IL POTERE DEL SUONO 

 

 Gli Dei cantano tutto il giorno e cantando creano la realtà


  

PREMESSA: il valore dell’esperienza diretta

 

Sono arrivata a questo interessante tema – Il Potere del Suono - attraverso un percorso strano. Come dico spesso a chi mi domanda come intraprendere un cammino spirituale autentico e indipendente, la Via si crea passo dopo passo man mano che l’Iniziato si accinge a cogliere determinati Segni. E ogni Segno inevitabilmente conduce a un altro, proprio come insegna la fiaba di Pollicino: per attraversare il bosco segui le briciole. Premesso ciò, posso dire di essere arrivata a interessarmi al Suono Sacro a seguito di una frase sentita durante un Trance: “Nella Stasi c’è la Morte”.

Analizzai questa frase a lungo, trovandola più che vera. Pensai, infatti, che in fondo solo l’acqua di un torrente impetuoso può dirsi limpida e non certo quella di un laghetto fermo, tanto placido quanto stagnante. Nel movimento c’è la Vita. Lo stesso Satanismo viene definito Culto Dinamico, perché la Scelta è sempre alla base del Cammino e l’Azione si contrappone pienamente alla politica della Non-Azione. Il Satanista può sbagliare, ferirsi, cadere, ma alla fine è sempre in movimento. Poiché nella Stasi vi è la Morte dei Fantasmi Dormienti. Così accade che, fra tanti spettri immobili, assopiti a mezz’aria e immacolati, tu magari scorgi d’un tratto un poveraccio sudato, di corsa, vigoroso e sanguinante: ecco, quello è un figlio di Satana che Viaggia, si Nutre e Cresce. Natura che Vive!

Proprio in quei giorni, a seguito della frase sentita durante il Trance, lessi “per caso”, (il caso non è mai caso, non credeteci!), una poetica citazione sul fatto che quando gli Dei cantano creano il mondo. Questa cosa mi piacque e mi fece subito ripensare a “nella stasi c’è la morte”. E allora, mi domandai, nel canto vi è forse la Vita? Potevo legare il concetto di Stasi/Movimento al Suono? La mia risposta fu sì. Inizia così a riflettere sul valore sacro del Suono. Pensai, “può esistere anche un solo suono al mondo che si crea senza movimento?” No, rifletteteci, non esiste. Perché il suono è prodotto da vibrazione e la vibrazione è la base del movimento e della vita. Ed ecco allora che il concetto di Suono assunse per me tutto il mistero di un sacro Graal da scoprire e rivelare! Andando avanti con la mia ricerca scoprii che questa mia intuizione era tutto fuorchè inesplorata! Da tempi immemori i Saggi avevano scoperto il valore primordiale e creante del Suono e qui di seguito ne parleremo abbondantemente. Tuttavia sentivo di introdurre questo articolo facendovi immergere nei miei stessi passaggi intuitivi. I libri e le conoscenze tramandate da altri sono un bene prezioso che può arricchirci di nuove informazioni, darci spunti di riflessione o confermare ciò che già sentiamo di possedere in forma essenziale dentro di noi. Tuttavia la differenza fra chi intraprende un autentico Cammino Spirituale e chi invece si limita a studiare un certo mondo in maniera accademica e distante è proprio questa: Lo Spirituale Genuino scopre le cose vivendole dall’interni, in maniera diretta, le intuisce attraverso un proprio percorso interiore fatto di gnosi, comunicazione con gli Dei e osservazione interpretativa del mondo esterno.

Il Razionalista accademico invece (preciso che per “Razionalista” parlo in generale e non mi riferisco prettamente alla corrente satanica) tende a conoscere i fatti basandosi solo sulle esperienze degli altri, si affida unicamente ai libri e a quei dati e a quei fatti che sono stati precedentemente scoperti, scritti e ufficializzati da terzi. In questo modo egli vivrà sempre il Sapere da osservatore esterno, prediligendo il ruolo di spettatore delle scoperte altrui piuttosto che protagonista delle proprie. Spesso le persone Razionaliste sono Atee e fanno del proprio Non-Credere un vanto di cui sentirsi orgogliosi, poiché indice “d’indipendenza intellettuale” e immunità da sciocche superstizioni o metodi non empirici. Tuttavia, per quanto strano, il vero individualista, il vero ricercatore indipendente, sarà sempre e solo lo Spirituale, poiché l’uomo Spirituale non si affiderà mai unicamente alle esperienze di altri accomodandosi in poltrona a leggere libri. L‘uomo Spirituale pretenderà di toccare con mano tutto ciò che legge e preferirà sempre “non seguire le orme dei saggi ma cercare ciò che essi cercavano”. L’Ateo Razionalista è colui che aborra ogni forma di fede senza rendersi conto che lui stesso ne ha moltissima in tutte quelle fonti che determinate autorità gli hanno imposto come “ufficiali”.

L’Uomo Spirituale, pur volgendo con fierezza il cuore al divino, ha invece fede solo in se stesso, ricercando autonomamente le sue risposte senza aspettarsi che siano sempre altri ricercatori a dargliene.  In soldoni, c’è chi la storia la studia e chi la storia la crea. E gli uomini e le donne Spirituali saranno sempre e comunque gli Innovatori, coloro che, nella loro audacia e inventiva, forniranno materiale e “dati” per i Razionalisti accademici di domani, poiché quelli di oggi son troppo presi a ridicolizzarli, idolatrando invece gli Innovatori di ieri. Questa breve parentesi per farvi capire quanto sia importante ricercare in maniera personale le proprie risposte, senza lasciarsi viziare dalle risposte sui libri. PRIMA ponete a voi stessi certe domande, sperimentatele, vivetele. E quando avrete un’intuizione VOSTRA e quindi PURA sull’argomento, allora cominciate con l’approfondimento sui testi. Non impigrite il vostro spirito limitandovi sempre e solo ad assorbire da terzi. Perché come vedete, pur non avendo io letto prima alcunchè, attraverso l’Intuizione da sola sono arrivata comunque a risposte antiche come il mondo, di cui il conseguente approfondimento sui testi (parte ovviamente indispensabile) è stato di certo un valore aggiuntivo, prezioso ed appagante, utile a definire e arricchire ciò che di per sé la mia parte intuitiva aveva carpito! Detto ciò, strutturerò questo articolo sulla base dei passi che ho percorso in questa Ricerca spontanea sull’essenza primitiva ed archetipica del Suono, sperando che in qualche modo possa esservi utile.

Tornando al nostro articolo, vi stavo appunto raccontando di come avessi intuito che esisteva una certa correlazione fra Stasi/Morte e Movimento/Vita, dove il Suono, in quanto emanazione della Vibrazione, determinava appunto la Vita e quindi anche la Creazione del Visibile. La domanda che però restava (e che ovviamente in termini di messa in pratica ancora resta) è come possa il suono generare forma. Il Suono modella l’energia? E questa energia modellata può determinare la forma terrena della materia? Le domande sono molte e, a seguito della mia ricerca, vorrei condividere questi piccoli stralci di puzzle con voi. La prima cosa che istintivamente feci fu ricercare “suoni adatti alla meditazione”. Pensai che sarebbe stata un’ottima ispirazione per iniziare. Ed ora ecco l’elenco di argomenti che incontrai nel percorso e che naturalmente vi consiglio di approfondire e sperimentare.

 

FREQUENZE BIANURALI: quando il Suono condiziona

 

La prima cosa che ovviamente scoprii furono le frequenze binaurali. Oggi queste frequenze sono molto utilizzate dagli amanti della Meditazione, seppur poi siano ben pochi quelli che sanno realmente il perché esse possano in qualche modo apportare benefici. Le “Binaural Beats” sono state scoperte nel 1839 dal tedesco H. W. Dove, anche se poi entrarono realmente in uso soltanto in seguito alla sperimentazione diretta sul cervello grazie al Dottor Gerald Oster al Mount Sinai school of Medicine di New York, nel 1973. Esse vengono utilizzate per stimolare il cervello e farlo sincronizzare sulla stessa lunghezza d’onda della binaurale. Questo concetto di “sincronizzazione fra cervello e frequenze binaurali” si basa sulla “Legge di Risonanza”, secondo la quale l’emissione di un certo tipo di frequenza può propagarsi fino ad influenzare in maniera diretta altri campi vibrazionali, come appunto fanno le frequenze binaurali con le onde cerebrali.  Insomma, come ho preannunciato, non ci sono dubbi, in Meditazione di ste celeberrime Binaurali se ne sente parlare spesso, ma nei fatti che cosa sono? Per farla molto breve e spiegarla “da ignorante a ignorante” dell’argomento, posso riassumere dicendovi che nel cervello umano, quando è in stato di rilassamento, (ossia quando non è totalmente vigile e cosciente), son state rilevate frequenze che vanno circa al di sotto dei 30 Hertz. Quando ad esempio il cervello si trova in stato Alpha (stato tipico del dormiveglia e della meditazione leggera) gli Hz nel cervello vanno da 8 a 14. Con le onde Theta invece (Fase di meditazione profonda o Sogni, fase REM), andiamo dai 4 agli 8 Hz. Mentre con le onde Delta (tipiche di chi sta dormendo profondamente) siamo sotto ai 4 Hz. Ora, qualcuno dunque penserà che se meditassimo ascoltando delle frequenze a, che so, 7 Hz, faciliteremo di conseguenza il nostro cervello nel favorire la meditazione stessa e le esperienze oniriche. Verissimo. Meditare con certe frequenze offre senza dubbio grandi benefici. Il problema però è che l’orecchio umano faticherebbe molto (e talvolta sarebbe persino impossibile) a percepire frequenze inferiori ai 20 Hz. Allora come meditare con una frequenza di, per esempio, 7 Hz, se in maniera naturale non potremmo sentirla? Ed ecco che entra in gioco il “trucchetto” delle frequenze binaurali: in poche parole vengono creati due suoni distinti a due frequenze distinte ed entrambe udibili dall’orecchio umano, lasciando però fra una frequenza e l’altra un margine di… 7 Hz! Ok, detta così è ancora complicata, passiamo direttamente all’esempio. Se volessimo creare una binaurale a 7 Hz potremmo ascoltare attraverso gli auricolari un suono di 300 Hz nell’orecchio sinistro e magari 307 in quello destro. Fra 300 e 307 c’è un margine di 7 Hz. In questo modo l’orecchio percepirà entrambi i suoni (perché non sono inferiori ai 20 Hz) ma il nostro cervello in questo modo sarà in grado di creare così un terzo suono di 7 Hz! Le binaurali proprio per questo vengono create utilizzando sempre frequenze sotto i 1000–1500 Hz e i distacco fra un orecchio e l’altro non è mai superiore ai 30 Hz, (perché se la differenza fra frequenza dell’orecchio sinistro e frequenza dell’orecchio destro fosse superiore ai 30 Hz il cervello non riuscirebbe a creare il terzo suono formato dal lieve distacco, bensì semplicemente percepirebbe due suoni distinti fra loro e quindi sarebbe solo rumore inutile). Diciamo che attraverso l’uso delle binaurali, essendo il distacco fra una frequenza e l’altra molto breve, il cervello viene “ingannato” e sentirà proprio la frequenza che a noi serve.

 

Per riassumere, classifica delle frequenze nel cervello umano:

 

Delta da  0,5 a 4 Hz: Sonno profondo e senza sogni.

Theta da  4 a 8 Hz: Meditazione profonda, Trance, sogni, fase REM.

Alpha  da  8 a 14 Hz:  Rilassamento vigile, Meditazione leggera, dormiveglia.

Beta   da  14 a 39 Hz: Stato vigile e di concentrazione, (più si sale più si va verso stati di ansia)

Gamma, sopra i 40 Hz: Agitazione, Paura, Attività cerebrale elevata.

 

Come esperienza personale posso dire che effettivamente le binaurali aiutano molto. Se ad esempio facciamo ascoltare una binaurale di 10 Hz a qualcuno di molto agitato per calmarlo, egli effettivamente dopo un po’ inizierà davvero a rilassarsi, perché il suo cervello si connetterà a quei 10 Hz che percepisce e che lo porteranno automaticamente a uno stato Alpha. Tuttavia è ovvio che una discesa lenta e graduale sarà ben più efficacedi una repentina. Intendo dire che se volete sperimentare con le binaurali non conviene mettersi nelle orecchie direttamente un 6 Hz perché magari desideriamo raggiungere uno stato Theta. Il consiglio più ovvio che vi posso dare è quello di creare un percorso graduale. Ora, voi quando iniziate a meditare siete naturalmente in uno stato di veglia e coscienza, quindi in Beta, (tra i 14 e 30 Hz se siete tranquilli). Mettersi le cuffie e passare da 30 a 6 sarebbe un salto tropo alto e potrebbe crearsi qualche difficoltà in più. La cosa migliore è pertanto crearsi un audio che vada a scendere lentamente, passando dallo stato Beta, a quello Apha, fino a quello Theta, se lo volessimo raggiungere. Io consiglio anche di creare una fase di risalita, onde evitare di risvegliarsi dalla meditazione troppo intontiti. Le binaurali e la lenta discesa e risalita sono state utilizzate anche nella Meditazione Accompagnata - Il Viaggio Senza Passi, audio che ho registrato e curato personalmente e che potete trovare nel sito.

 

I CANTI ARMONICI: quando il Suono trasforma

 

Altro metodo curioso che ho scoperto per meditare a suon di “musica” sono i Canti Armonici. Essi vengono detti anche Ipertonici (in inglese Overtones), oppure Canti Difonici, per la loro capacità di generare diplofonie o addirittura triplofonie, ossia consentono a una singola voce di eseguire più suoni (note) simultaneamente. Questa tecnica canora è stata utilizzata da moltissime tradizioni antiche dell’Asia, dell’Europa, dell’Africa e persino del Nord e Sud America. Sicuramente fra i più noti vi verranno in mente i Canti Armonici dei Monaci Gyuto del Tibet, i quali usano frequenze molto basse e cupe. Ma oltre ai Tibetani i Canti Armonici vengono molto usati nelle tradizioni spirituali dei Mongoli, dei Tuvani, delle tribù canadesi degli Inuit in cui a praticarla sono soprattutto le donne. Curiosamente persino il Canto Sardo nostrano è considerato una forma ufficiale di Canto Armonico, seppur non venga utilizzato per motivi spirituali. Ad eccezione dunque dei Sardi, l’uso degli Ipertoni è praticato da tutti gli altri culti in maniera ritualistica e del tutto consapevole. Per i Tibetani, ad esempio, i Canti Armonici hanno connotati prettamente religiosi e hanno la prerogativa di connettere il monaco all’attività vibratoria dell’Universo. Secondo i Tuvani, invece, essi permettono di entrare in contatto con gli spiriti ed evocare le divinità. Ma i Canti armonici sono spesso stati utilizzati anche nelle pratiche sciamaniche a scopi curativi. A tal proposito, se vi interessasse approfondire, vi consiglio il libro "Il potere di guarigione dei suoni" di Jonathan Goldman. Egli scrive:

Nelle antiche tradizioni sciamaniche della Mongolia, dell'Africa, dell'Arabia e del Messico, nelle tradizioni arcane cabalistiche del Giudaismo e del Cristianesimo e nelle sacre tradizioni spirituali del Tibet, i suoni vocali e gli armonici, conosciuti anche come ipertoni, sono stati usati per guarire e trasformare. Sono stati usati per comunicare con le divinità ed invocarle, per bilanciare i centri energetici del corpo e per attivare le risonanze del cervello. In tutti questi anni di ricerca e di studio nel campo del suono terapeutico e del trasformativo, non ho trovato altra tecnica che racchiuda il potere del suono sacro come gli armonici. L'abilità di creare due o più note contemporaneamente non è altro che magia! Il fatto che questi suoni possano essere usati per intervenire in campo fisico, emotivo, mentale e spirituale li rende ancora più straordinari”.

Ed effettivamente ciò che più mi solletica intorno agli Ipertoni è proprio la parola Trasformazione. Il concetto di Trasformazione non soltanto intesa in chiave spirituale ma anche fisica, l’energia della mente e dell’anima che si traduce in realtà oggettiva, campo fino a ieri unicamente ristretto alla Magia e che oggi potrebbe iniziare a trovare qualche riscontro anche nella rivoluzionaria Fisica Quantistica. In questo articolo siamo partiti da una mia breve riflessione sul valore del suono nell’Opera di Creazione. La scoperta degli Armonici è stata dunque un pezzo del mosaico che ovviamente non potrà appagare in toto la mia sete di conoscenza ma che certamente fornisce buoni spunti di riflessione. Nei fatti, però, che cosa è davvero un Ipertono? Per comprendere che cosa sia occorre prima capire come è strutturato il suono. Ogni suono che possiamo udire si divide sostanzialmente in due caratteristiche principali: Il Timbo (o Tonalità) e l Frequenza. La Frequenza è quella di cui accennavamo durante il resoconto sulle Binaurali, ossia la quantità di vibrazioni che un suono emette. La Frequenza di un suono si misura in Hertz e se ad esempio diciamo che un determinato strumento suona a 200 Hertz significa che produce 200 vibrazioni al secondo. Il timbro invece è la qualità del suono, ossia la tonalità che lo caratterizza ed essa è direttamente dipendente da questi Ipertoni. Ora, quando noi ascoltiamo una nota siamo convinti di sentire realmente quella nota nella sua essenza più pura, mentre in verità stiamo ascoltando una sovrapposizione di frequenze di note dette Parziali. Ecco, fra tutte questi piccole Parziali che formano la nostra Nota, abbiamo quella più bassa di base detta la Fondamentale o Tonica (e archetipicamente corrisponderebbe alla parte più terrena), mentre ogni Parziale sopra la Fondamentale è un Ipertono, un Armonico. Se noi in ogni nota avessimo soltanto la Fondamentale (quindi senza gli Ipertoni) ogni suono ci apparirebbe privo di un Timbro, ossia ogni voce, strumento e rumore ci sembrerebbe l’uno uguale all’altro. Sono stati condotti esperimenti in cui, con specifici filtri, son state rimosse le Parziali Armoniche dal suono di uno strumento e, una volta rimasta soltanto la Fondamentale, non si riusciva più a distinguere il caratteristico suono dello strumento. Gli Armonici sono dunque la parte “Alta” del suono che conferisce al suono stesso Identità e Unicità. Proprio a tal riguardo trovai in un sito sul Nada Yoga un articolo interessante sul Suono Alchemico e gli Armonici di cui vorrei citarvene uno stralcio significativo:

Il primo fra gli armonici a produrre una mutamento, una trasformazione è il III° ARMONICO, che produce un intervallo di quinta giusta. I primi due armonici si identificano ancora con la fondamentale, la tonica: col II°ARMONICO siamo già ad un primo livello diversificato, in quanto il secondo suono dell'armonico si sovrappone a quello della tonica. Ma è con il III° che avviene la trasmutazione effettiva, dove qualcosa cambia effettivamente la "qualità" del suono. E così come cambia e si trasforma il suono, mettendo in essere qualcos'altro (si produce un' altra nota, ad un'altra altezza), allo stesso modo qualcosa cambia nella nostra essenza, la nostra consapevolezza si sposta su di un altro diverso livello di percezione. Il legame fisico, grossolano, che è fortemente espresso dalla tonica, viene a spezzarsi in favore di una connessione a un qualcosa che è fuori di noi, all'esterno, ad un livello più sottile, ad una vibrazione più alta. Tutto questo, però, rimanendo ben collegato alla base, al centro fisico, dal momento che il suono armonico rimane sempre legato alla fondamentale, alla tonica. Il primo passo nella conoscenza e applicazione dei suoni armonici a fini di "trasformazione" consiste proprio nel percepire, riconoscere e riprodurre questo secondo suono (la quinta) che si somma alla nota di base”.

La cosa curiosa è che al Terzo Armonico venga associato il reale processo di Trasformazione, dove ad una base totalmente terrene e stabile (La Fondamentale/Tonica) viene a sovrapporsi l’elemento “alto” dell’Ipertono, animico e spirituale. Ma la vera “curiosità” è che questa cosa mi ha immediatamente riportato alla mente la nota considerazione di Gustavo Rol, mago italiano che si pensa fosse realmente capace di alterare la realtà, modificando l’energia in maniera tale da poter influire direttamente nella materia. Gustavo Rol a suo tempo scrisse:

 

Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla.

 

E se per il Calore,principio generatore del Solvere, non ci siano dubbi, sull’uso del Verde e della Quinta musicale qualcuno potrebbe anche stordirsi un po’. Per quanto riguarda il Verde sono arrivata a una folle considerazione (che tuttora non posso definire tuttavia conclusione) legata ad alcune visioni astrali. Mi sono infatti resa conto che la vegetazione nei miei viaggi astrali assumeva spesso un tono sul violaceo. Allo stesso modo molte volte, durante Meditazioni profonde, se osservavo oggetti di colore rosso vedevo lentamente un alone verde smeraldo formarsi attorno ad essi, al punto da arrivare a rivestirli completamente. Per caso notai che la distanza numerica fra il colore rosso e il verde (seguendo lo spettro ufficiale dei colori dell’arcobaleno o dei chakras) è 4. Allo stesso modo la distanza che intercorre fra il colore verde e il viola è sempre 4. Allora lì ho capito che forse spostandosi nella quarta dimensione i colori possono essere percepiti con un salto di 4 colori. Ecco che gli alberi verdi sulla Terra di là possono apparirmi viola, così come il rosso visto nel piano terreno, di là mi appariva verde. Se ora pensiamo che il colore rosso è quello di Muladhara, chakra sacrale di base, allora forse ha senso pensare che esso sia come la nota Fondamentale il colore più basso e terreno, il colore del nostro Piano Dimensionale. Ed ecco magari che il Verde di Rol inizia ad acquisire un senso, poiché potrebbe essere il colore che apre le porte all’altra Dimensione, così come il Calore che bruciando Solve ogni cosa e la fa tornare “di là”. (Principio del Solve et Coagula). Ecco quindi che mi mancava all’appello il senso della Quinta musicale, che fino a parola contraria nella scala musicale è il Sol. Inizialmente pensavo potesse riferirsi ad una qualsiasi nota Dominante, giacchè in musica la Dominante è rappresentata proprio dalla quinta nota di ogni scala diatonica. Tuttavia questa ricerca sugli Armonici mi ha fatto pensare che si possano aprire nuove possibilità. Come afferma infatti lo studioso di Nada Yoga, la Trasformazione effettiva avviene con il Terzo Armonico ed esso incarna una quinta musicale PERFETTA. Una Trasformazione che ci porta su piani più alti, senza tuttavia distaccarsi dal piano terreno (Infatti come sopraddetto l’Armonico resta comunque unito alla sua Fondamentale). Che fosse dunque questa la famosa Quinta Musicale profetizzata dal nostrano mago torinese? Non ho certo una risposta a questo, ma spero quanto meno di avervi dato un nuovo spunto di riflessione.

Qui di seguito alcuni Video con varie tipologie di Canti Armonici. Ce ne sono molte altre, io vi riporto solo le principali. Se uno di questi v’ispira particolarmente, provate a cercarne una versione estesa e a meditarci su. Ancora più utile sarebbe provare a imparare questa tecnica vocale che, seppur molto complessa, è alla portata di tutti, anche quelli che nel canto comune sono stonati.

 

Canti Armonici Tibet

Canti Armonici Tuva

Canti Armonici Inuit

Canti Armonici Mongolia

Canti Armonici Sardegna

 

 

LA CIMATICA: quando il Suono crea immagini

 

"La geometria delle forme è musica solidificata" – Pitagora

 

E il signor Pitagora possiamo davvero dire che la sapesse lunga. Egli ebbe grandi intuizioni sul potere del Suono, si dice che fosse persino in grado di percepire e distinguere i vari suoni prodotti dallo spostamento dei pianeti. Per Pitagora il Suono era Matematica, una Scienza esatta con cui si poteva giungere dalla Forma direttamente all’Essenza, passando dal Simbolo visibile al suo Archetipo di base. Egli condusse degli esperimenti con uno strumento a una sola corda, detto per l’appunto Monocorde. Egli dimostrò che la divisione musicale creata dall'uomo dava origine a determinati rapporti costanti e ripetibili ed esaminando gli intervalli formati da questa suddivisione, scoprì che tutti i rapporti numerici potevano essere espressi in scala 2:1, 3:2, 4:3. Pitagora arrivò a definire questi rapporti numerici come “Archetipi della Forma”, poiché dimostravano l’armonia che si poteva riscontrare in natura. Se, per esempio, una corda viene divisa in 2 parti uguali, la nota che essa produce è di un'ottava più alta della nota prodotta dalla corda intera. Le due parti uguali vibrano in un rapporto di 2 a 1 (2:1). Se, poi, la corda viene divisa in 3 parti uguali, la corda vibra in un rapporto di 3 a 1 (3:1). Quando la corda è divisa in 4 parti uguali, questa crea un rapporto di 4 a i (4:1). Coincidenza? No, Perfezione, Armonia, quell’insieme di apparenti casualità agli occhi degli uomo che in realtà è l’Ordine del Divino. Proprio per questa sorprendente corrispondenza, Pitagora paragonò il mondo stesso a un grande Monocorde, dove l'estremità superiore della corda era legata allo spirito assoluto, (Cielo), mentre l'estremità inferiore era legata alla materia assoluta, (Terra). Io invece vedo il mondo più come una sfera, un cerchio in cui ciò che sembra opposto a noi alla fine è ciò che abbiamo più vicino. Immaginate ad esempio se gli stessi Chakras anziché essere su di una linea retta, fossero inscritti in un cerchio: Il chakra di base che è opposto a quello in alto della Corona, in un cerchio sarebbe sempre opposto, ma anche affiancato dallo stesso settimo Chakra! Tuttavia la metafora di Pitagora è profonda e importante perché realmente dallo studio di una semplice corda vibrante è riuscito a scoprire determinati aspetti delle vibrazioni sonore che a loro volta sono in diretto rapporto con le leggi macroscopiche che regolano l’universo. E se vi interessasse un ulteriore approfondimento (che per ragioni di lunghezza eviterò di trattare in questo articolo), vi consiglio di leggervi qualcosa sugli esperimenti di Luigi Veronesi riguardo al rapporto costante e reale fra note e colori. In maniera scientifica Veronesi dimostrò che esisteva una correlazione fra linguaggio visivo e musicale, rapportando in maniera esatta la scala diatonica alla scala cromatica di dodici suoni. Veronesi, ad esempio, dimostrò che Il rapporto di frequenze fra l’estremo viola e l’estremo rosso, nello spettro, è di 1/2 esattamente come nelle frequenze delle ottave musicali fra “do e do”. Come sosteneva Pitagora già anticamente, esiste un’armonia perfetta fra ogni cosa in natura. E la Vibrazione ne è origine e principio, monade del Tutto.  Pitagora disse: "Studiate il monocorde e scoprirete i segreti dell'universo".

Che sia attendibile o meno la considerazione di Pitagora sul Suono inteso come scienza in grado di farci comprendere i meccanismi della natura, a pensarla come lui sono in tanti. In tempi più moderni rispetto a quelli del grande filosofo, si sono infatti condotti importanti studi sulla cosiddetta Cimatica, il cui precursore fu il musicista e fisico tedesco Ernst Chladni, (XVIII secolo d.C.) ma che poi venne “ufficializzata” e approfondita intorno agli anni ’60 da Hans Jenny, un medico svizzero, per altro seguace di Rudolf Steiner, noto fondatore dell’Antroposofia. Ma che cos’è nei fatti la Cimatica? Per farla molto breve, la Cimatica è una scienza che studia le forme prodotte dalle onde, ossia dalle frequenze prodotte dalla vibrazione. Tale vibrazione può essere sonora, ma anche elettromagnetica. Hans Jenny si concentrò sull’aspetto del Suono e, ispirandosi ai più rudimentali esperimenti di Chladni, ottenne attraverso macchinari più sofisticati grandi risultati. Il principio degli esperimenti della Cimatica sta nel porre della polvere sottile, come il licopodio usato da Chladni, (ma anche farina o sabbia) , sopra di una membrana tesa (ad esempio la pelle di un animale, quelle tipicamente usate per fare tamburi) o sopra una lamina sottile e, grazie a delle apparecchiature specifiche in grado di propagare la vibrazione del suono sulla lamina, è possibile notare che la polvere si riorganizza assumendo delle forme specifiche. Jenny si accorse che a certi suoni corrispondevano sempre delle stesse figure. Con suo grande stupore Jenny scoprì che pronunciando (o per meglio dire VIBRANDO) certi termini appartenenti a linguaggi antichi, (ad esempio sanscrito o ebraico), l’immagine che ne sortiva fuori era esattamente il simbolo alfabetico che stava pronunciando. Non è un caso che la cabala ebraica sia così legata alle proprie sacre lettere dell’alfabeto e che si arrivi a sostenere che “Conoscere il nome di Dio significa avere potere su tutte le cose”. Ad esempio Hans Jenny scoprì che pronunciando il noto mantra sanscrito della Creazione “OM”, si otteneva sulla lamina niente meno che un cerchio con un puntino al centro, simbolo dell’Om, dell’Oro, del Sole. Stessa cosa accadeva con i Mandala e Hans intuì che queste immagini createsi sarebbero la manifestazione della forza invisibile del campo vibrazionale ed ogni Forma conterrebbe le informazioni sulle vibrazioni che l’hanno generata (Essenza). Un’altra scoperta interessante rilevava che i disegni formati grazie alle vibrazioni ricordavano le strutture cellulari degli organi viventi. Jenny si convinse dunque che la vita fosse niente meno che il risultato delle vibrazioni specifiche di ogni cellula. In altre parole, ogni cellula ha il suo suono, la sua nota e il Verbo è pertanto capace di generare (o modificare) la vita. Ma questo che ora a noi sembra sensazionale era materia già ben nota agli antichi. Le prime tracce di “Cimatica”, (anche se non si chiamava ancora così) le possiamo trovare persino negli antichi Veda. Gli antichi sapevano bene il grande potere del “Suono Sacro” non a caso esistevano lingue sacre e formule magiche di ogni sorta. Nell’Universo tutto è vibrazione e la base stessa della magia sta nel sincronizzare ogni aspetto ritualistico alla stessa frequenza, (come appunto suoni, colori, pianeti, ecc…). Qui sotto posto qualche immagine derivante da esperimenti di Cimatica. Non so voi, ma a me rammentano un po’ anche alcuni Cerchi nel Grano. La Cimatica ha una sua logica, perché il suono CREA direttamente la FORMA. Il simbolo grafico che noi vediamo è stato creato direttamente dalla PAROLA. E pertanto, anche nel caso dei fantomatici cerchi nel grano, avrebbe molto senso parlare di Cimatica se pensato come metodo concreto di comunicazione. Capite la grandezza di questo concetto? Forme ed Essenza nella Cimatica sono direttamente correlate, senza filtri, direttamente dall’archetipo al suo simbolo. Il Suono che si rende visibile grazie alla vibrazione potrebbe allo stesso tempo essere equiparabile al Pensiero che si rende visibile nella Realtà di tutti i giorni. Creata (o Modificata) dal nostro pensare che è appunto vibrazione. Il Suono modella l’energia e dall’osservazione di questo fenomeno possiamo arrivare a comprendere come sia possibile che la nostra coscienza proietti la realtà.

 

IL MANTRA: quando il suono diventa Potere

 

“Mantra è il canto di una stella ... e ti trasporterà fino a quella stella” - Swami Sivananda Radha

 

Secondo gli antichi Veda “Tutto nacque da un Seme” e questo seme, chiamato Bija, rappresenterebbe proprio un Suono. O meglio IL Suono, l’essenza atavica e primordiale, il La che ha dato origine alla Vita. Questo Suono primordiale che vive in ogni cosa e ogni cosa unifica è per certi versi paragonabile a quell’elemento che più solitamente noi occidentali definiamo Etere o Akasha, ossia quella Quinta Essenza che di fatto è Prima e che permane ogni cosa e ci permette di collegarci alle coscienze altrui (Vedi il concetto della memoria collettiva di Steiner) e di modificare la realtà. Di fatto, anche nelle tradizioni indiane, il Suono è diretta emanazione di Akasha, sua caratteristica fondante. Le Upanishad infatti, (che sono appunto le antiche scritture dell'India), ci dicono che il Mantra trova la sua origine nel cosiddetto Parma Akasha, ossia l’etere primordiale, Sempre secondo le antiche tradizioni dei Veda, si dice che il mondo per “Comunicare” ed esprimere la realtà “Cantasse”. Tutto è musica e ogni cosa che vediamo e viviamo è composta da una sinfonia perfetta di note. Insomma, se la storia del nostro Universo fosse un film potremmo davvero paragonarla a un Musical! Ironia a parte è proprio qui che troviamo la prima vera rivelazione sull’attuale Cimatica, in quella che in sanscrito viene definita Samskrita, ovverosia “Comunicazione Perfettamente Compiuta”. Essa incarna il principio secondo cui la vibrazione del suono e la struttura stessa della realtà sono talmente collegate da rendere Significato e Significante perfettamente uniti. La stessa lingua sanscrita e i Veda provengono dal Suono Sacro e di Suono Sacro sono intrisi, al punto tale che quando se ne legge degli stralci, il suono, significante (Shabda) e il significato, la manifestazione visibile (Artha) sono la stessa cosa, solo che il primo viene direttamente compreso dall’anima a livello inconscio, mentre il secondo è rielaborato e interpretato dalla mente cosciente. Insomma, per essere più chiara, è come se in una poesia lo scrittore, anziché limitarsi a caricare di profondo valore il contenuto di ciò che tale ode racconta, si fosse impegnato a caricare di potere anche il suono stesso che possiamo udire ogni qualvolta essa viene recitata. La forma del testo e il suo significato hanno entrambi Forza, Energia, e infatti lo “scrittore” di certi magnifici e potenti Veda si pensa provenisse direttamente dal mondo Divino. Anche i Mantra provengono dal mondo Divino, l’etere primordiale e da lì i Rishi (ossia gli antichi veggenti e profeti della tradizione indiana) attingevano per poi tradurli in Verbo. Il Suono Sacro per eccellenza, da cui derivano tutti gli altri suoni, è niente meno che l’OM di cui accennavamo nel paragrafo sulla Cimatica. OM è anche noto per essere il primo Mantra. OM, ossia il noto AUM è il Mantra Primordiale. In esso sono contenuti tutti gli altri mantra e questo è spiegato dalla sua stessa struttura. Se infatti provate a pronunciarlo noterete che la A di base proviene dal fondo della vostra gola, la U proverrà dal vostro palato e la M direttamente dalle vostre labbra. Insomma, nella pronuncia di AUM abbiamo un’autentica risalita del Suono dalla Sorgente alla Foce, partendo dal fondo della gola per arrivare direttamente alla bocca da cui esce la Parola e il Respiro. Fra A, U ed M, sono poi contenuti tutti gli altri suoni, nelle diverse posizioni della nostra cavità orale. A-U-M rappresentano anche tre aspetti dell’esistenza che la tradizione indiana definisce “Creazione, Conservazione, Dissoluzione”, che potremmo facilmente associare anche a “Nascita, Vita e Morte”, o anche ad esempio ai nostri Segni Zodiacali suddivisi in “Cardinali, Fissi e Mobili”. Infatti i Cardinali sono considerati gli Iniziatori, coloro che creano; I Fissi sono coloro che mantengono, conservano e nutrono, mentre i Mobili sono coloro che Trasformano e cambiano. E infatti noto che la Morte non è mai soltanto fine, bensì Trasformazione. Nel caso di AUM la M della dissoluzione è incarnata dal Dio Shiva, anche detto il Distruttore, colui che spezza l’illusione terrena e ci apre a nuovi piani dell’Essere. Un Dio della Morte che in quanto tale, trasforma e dona una nuova Vita. La A della creazione è invece rappresentata dal Dio Brahma, mentre la U della conservazione al Dio Visnu.

Si dice che i Mantra siano nati quando il Dio Brahma, meditando sul suo Loto, si interrogò sul senso della sua esistenza. Allora apparve la Dea Sarasvati, patrona della Musica e del Sapere, e gli consegnò la conoscenza dei Mantra, letteralmente “chiavi per liberare la mente”. Ed effettivamente meditare con i Mantra ha una grandissima utilità, poiché la ripetizione costante di questi Suoni Sacri, non solo richiama a noi determinate energie, ma ci permette di liberare la mente perché, detto proprio in termini tecnici, la ripetizione costante di una frase ci impedisce di far divagare il pensiero. Ed è in questo vuoto mentale che poi i messaggi del divino si possono inserire, penetrandoci e riempiendoci di fecondo seme sapienziale. Molti sono i Satanisti che mi domandano “Come posso Parlare con Satana?”, scoprendo poi di ottenere sorprendenti risultati non appena comprendono che è assai più saggio tacere e “Ascoltare Satana”. Gli Dei parlano spesso con noi, ma il nostro perenne chiacchiericco, il nostro chiedere, chiedere, chiedere, il nostro “pregare” e assillare, il nostro eterno divagare, impedisce alla nostra mente di Sentire ciò che invece Anima ha già udito e conservato per noi da un pezzo. I Mantra in questo sono metodi eccezionali di meditazione, eliminano il chiacchiericcio nella testa e creano uno stato elevato di concentrazione. I Mantra sono però anche pregni di energia creativa e archetipica, sono chiavi di Creazione, così come le lettere ebraiche, le lame originali dei Tarocchi Egiziani o le Rune dei Norreni. In particolare le Rune, se pronunciate e Vibrate correttamente, rappresentano anch’esse potenti Mantra capaci di richiamare determinate energie. Io stessa con Mandy, Satanista Spirituale come me, ho sperimentato l’arte della Vibrazione, costatandone gli effetti sulla nostra pelle, a volte molto benefici, altre volte un po’ più pesanti.

Come ho accennato, i Mantra sono dotati di un forte potere creativo, si narra addirittura di Yogi così sapienti del loro potere che sono riusciti a materializzare degli oggetti fisici soltanto pronunciando i giusti “Semi Sonori” idonei a generare quel tipo di oggetto. Gli Yogi solitamente recitano i Mantra ad alta voce, con sottofondo musicale, talvolta in pratiche collettive dette Kirtana o in meditazioni solitarie dette Japa. Lo scopo principale delle Meditazioni con i Mantra è proprio quello di spegnere per un po’ la mente e lasciare che l’anima possa connettersi alle Divinità e alle sfere sottili. Ed ecco che proprio qui, (curiosità interessante) troviamo le vere origini del rosario cristiano: il Mala. Esso sarebbe proprio una coroncina a tanti grani che aiuta lo Yogi a recitare i Mantra, proprio come fanno i cristiani con le Ave Maria, anche se il risultato e gli scopi sono  MOLTO diversi. Se comunque andassimo a osservare ogni usanza cristiana ci renderemmo conto che di cristiano non c’è proprio niente, tutto è stato rubato a tradizioni più antiche. Forse l’unica vera creazione cristiana sta in una morale volta a sopprimere la Natura umana e a incoraggiare tutti quegli atteggiamenti che portano denigrazione e sottomissione dello spirito. È infatti importante specificare che il Mantra non è una preghiera, non si recita per chiedere qualcosa, bensì ha scopi più profondi e, se vogliamo, teurgici, poiché la sua ragion d’essere è l’avvicinare l’uomo al divino, non solo inteso come avvicinamento agli Dei esterni a noi, ma anche (e soprattutto) ad avvicinarci alla parte divina che giace assopita proprio dentro di noi e che ci rende simile agli Dei stessi.

Quando si comincia a provare la pratica della recitazione dei Mantra non si avvertiranno i suoi effetti all’istante. Molti siti, (purtroppo anche di matrice Satanista), tendono a voler far credere che la meditazione serva soltanto a sviluppare determinati “super poteri”, e che basta seguire certi step per arrivare a certi stadi di coscienza. La verità è che non esiste alcuno step o programma valido per tutti. Ogni individuo è diverso e ha pertanto diversi tempi ed esigenze. Allo stesso modo è a mio avviso deleterio far passare la Meditazione come una tecnica volta al conseguimento di poteri “soprannaturali”, anche perché ciò che ti porta a sviluppare la Meditazione è tutto fuorchè fuori dal Naturale. È esattamente il contrario! La Meditazione ti porta semmai a tirar fuori in maniera sana ed armoniosa la tua Natura COMPLETA, fatta di parte visibile e invisibile, terrena e subliminale. I Mantra quindi, come la Meditazione comune, non sono tecniche istantanee, bensì pratiche che richiedono tempo e costanza. È un po’ come una palestra per lo spirito. Voi quando andate in palestra non potete aspettarvi che il vostro corpo si rafforzi e si definisca nel giro di qualche ora di sollevamenti. I risultati si vedono nel tempo e lo stesso vale per le discipline spirituali. Questa regola vale anche per i Mantra, più noi ne recitiamo uno, anche solo mentalmente, più esso penetrerà in noi, risvegliando quelle nostre stesse energie assopite che esso incarna.

 

Ogni Mantra ha sei aspetti principali:

 

Il Rishi: Ossia il Veggente che grazie alla sua sviluppata sensibilità è riuscito a scoprirlo e tramandarlo ai posteri.

Il Raga: In altre parole il Raga sarebbe la pronuncia stessa del suono, co particolare cadenza, ritmo e vibrazione. Come abbiamo detto i Mantra appartengono alla categoria dei Suoni Sacri e pertanto anche la Forma è pregna del potere della sua stessa Essenza. La tradizione indiana è molto scrupolosa riguardo al Raga, perché sostengono che soltanto una pronuncia perfetta del Mantra può risvegliare quel potere in grado di manifestarsi in un’immagine. (In pratica è Cimatica pura e nuda!)

Il Devata: Ovverosia la Divinità (o un aspetto della stessa) a cui è dedicato il Mantra, (o da cui proviene).

Il Bija: Per farla semplice esso sarebbe il Seme, cioè l’energia creativa e auto rigenerante del mantra stesso, la sua monade, il suo potere atavico, un Seme che una volta immesso dentro di noi può essere nutrito o non nutrito, ma che mai più potrà essere sradicato.

Il Kilaka: Esso significa Pilastro e possiamo dire che rappresenti la volontà dell’individuo stesso, la sua forza ed energia su cui il Bija viene immesso, fino a divenire nel tempo un armonico tutt’uno fra i due, ovvero quando l’Iniziato ha davvero fatto suo il potere del Mantra celato nel Bija.

La Sakti: Nome della Madre Divina, nel Mantra rappresenta la forza dinamica e creante di Bija. Se per noi occidentali l’aspetto femminile rappresenta la passività, nella cultura orientale il lato femminile è quello dinamico, mentre quello maschile è quello calmo e in equilibrio. La parte femminile. Così Sakti, Dea della Parola Emanata, diventa nel Mantra la Consapevolezza stessa, ciò che si crea, gli effetti, il risultato. Potremmo grossolanamente Bija all’idea nascosta, all’archetipo, mentre Sakti all’azione derivata da quell’idea, il simbolo visibile che esprime l’archetipo.

 

I Mantra si dividono secondo alcune tradizioni per determinati utilizzi specifici detti Karma:

 

Śānti : Mantra che libera dalle malattie e problemi mentali, insomma, che libera da ogni blocco interiore o esteriore.

Istambhan: Al contrario del  Śānti che sblocca questo serve per bloccare, funziona nel mondo fenomenico e può essere rivolto a qualsiasi tipo di essere vivente od oggetto inanimato.

Mohana: Mantra utilizzato per attrarre gli altri, persone e animali compresi.

Uchchatan: Mantra utilizzato per sconvolgere l’equilibrio mentale, creando paura, follia, smarrimento, illusioni; chiunque ne subisca l’influenza agisce come se fosse vittima di una possessione.

Vaśikaran: Mantra volto a controllare il prossimo, a sottometterlo e schiavizzarlo, una sorta d’ipnosi per creare un servitore.

Ākarśan: Mantra utilizzato per attrarre persone che vivono lontano.

 

Nota sulla Recitazione dei Mantra:

Sicuramente recitare i Mantra può essere davvero un ottimo modo per aprire la coscienza e potenziare i nostri centri di potere. Tuttavia come sempre preferisco essere molto onesta con chi mi legge e non mi va di suggerire ad altri qualcosa che ancora non ho sperimentato io stessa sulla mia pelle. La mia conoscenza dei Mantra è totalmente teorica per ora e non so nell’effettiva ciò che potrebbe accadere recitandoli. Io di solito sono portata a trovare una radice comune ad ogni culto e a diffidare fortemente dei maestri. Ecco, nel caso dei Mantra non mi sento di assumere la stessa posizione. Perché per quanto sia del tutto possibile che esistano mantra efficaci anche in altri Culti antichi, ora come ora, quelli più noti e riconosciuti appartengono alla tradizione vedica e buddista. Anche se io, pur ammettendo una scarsa conoscenza dell’argomento, sono più interessata a quelli antichi dei Veda. Purtroppo oggi tutti hanno voluto far propria la meditazione dei Mantra e ogni corrente e scuola spirituale ha creato i propri Mantra personali. So che sembra strano detto da me ma in questo caso non sono del tutto a favore della personalizzazione. Certo, in quanto a formule personali utili a sgomberare la mente e meditare, uno può inventarne anche mille, va pure bene anche “trentatre trentini entrarono a Trento tutti e trentatre trotterellando” se vi è utile per restare concentrati nel vuoto mentale. Io stessa ho dei “Mantra” personali sentiti in Trance che mi ripeto. Ma da qui a proporli come Mantra efficaci ce ne passa. E sapete perché? Perché nei Mantra non basta il contenuto. Nell’Arte del Suono Sacro anche la Forma ha il suo potere. Se avete seguito con attenzione tutto l’articolo capirete che recitare il Mantra non solo si rivela utile all’Iniziato che cerca di focalizzarsi sulla meditazione, ma genera anche dei cambiamenti REALI nella struttura stessa dell’energia, sia interiore che esteriore. Ora non dico che recitare male un Mantra possa creare chissà quale evidente catastrofe, però è innegabile che i Suoni Sacri abbiano il potere di modificare la realtà e recitare un Mantra è una grande responsabilità, poiché si va a immettere nell’universo un certo tipo di “Chiave” che è davvero stupido inserire se non si sa poi quali porte potrebbe aprire. Sulla rete e in libreria ho trovato un fottio di testi sui Mantra, tutta roba new age e spesso anche molto pregna di buonismo, universalismo e tante volte persino di cristianesimo. Quindi No. Nel caso dei Mantra niente sincretismo. Ogni Tradizione ha delle sue peculiarità e i Mantra appartengono alla tradizione vedica. Quindi se volete davvero imparare, rifatevi ad essa, magari leggendovi libri seri e chiedendo consigli a un vero Yogi indiano per la pronuncia. (Ovviamente diffidate di chiunque vi dica d’insegnarvi proponendovi somme eccessive di denaro. Un obolo non è un mutuo!) Detto ciò, se volete approfondire, (cosa che io stessa farò) fatelo, ma senza improvvisare. Ci sono Yogi che studiano la pronuncia di un Mantra per tutta la vita, non basta leggerlo dieci minuti in un libro o in un sito per imparare. Per quanto riguarda i miei Mantra personali non ho avuto alcuna possibilità di scoprirne il vero significato, dato che sentire una voce nella mente non ti garantisce la possibilità di poterlo poi riscrivere correttamente per ricercarlo. Quindi non so nemmeno se a livello di Bija e Rega abbiano un qualche valore. Eviterò dunque di riportarveli, anche se a me come individuo hanno aiutato.

 

IL TAMBURO DELLO SCIAMANO: quando il suono diventa chiave per altri mondi

 

Anche nello Sciamanesimo il Suono assume un ruolo molto rilevante. Il tamburo in particolare diventa un’estensione dello Sciamano stesso, divenendo il mezzo con cui egli può connettersi al mondo degli spiriti. La musica sciamanica è credo ben nota a tutti, oggi qualsiasi traccia ipnotica con tamburi e suoni della natura utilizzata per facilitare la Meditazione viene definita “Musica Sciamanica”, anche se nei fatti non sempre è così. Raramente si è davvero potuto registrare un audio di un vero rituale sciamanico e spesso, nella vera musica dello sciamano, non vi è una melodia simile alla musica comune a cui siamo abituati noi occidentali. I suoni creati durante il rito sono spesso caotici, simulano rumori, come versi degli animali, fruscii, fischi, sibili, sillabe apparentemente prive di senso e spesso pause improvvise che ne interrompono bruscamente il ritmo. È bene infatti precisare che la musica sciamanica non ha niente a che fare con la prestazione artistica in sé, lo sciamano non suona per i presenti “vivi” che ascoltano, bensì suona, danza e canta unicamente per gli spiriti che lo stanno osservando e che egli stesso, sempre attraverso il suono, richiama a sé. A riprova di questo vi è ad esempio la nota fase iniziale del rito sciamanico detta “la Canzone dello Sciamano” in cui egli si presenta decantando le proprie gesta e titoli. Ma questa presentazione è rivolta soltanto agli spiriti, capaci di intendere il suo messaggio soltanto attraverso la melodia e il ritmo. Ciononostante la musica sciamanica ha sempre affascinato anche le persone estranee ai riti e proprio per questo esistono numerose band che hanno fatto di questi suoni spirituali dei veri e propri stili musicali, come ad esempio lo Shamanic Punk, sottogenere poco conosciuto che si ispira alla band ungherese Galloping Coroners.

Lo sciamano però non è un’artista, la musica e la danza sono per lui solamente gesti rituali. Il suo canto è spesso sconosciuto ai profani e viene compreso al massimo dai suoi discepoli della tribù. Esiste una sorta di “codice linguistico” con cui lo sciamano comunica con gli spiriti e questo modo di comunicare con il mondo divino diventa insostituibile anche nel mondo terreno. Proprio per questo anche quando uno sciamano deve insegnare qualcosa a un iniziato, lo fa utilizzando quella struttura visionaria e spesso incomprensibile che caratterizza i rituali stessi. Non tutti potrebbero comprendere l’Essere sciamanico, lo Sciamano si serve del “naturale” per penetrare nel “sovrannaturale”, l’energia degli alberi, degli animali, del cielo, viene resa simbolo e canto, per poi esser trasferita sul piano degli spiriti e rendersi essa stessa guida nel viaggio. È infatti comune che gli spiriti guida degli sciamani abbiano figure zoomorfe o che siano addirittura sottoforma di piante e alberi. In certe tradizioni sciamaniche, quando un ragazzo entra nella pubertà, se manifesta caratteristiche che lo rendono idoneo a divenire sciamano, i genitori lo mandano a vivere in isolamento nella natura con gli anziani maestri, (a volte può essere uno solo, alle volte più di uno). Egli qui sarà istruito riguardo alla comunicazione con gli spiriti e nei viaggi oltre il mondo fenomenico. In altre tradizioni, invece, il giovane iniziato che è stato prescelto come sciamano deve inoltrarsi da solo nel fitto della natura più impervia, sottoponendosi spesso a prove molto dure, sia fisiche che spirituali. Quando dopo molto tempo egli tornerà al suo villaggio sarà inevitabilmente cambiato e la sua tribù potrà riconoscerlo come nuovo sciamano della comunità. Le tradizioni sciamaniche sono diverse, vanno dal Sud America, ad alcune tradizioni indios, all’Africa, financo alla Corea e alla Siberia. Tuttavia, nonostante i diversi modi in cui un giovane può essere iniziato, il significato della “scelta” resta lo stesso: Per queste tribù diventare sciamani non è un privilegio, bensì unicamente un dettame del fato. Sciamani si diventa per destino e, quasi fosse una “maledizione”, lo sciamano deve per forza adempiere al suo ruolo, onde evitare egli stesso di soccombere agli spiriti maligni da cui protegge la sua comunità. Tuttavia il divenire sciamano, nonostante i grandi sacrifici, significa anche enorme consapevolezza. Il giovane sciamano impara a entrare in contatto col mondo divino e a curare le persone del villaggio proprio grazie ad essi. E’ infatti importante dire che lo sciamano non è un guaritore o un mago, bensì un mezzo di cui l’ente, dal quale viene posseduto, si serve per curare direttamente il malato. Lo sciamano è nei fatti un “medium”, inteso proprio come mediatore fra la sua tribù e gli spiriti e gli Dei. Questo non significa che egli sia come un sacerdote, ma più che altro si pone come mezzo con cui garantire il continuo contatto fra i mondi. Lo sciamano offre il suo corpo allo spirito o dio da cui vuole essere posseduto, egli Invoca l’entità (In-voca, ossia chiama dentro di sé) e sarà poi quest’ultima ad agire attraverso di lui per parlare o guarire. Tra gli Wuyú, ad esempio, l’iniziato per diventare sciamano deve compiere riti e cerimonie particolari atti ad attirare l’attenzione degli Enti e soltanto qualora fosse scelto da uno di questi potrebbe a tutti gli effetti diventare sciamano. Quando l’entità sceglie l’iniziato, entra in lui e gli conferisce i suoi poteri. È quella che noi Satanisti potremmo definire una “condivisione di coscienza”, ed è esattamente ciò che ci accade quando riusciamo a connetterci spiritualmente con il nostro Guardiano, creando un filo fra la nostra anima e la sua e rendendoci così partecipi gli uni dell’energia dell’altro, una trasmissione fatta di pensieri, ricordi ed emozioni. Nel nostro caso è una condivisione puramente emotiva e conoscitiva, mentre nel caso degli sciamani lo spirito che entra in connessione è spesso un avo della tribù e in quanto tale si comporta secondo le tradizioni stesse della tribù di cui faceva parte, aiutando lo sciamano nell’opera di guarigione spirituale e talvolta fisica.

Elemento fondamentale per lo sciamano è, come abbiamo accennato, il tamburo. Esso viene ricavato da un albero ritenuto speciale, lo sciamano entra bendato nella foresta e segna direttamente ai suoi assistenti l’albero da cui ottenere il legno con cui creare la base dello strumento.  La membrana da percuotere viene invece creata con la pelle di un animale, anch’esso ritenuto sacro. Una volta creato il tamburo esso viene “vivificato”, termine che indica un rituale di consacrazione in grado di ridare vita all’animale e all’albero utilizzati per la costruzione. Quando lo sciamano presenterà alla tribù il suo tamburo, infatti, egli farà parlare lo strumento come se fosse esso stesso a raccontare la sua storia e parlerà impersonando l’animale e l’albero da cui è stato creato, narrandone la storia precedente alla morte. Spesso al tamburo vengono attaccati piccoli oggetti metallici simili a campanelline e anche al bastone di percussione vengono agganciati diversi sonagli o creata una vera e propria maracas. Questo affinchè il suono resti sempre “pieno” e continuo, fluido. Sulla membrana del tamburo vengono spesso disegnati o incisi simboli spirituali, rappresentanti gli Dei della tribù, gli spiriti e la struttura dei mondi inferiori e superiori. Ma a cosa serve veramente il tamburo durante il rituale sciamanico? Esso può avere due principali funzioni. La prima consiste nel ruolo ipnotico del suono stesso, attraverso il ritmo continuo stabilito dallo sciamano, egli riesce ad auto indursi una stato catalettico, in cui simula la morte spirituale per poi raggiungere l’Astrale e incontrare gli spiriti. L’altro uso del tamburo è invece quello di generare un campo energetico in grado di creare un mondo nel mondo. Lo sciamano riesce a creare attorno a sé una “bolla” in cui il suo mondo interiore ed esteriore entrano in contatto, portandolo a vivere un vero viaggio astrale ricco di visioni. Attraverso questo viaggio lo sciamano può parlare con le entità dei mondi superiori, oppure cacciare spiriti disincarnati che tentano di possedere o far ammalare persone vive. Il Trance raggiunto dallo sciamano durante questi viaggi si suddivide in due tipologie: Trance Catalettico, nel caso in cui lo sciamano sia totalmente incosciente e perso nell’esperienza astrale (e proprio per questo il tamburo e i canti saranno perpetrati dai suoi assistenti), e il Trance Drammatico, in cui lo sciamano sarà del tutto cosciente e renderà gli astanti partecipi delle sue visioni raccontando ciò che vede attraverso canti, imitazioni e danze.

Per quanto riguarda la Tradizione Sciamanica potremmo andare avanti all’infinito, citandone usi e costumi, tuttavia avrebbe poco senso farlo dato che, nonostante spesso venga gettato tutto nello stesso calderone, le tradizioni sciamaniche sono il più delle volte abbastanza diverse fra loro. Uno sciamano dell’Oceania non è lo stesso che uno sciamano del Perù o della Siberia! Ciò che però tutti hanno in comune è l’uso della musica, in particolare del tamburo rituale, unito spesso ad altri strumenti a secondo della tribù, e ovviamente canti e danze. La musica che nei paragrafi precedenti di questo articolo era stata l’elemento forgiante della realtà fisica, nello sciamanesimo ci parla invece di guida ai mondi eterici, rendendo lo sciamano stesso in grado di viaggiare oltre il visibile e di creare il suo piccolo inframondo in cui operare fra Cielo e Terra.

 

Rito Sciamanico della Mongolia, clicca per Vedere.

 

CONCLUSIONI

Nonostante la discreta lunghezza di questo articolo mi rendo conto che molte sarebbero le cose che ancora esigerebbero approfondimento. Ciò che comunque doveva essere trasmesso è il valore profondo che il suono può esercitare nella nostra vita. Non appena nasciamo la prima cosa che facciamo è proprio emettere il primo vagito, ci apriamo alla vita con un suono e quel suono diventa anche il primo nostro mezzo con cui attirare l’attenzione di nostra madre per manifestarle i nostri bisogni, come cure, amore, nutrimento. Il suono è per l’essere umano archetipo di vita, di movimento e pertanto sacro è anche il silenzio in cui ogni Iniziato può percepire il PROPRIO suono, la propria melodia interiore con cui modellare la sua vita, senza farsi influenzare dal “chiacchiericcio” tendenzioso di che dirige il suono e l’energia da esso derivante per manipolare l’esistenza di tutti. Il suono sortisce dalla vibrazione ed essa più che mai è Potere. Bisognerebbe imparare a osservare i suoni (sì, esattamente, Osservare, non sentire), al fine di capirne l’alchimia intrinseca, l’Opera Magna che ha permesso tutto quello che siamo e che è. Per quanto la mente possa faticare a carpirne il Segreto, l’anima ne è del tutto consapevole, lo dimostra la naturale propensione dell’uomo verso la musica. La musica che crea emozioni e rende manifesto il nostro pensare, il nostro più intimo Sentire! Attraverso la musica l’uomo ha comunicato in ogni era e in ogni luogo, parlando, attraverso la melodia, una lingua comune a ogni lingua, senza filtri, senza costrutti artificiali e superflui. La musica è un catalizzatore di energia. Il suono ha una frequenza in grado di connettersi con frequenze simili o dissimili da sé ed è in grado di influenzarle, potenziandole o trasformandole. Vi siete mai chiesti perché alcune melodie le troviamo TUTTI istintivamente malinconiche o allegre o energiche o arrabbiate? La musica parla un linguaggio universale fatto di frequenze. Se la frequenza di una canzone è simile alla frequenza di un’emozione umana, allora tale canzone susciterà nell’ascoltatore proprio quel tipo di emozione. Pathos e Suono sono chiavi cardine dell’Opera Magica. Quindi mi fermo qui, augurandomi che questo articolo abbia mosso in voi il desiderio di approfondire ulteriormente l’argomento, che è davvero molto vasto ma anche tanto tanto affascinante.

La musica è alchimia. La musica è magia. E non abbiate dubbi: la musica ci salverà tutti.

 

 Jennifer Crepuscolo

Anno MMXV

 

 

 

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