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IL CANTO DEL CORVO

 

 

Chi leggerà questa storia avrà un corvo ad accompagnarlo fino alla sua memoria

Chi leggerà questa storia avrà un corvo ad accompagnarlo fino alla sua memoria

Chi leggerà questa storia avrà un corvo ad accompagnarlo fino alla sua memoria

 

 

Seduti su di un tronco sulle rive di un ruscello l’anziano si prestava a narrare al giovane Hannes una delle sue tante storie antiche. I due si mettevano sempre lì lo stesso giorno circondati da vallate di un verde intenso e fitti boschi tipici dei paesaggi del Nord. L’acqua ghiacciata del torrente scorreva sotto di loro come le parole dell’anziano che con voce rauca guidava il suo ascoltatore. Quando quell’uomo dal viso vissuto e la barbetta intrecciata decideva di parlare erano pochi quelli che si facevano distrarre dal suo aspetto. Che riportasse sulle dita delle mani dei simboli antichi come cicatrici o che avesse il colore degli occhi che mutava di tonalità a seconda dell’umore, poco importava. Lui era stato un autentico protettore della sua gente, non aveva solo vissuto ma combattuto e il suo sguardo lo svelava ruvidamente. C’erano stati interi pomeriggi dedicati ai misteri dei raggi del sole, ai poteri della luna, sul bisbiglio del vento, ogni elemento aveva avuto il suo momento seduti sempre su quello stesso tronco, ma quel tardo pomeriggio sarebbe stato tutto diverso, quel pomeriggio sarebbe stato il momento giusto per parlare di un animale sacro al loro popolo; l’animale del Corvo.

A quel punto il giovane guardò per un istante sorpreso il nonno, nato e cresciuto sempre tra quelle foreste incantate conosceva bene ogni creatura di quel luogo e aveva già intravisto molte volte quegli uccelli neri sorvolare la sua testa. Gli era già stato insegnato fin dalla nascita a non temere mai nessuna creatura della natura, ad ascoltarne suoni ed emanazioni, a convivere con i grandi cervi così come con i cuccioli di lupo. Quando il vecchio gli disse a quale animale avrebbe dedicato il suo racconto quel giorno avvertì una strana scossa nell’aria ma non disse nulla. Osservò l’anziano cambiare tono e voltandosi verso di lui sentì una solennità totale prendere vita dalle sue prime parole. Ad un tratto quel luogo ricco di suoni di ogni tipo non emanava più alcun rumore e così sarebbe stato per tutta la durata del racconto.

<< Il Corvo non è un animale come gli altri, vedi quello che sto per dirti uno di loro lo starà già udendo e devo stare molto attento a quello che ti insegnerò oggi, piccolo Hannes. Potrebbe essere appollaiato in gran silenzio su un ramo qui intorno o chissà dove con i suoi occhi attenti. Il Corvo se ti osserva è perché sa già chi sei, la sua specie è di origine divina fin da quando si è creato il legame indissolubile con il Dio.  Non sprecare mai quel momento in cui ti viene a far visita un Corvo dalle veloci ali nere, non fa mai nulla per caso. Osserva sempre molto attentamente come decide di svolazzarti davanti quando lo vedrai, non sarà mai un caso ma un messaggio per la tua anima. A lui è stato assegnato un compito talmente delicato ed importante che nessun altro animale sulla terra lo potrebbe mai sostenere. Il Corvo è l’unico animale che vola perché è sospinto spiritualmente come un essere umano pur essendo nato sotto forma di animale. L’altro animale è il Gatto ma solo il Corvo ha il dominio dell’aria sulla terra e sul fuoco. Tutti gli uccelli del creato migrano da un posto all’altro visivamente, il Corvo no. Il Corvo appare e scompare a piacimento >>.

Ora chiudi gli occhi, vedrai qualcun altro parlare al posto mio dentro di te. Hannes chiuse gli occhi e d’improvviso vide materializzarsi davanti a sé un magnifico corvo reale dal colore inconsueto. Era di un bianco dai riflessi argentati che avrebbe atterrito di timore chiunque per il suo aspetto austero. Disse di chiamarsi Prymedjus capostipite della sua specie.

In un tempo ormai lontano privo di suoni e paesaggi definiti e dove lo spazio attendeva che la vibrazione creasse le sue forme eterne, un’animella sfuggita per sbaglio al processo di incarnazione scivolò improvvisamente in quella stessa dimensione terrena come una timida stella galleggiante. Ella non era nulla ancora, se non un bagliore indefinito di potentissima luce ispirata dal segreto del suo stesso creatore. Non aveva ancora nemmeno un corpo che la sorreggesse ma solo un’identità impalpabile. Dentro di sé sapeva solo che si trovava dove non doveva ancora essere, in quella dimensione diversamente reale non ancora pronta ad accogliere la sua presenza. Ogni cosa in lei sapeva di precoce, ma l’imprevisto si era compiuto ormai e non restava altro da vedere se non dove sarebbe arrivata una semplice lucina senza involucro. I pochi animali già presenti sulla terra quando la videro vagare ebbero una terribile paura e fuggirono il più lontano possibile dalla sua presenza. Era come se avvertissero in lei qualcosa di curioso ma acerbo. Uno spiraglio tra due dimensioni si era creato e questo alito di vita si ci era infilato come potrebbe fare la curiosità di un bambino al cospetto di un nuovo gioco da provare. Ma ormai, secondo la legge astrale chi metteva piede precocemente sul suolo materiale prima di completare la sua incarnazione, non poteva sopravvivere a lungo. Senza protezione sarebbe finito in balìa di qualsiasi cosa per dissolversi per sempre nell’Uno. L’aria stessa piena di larve di ogni tipo e forma, l’avrebbe graffiata senza farsi vedere, attaccata nei momenti di maggior debolezza, morsa lentamente durante le ore notturne attraverso il buio. La sua esistenza sulla terra sarebbe finita prima ancora di cominciare ufficialmente. Quel momento fatidico sembrava essere arrivato quando l’anima pura e candida si imbatté nel richiamo nefasto di un individuo con un corpo umanoide ma privo della sua stessa luce interiore. Uno di quegli esseri vuoti ma parlanti, davvero impressionanti. Gli sussurrò di entrare nel suo santuario di sabbia, lì avrebbe trovato la pace eterna. Ed ecco, proprio quando il pericolo l’aveva ormai puntata e accolta tra le sue calde braccia, un grande Corvo bianco spuntato dal nulla si mise in volo e chiamando a sé tutto il suo stormo si avventò su questo sinistro sacerdote, cercando in tutti i modi di non permettergli con le sue formule magiche di spegnere per sempre quella povera luce d’anima. Ci fu una grande lotta, molti corvi morirono, altri riportarono profonde ferite, il cielo si riempì di piume insanguinate che cadevano come pioggia. Fin quando all’improvviso uno dei corvi presenti scagliandosi sugli occhi del sacerdote glieli strappò via con il suo becco in un sol colpo, il mago urlante di dolore cadde per terra e sopra di esso le macerie del tempio. Il male dell’anima era stato sconfitto. Allo stremo delle loro forze tutti i corvi rimasti circondarono l’anima creando con il loro volo un vortice potentissimo che li portò definitivamente lontano da quel luogo.

Ora erano in salvo. Rimaneva una sola cosa da fare, riportare quest’anima di nuovo tra le alte sfere fino al suo mondo astrale. Doveva ricongiungersi al suo processo per nascere come essere umano dotato di anima. Non bisognava perdere altro tempo. C’era solo un grande problema, i corvi allora non sapevano che un’anima senza corpo brucia come il fuoco se toccata. Quando la sfiorarono ingenuamente con il loro becco una grande fiamma di dolore li fece trasalire ed emisero il loro tipico verso, che echeggio in tutto il cielo. Ma ormai erano in volo e non potevano né fermarsi né tornare indietro o i loro sforzi e quindi anche il sacrificio dei loro simili morti nella lotta, sarebbe stata vano. Raggiunsero stoicamente il limite del confine e portarono in salvo quell’anima tremante. Fu uno spettacolo incredibile vedere tutti questi corvi di un color perlaceo, unirsi in cielo nell’unica impresa per arrivare dove mai nessun altro animale volante era arrivato. L’anima fu ricondotta dove doveva e riprese la sua trasmigrazione verso la nascita, la fessura si richiuse. Fu a quel punto che tutti i corvi coinvolti in questa impresa, stremati si lasciarono cadere di nuovo sulla terra e risvegliandosi dopo svariati giorni si ritrovarono con le proprie piume completamente annerite. La fiammata causata dal contatto con l’energia animica nuda nella sua potenza, li aveva resi dei corvi completamente neri. Si alzarono nuovamente in volo gracchiando senza sosta per un giorno e una notte. Il loro trauma fu talmente forte che perfino il loro verso si modulò da fischio musicale originario nel gracchio che conosciamo oggi. Crearono un grande stormo che si mosse sinuoso nel cielo da sembrare ipnotico e tutti insieme andarono incontro alla prima alba del primo Yule della storia. Dopo quell’impresa il loro richiamo non fu mai più visto come un semplice verso ma come un canto distintivo. Era il loro riconoscimento divinizzato dal quel gesto antico che avevano deciso di compiere.

Da quell’episodio ormai lontanissimo nel tempo il Corvo divenne proprio per i discendenti di quelle stesse anime la memoria di un’unica grande stirpe di sangue. Chi fosse stato quel mago oscuro che l’anima aveva incontrato nel suo cammino non si seppe mai veramente. Né ci è dato sapere quali uomini o donne quella stessa anima ha poi incarnato nelle esistenze che ha trascorso sulla terra. E quegli uccelli sbucati dal nulla? appartenevano già alla natura o provenivano da qualche altra dimensione anche loro. Perché lo fecero? cosa li spinse veramente a rischiare la vita? Nessuna di queste domande avrà mai una risposta chiara e certa. Si sa invece cosa sarebbe successo se non fosse intervenuto nessuno e se quell’anima fosse stata riassorbita, un processo che non si sarebbe potuto rimediare, l’inconsueto invece si era manifestato per terminare in salvezza. Il Corvo era diventato inevitabilmente l’animale che sapeva cosa c’era di al di là e cosa c’era al di qua nel mondo fisico materiale dove primeggia attraverso i cieli con la sua presenza all’interno della natura. Lui, tramite gentile dei Gentili essendosi approcciato per primo ad un’anima senza un corpo conosceva anche il suo più delicato processo spirituale. Ne aveva pagato un prezzo di dolore e metamorfosi indelebile ma altrettanto netto si dimostrò il suo legame indissolubile a quegli stessi popoli che fin dalla loro origine si sono sempre sentiti intimamente protetti da questo animale dal canto familiare. Qualunque cosa succeda d’ora in poi, dove ci sarà un certo tipo di anima ci sarà un Corvo nelle vicinanze a vegliarla e viceversa, statene certi. Così impone la legge eterna di questo racconto. Il Corvo era ormai destinato a scrutare e seguire come un guardiano silenzioso sempre quelle stesse anime dentro corpi diversi, come le epoche che erano pronti ad attraversare insieme. Lui volatile dalle veloci ali nere e gli occhi svegli, ruotando la testa entrava dentro e oltre le apparenze mutevoli legate all’aspetto esteriore, lui ti vedeva e si faceva vedere perché riconosceva il dentro non il fuori. Sapeva che per alcuni esseri umani l’essere semplicemente “visto” o “sentito” significava ricordare chi si era sempre stati ma anche a cosa si apparteneva. Un canto – un’anima – un Dio.

 

Un Corvo che canta è un Corvo che traccia la via

vola alto, riappare, lui sa chi tu sia.

Ti guarda, ti segue, dall’anima mia

ricorda chi un tempo ha dovuto scacciar via.

 

Prymedjus beccò sulla testa di Hannes e gli fece riaprire gli occhi. Il racconto era terminato. Ogni cosa aveva ripreso il suo consueto rumore di fondo, come se un portale si fosse richiuso trascinando con sé anche quel silenzio tombale. Hannes prese il suo bastone guardò verso il tramonto e per un momento gli tornarono in mente i racconti di suo nonno. Nel rientrare arrivato proprio sull’uscio di casa gli venne incontro una bellissima bambina dai capelli rossi - sua nipote Fjnny - che saltandogli in braccio affettuosamente gli chiese dove fosse stato per tutto il giorno. Lui la guardò e con tono fermo e occhi sorridenti le rispose che era stato tutto il giorno in compagnia dei suoi vecchi ricordi. La bimba riprese il discorso chiedendogli tra le tante cose quando le avrebbe narrato anche a lei una delle sue famose leggende antiche, seduti sempre su quello stesso tronco di quercia secolare. Le due figure si allontanarono lentamente mano nella mano, un corvo sorvolò per qualche istante le loro teste scomparendo al crepuscolo. 

 

 

Mandy Lord

Anno MMXXV

 

 

 

 

 

Ci sono storie che vanno oltre la nostra realtà per rimanere dentro la verità del fantastico.

 

 

 

 

 

Per approfondire: Il Corvo: mito e simbologia di un animale sacro

 

 

 

 

 

 

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