un grande calice ad affiorare chiaramente, con triangoli di varia misura e dimensione a farla da padrone. Calice o coppa che anche nella prima versione di tale simbolo è presente visivamente e che unisce con un filo sottile le due versioni grafiche del sigillo di Satana/Lucifero. Si tratta di un Sigillo di richiamo e rappresentazione non di immediata connessione, la differenza sta nel fatto che essendo stato sdoganato oltre gli ambienti misterici, al volgo viene volontariamente offerto un sigillo con delle chiavi di apertura concesse solo a chi possiede l’elemento segreto dentro di sé. Non basterà meditarci o applicarci dei rituali standard per accedere all’evocazione vera e propria, servirà applicare anche il terzo elemento posseduto dai pochi ma veri Satanisti. È un sigillo unificatore di due nomi che portano alla stessa identica entità, e va utilizzato secondo la sua conformazione originale sia nelle forme che nelle proporzioni. Una qualsiasi alterazione o aggiunta di elementi grafici porterà ad un indebolimento del suo potenziale evocatorio. Per utilizzi rituali attenetevi fedelmente alla sua immagine costitutiva. Osservatelo questo Sigillo e meditateci il più possibile, vi racconterà la stessa storia raccontata al sottoscritto.

CAPRONE DI MENDEZ: Il secondo simbolo principale deriva dalla venerazione per il Caprone di Mendez. Delle innumerevoli dinastie che si sono susseguite nell’antico Egitto quella in cui si sono materializzati i Culti a Mendez sono sicuramente le dinastie più collegate a Satana stesso. Stilisticamente il simbolo a cui facciamo riferimento ha subìto svariati riadattamenti grafici, originariamente rappresentato attraverso grandi statue di caprone o ariete con lunghe corna arrotondate e una sfera in cima alla testa, in età moderna e contemporanea il suo richiamo è diventato maggiormente rappresentato dal suo disegno frontale, influenzato anche dalla presenza del Baphomet. Nella rappresentazione isolata della testa del capro abbiamo il richiamo al forte senso devozionale del Satanismo. Il simbolo del caprone è in asse verso chi lo osserva e vuole che chi lo guarda si senta osservato da lui. Il suo sguardo è volontariamente fisso, richiama al cammino interiore di ognuno di noi che deve essere altrettanto fermo e deciso fino alla fine. Le sue corna sono arricciate e leggermente decorate, la sua fronte allungata e il suo muso piantato nell’estremità opposta, i suoi occhi sicuri. Dà il suo meglio ritualistico libero da ogni cerchio o delimitazione, ma si presta facilmente anche ad usi decorativi altrettanto efficaci come il classico ciondolo. I Culti dediti alla venerazione del Caprone di Mendez sono forse i primi esempi a noi pervenuti dalle tracce della storia che manifestano per la prima volta un legame ed una identità satanica molto radicata. Dalle poche informazioni in nostro possesso sappiamo che di tali Culti ne esistevano svariati che si muovevano come tante piccole cellule sparse ma unite dallo stesso Dio. Essi rappresentavano in un certo senso anche l’eco di quella consapevolezza spirituale precedente derivante dai Sumeri e dai sacerdoti Babilonesi, di cui ogni dea cornuta si sentiva accomunata a loro dagli eventi. Da questo preciso periodo prende vita un determinato esempio che noi oggi ereditiamo e di cui sentiamo l’importanza ogni qual volta ci troviamo di fronte al simbolo della testa di Caprone.

 

Ogni Satanista viaggia idealmente attraverso le epoche con il Sigillo di Satana nel cuore e un Caprone marchiato sulla fronte

 

Come la legge di ciò che dovrebbe venir prima e di ciò che dovrebbe venir dopo ci insegna, una volta inquadrati i due simboli portanti sopra riportati, si crea la condizione ideale per accogliere la moltitudine di simbolismi secondari sempre coerentemente satanici per appartenenza. La loro particolarità rispetto al Sigillo di Satana/Lucifero e al Caprone di Mendez risiede nel fatto che la loro creazione è più concettuale rispetto ad un simbolo di natura prettamente divina (anche se poi non è detto che alcuni dei seguenti simbolismi non siano stati anche solo in parte frutto di suggerimenti divini) Ma tendenzialmente si potrebbe affermare con moderata certezza che il loro compito sia più concettuale in funzione di un messaggio Spirituale. Prendiamo ad esempio i tre simboli: del serpente, del pavone e del tridente, tutti e tre riconosciuti come satanici in relazione al loro compito legato per esempio alla funzione dei Chakra, al valore dell’energia sessuale e all’importanza del superamento in fase di ascesa energetica. Il Simbolo del Serpente, rappresentante silenzioso di moltissimi ordini di stampo luciferino, ma anche un richiamo a quella forza latente che dorme dentro di noi e che viene denominata Kundalini. Il suo risveglio indispensabile, come ci insegna la sapienza orientale, per quel salto verso il nostro stato divino permanente. Il Simbolo del Pavone che con la sua coda dai mille colori ci richiama sempre a principi alchemici trasformativi (nigredo, albedo, rubedo) dagli effetti multicolori. Il Simbolo del Tridente o forcone, anch’esso facente parte del processo di risveglio che dal nostro coccige si spinge verso l’alto attraverso ogni nodo. Indipendentemente da quanto e da come mediterete su questi simboli, avrete già a disposizione il loro significato concettuale creato preventivamente dall’uomo che si è limitato a trasformare un’immagine in un insegnamento spirituale. Ma anche altri simboli secondari passano dalla configurazione esplicita per esprimere un messaggio da ricordare, un monito o un obbiettivo legato al Magnum Opus. Ogni simbologia parla essenzialmente alla nostra anima e gli suggerisce cosa deve fare per cambiare, per crescere nella sua stessa luce. La Piramide con l’Occhio Onniveggente ci parla a gran voce dell’importanza della nostra coscienza potenziata sul tutto conosciuto. Gli innumerevoli simboli femminili di importanza capitale per ognuno di noi, legati a Venere e quindi alle molte divinità derivanti tra cui la versione dell’Ankh di Astaroth, senza le quali non capiremmo l’importanza di risalire alle giuste chiavi che ci aprono al cuore stesso della nostra anima in meditazione. Il sempiterno Bafometto che con la sua simbologia degli opposti da riequilibrare è un concentrato di messaggi concettuali fondamentali per un qualsiasi Satanista in cammino. I simboli di richiamo al Sole come la Croce detta appunto Solare con le punte arrotondate o il 666 in riferimento alla pianta cabalistica del sole e alle sue intrinseche connessioni con l’anima umana. Il Pentagramma Invertito e la Croce Invertita, il primo simbolo del lampo della forza vitale che entra dal basso per innalzarci ed il secondo simbolo della metafora storica di tutto quello che è stato invertito per apparire opposto alla verità. Ogni simbolo qui elencato ha una sua funzione concettuale centrale da carpire e diventa quindi di natura satanica per diritto acquisito. Difficilmente un Simbolo legato al vero Satanismo porterà a sentimenti negativi e promuoverà aspetti distruttivi legati all’essere umano, ogni spunto tracciato è sempre un sano invito spirituale a migliorarsi, ad innalzarsi a cambiare per essere qualcosa di più forte e giusto per sé stessi e di riflesso per gli altri. Immagini che portano all’auto distruzione o a vuoti slogan negativi non sono simboli da tenere in considerazione, andrebbero tenuti lontani dalla nostra vita a causa delle loro influenze ostili, quelli sono soltanto dei disegni travestiti da simboli apparenti senza un contenuto nobile a sostenerli veramente. Puntate sempre a simbologie che portano con sé un insegnamento senza tempo e non sbaglierete mai. Essere circondato un giorno esclusivamente da Simboli propri o derivanti dai miei Dei, sarebbe l’unico presupposto che ricercherei per un mio ipotetico mondo ideale.

Mi ha sempre affascinato il processo concreto che porta all’assemblaggio di un proprio simbolo magico, personale e con il quale creiamo un legame intimo fino a dissolverlo solo nel momento della nostra dipartita terrena. Un tempo con meno stimoli visivi di oggi era più facile concentrare noi stessi in un’operazione del genere, plasmavamo una parte di noi per lasciare una traccia riassuntiva che sarebbe rimasta a testimoniare la nostra esistenza. L’istante di un’emozione racchiusa da delle righe da delle linee ricurve o decorate magari con qualche iniziale segreta, tutto il necessario per dar sfogo alla nostra creatività malinconica. È bello pensare che esistono ed esisteranno sempre simboli personali a cui solo il suo creatore terreno potrà accedere con le sue sole chiavi, nessun’altro senza la sua autorizzazione potrà invadere quello spazio, si potranno seminare interpretazioni più o meno esatte ma nessuno penetrerà il cuore di quell’immagine per violentarne il resto. Oggi come un tempo il Satanista chiuderà i suoi occhi in profondo raccoglimento e con la sua visualizzazione traccerà pennellate precise dentro la sua mente fino a dare vita a forme inedite che poi riprodurrà con mezzi adeguati seguendo la strada della pittura o della scultura. L’invito è quello di creare i vostri simboli direttamente collegati al vostro Culto e agli effetti che in voi ha generato come una fonte inesauribile di Sapere. Seminiamo e creiamo nuova linfa magari in parte rielaborata attraverso la nascita di una nuova famiglia di simboli consacrati a Satana e a tutti i suoi Demoni. Il ricircolo e il mantenimento delle forme espressive già esistenti non ci vieta di scrivere nuove pagine di immagini ispirate che sapranno di autentico. Promuovendo l’autentico si indebolirà l’imitazione e si dimostrerà ancora una volta quanto potere ha il vero nei confronti di qualsiasi altra cosa.

 

La nostra guerra spirituale è fatta di simboli, sono loro che si danno battaglia dentro di noi per ricordarci chi siamo veramente. Ci riportano allo stato grezzo fin quando non decidiamo di lasciare anche il nostro segno nel punto più alto della lotta per la conoscenza

 

Sono molti oggi i passivi osservatori e pochi i veri padroni di quello che sanno vedere oltre le forme apparenti. Avviene un dialogo incessante, che siano segni, simboli o sigilli di varia natura tutto si incontra dentro di noi per essere visto e valutato. Non nasciamo solo per ricevere immagini ma anche per darle e vivere nello scambio continuo di sensazioni, i nostri sensi vanno dilatati fino a rinascere in nuova forma. Ogni simbolo è opportunità per chi decide di guardarlo attentamente, è espressione di coraggio verso ciò che potremmo scorgere, fino ad arrivare al giorno in cui osservando una figura vedremo materializzarsi il ricordo di noi stessi e a quel punto non saremo più solo dei semplici individui per qualcun altro ma dei Simboli incarnati.

 

 

Mandy Lord

Anno MMXXII

 

 

 

 

 

 

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