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IL KHARMA

 

 

 

Crederci o non crederci è comunque qualcosa di cui si sente parlare spesso ed essendo comunque un'appassionata di "sapere" ho deciso di studiare un po' il Dharma orientale e di trarre le mie conclusioni su cosa è il Kharma.

Partiamo con lo spiegare l'etimologia del termine Kharma. Esso deriva dal sanscrito Kàrman tradotto letteralmente come "atto", "azione", "obbligo", anche se il significato che gli è stato attribuito dalla maggior parte delle culture orientale ed occidentale è "Legge di azione e Conseguenza". Nella lingua sanscrita infatti, il termine Kr sta appunto per "fare", "causare" così come nel greco antico la parola "kraìno" stava per realizzare. Il termine Kharma significa " ricreare qualcosa agendo in un certo modo". In poche parole comportandoci in un certo modo, facendo determinate azione, creiamo una forma di energia (simile all'energia pensiero), e questa energia, a seconda appunto delle nostre azioni, può essere positiva o negativa. Nella tradizione indoeuropea troviamo poi la sua radice Kwer, ovvero "atto sacro", da cui poi discende anche il termine latino "cerimonia", padre dell'attuale termine italiano cerimonia (rito) usato poi anche nell' inglese "cerimony". La prima cultura in cui troviamo la parola Kharma è quella vedica, seppur in tale contesto il kharma avesse connotati ben differenti da quelli attuali.

 

 Il Brahma infatti per il culto vedico, rappresentava semplicemente un rituale ben eseguito. Il loro credo non era molto spirituale come molti altri oggi conosciuti, per loro non aveva importanza la liberazione spirituale, l'espiazione attraverso la sofferenza, ciò che più contava era ottenere beni terreni in questa vita e anche in quella che sarebbe venuta dopo la morte. Pertanto era usanza fare sacrifici agli Dei in maniera da ottenerne benefici. Questi sacrifici erano rituali (appunto detti barman) eseguito da dei sacerdoti pagati profumatamente da coloro che avevano richieste per gli Dei (Deva). Questi sacerdoti prendevano il nome di Brahmani che attraverso questi rituali (barman) e formule sacrificali (mantra), ottenevano in maniera automatica doni dagli Dei. La risposta degli Dei però, seppur fosse assicurata quasi come se avessero appena compiuto un contratto, era sempre da considerarsi "futura", in questa vita… o nell'altra! Diciamo che in questo modo i Brahmani si assicuravano la fiducia delle loro genti che continuavano a pagarli molto bene, credendo così di accumulare nell'arco della loro vita una sorta di "cassettino" in cui depositavano appunto tutta questa "energia" per gli Dei e che quindi un giorno sarebbero stati ben ricompensati.

Bisogna però ricordare, come viene citato nei testi sacri della cultura vedica, (le Upanisad), che ogni uomo era considerato artefice del proprio destino e che aveva una duplice scelta. Poteva decidere se accumulare beni terreni, anche appunto attraverso i riti barman dei Brahmani e seguire quindi la "Via dei Padri", rinascendo in questo mondo, oppure seguire la "Via degli Dei", rinunciando ai beni terreni e vivendo una vita ascetica, in astinenza e spiritualità. Le fedi più attuali che racchiudono in sé in concetto di Kharma sono principalmente il Buddismo e l'Induismo, che più che fedi, sono vere e proprie filosofie orientali. Nel Buddismo il Kharma rappresenta il "Principio Universale" per cui per ogni "azione virtuosa volontaria, corrispondono dei benefici, mentre per ogni "azione non virtuosa volontaria", otterremo solo energie negative e malessere. La cosa da precisare però, è che per il Buddismo un azione positiva non consiste nel fare un azione buona, bensì nel non agire. La non azione, l'astenersi dall'agire è secondo questa filosofia, il modo migliore per non fare danni.

 

 

Sinceramente non sono molto d'accordo, insomma la vita va vissuta, agire è importante, anche se a volte si sbaglia, bisogna vivere e sperimentare, non si può passare l'esistenza nel nulla per timore di sbagliare. Ma è solo la mia umile opinione. Secondo i buddisti ogni azione compiuta in vita e anche in quelle precedenti corrisponde a un tot di "semi del Kharma", che non possono diminuire, ma possono essere distrutti una volta raggiunta l'illuminazione detta Bodhi, che porta al raggiungimento del Nirvana e quindi alla fine del ciclo di vite detto Samsara. Un po' come se la persone avesse finalmente estirpato il suo piccolo o grande debito karmico. Nell'Induismo invece il kharma non è solo l'agire in sé sia il vero principio di "causa effetto", ovvero la rete di interazioni fra le varie azioni compiute in questa vita e nelle precedenti. In poche parole per gli induisti nulla è dovuta al caso e che ogni azione, parola o pensiero compiuto è sia causa che conseguenza di altre azioni. Nell'Induismo il Kharma è qualcosa che influisce solamente nella dimensione terrena, ovvero nel ciclo di esistenza che intercorre fra la nascita e la morte, pur ripercuotendosi anche nelle future vite. Diciamo che in questa dottrina orientale, il Kharma assume il suo significato più accreditato in tutto il mondo occidentale, da cui poi son nate, anche molte nuove correnti New Age.

Secondo gli induisti la vita è governata dal Dharma, ovvero la "Legge Cosmica", a cui ogni uomo è soggetto. Per ogni buona azione che si compie, accumuliamo Kharma positivo, mentre per ogni cattiva azione accumuliamo Kharma negativo. Quindi in breve se noi facciamo del bene riceveremo bene e viceversa col male, a volte in questa vita, a volte nelle vite future. Da ciò si può anche capire che secondo il Kharma induista quindi, se noi stiamo vivendo una vita triste e dolorosa significa che abbiamo fatto del male nelle nostre vite precedenti. Molte persone considerano il Kharma dunque la "legge della vendetta", ma in realtà per gli induisti il Kharma rappresenta la "legge della Compensazione". Tutto ciò al fine di mantenere l'equilibrio fra gli opposti e le rispettive energie cosmiche. Bisogna inoltre precisare che, differentemente dai buddisti che vedono nella azione positiva il mero non agire, per gli induisti invece la cosa è radicalmente differente. Infatti per accumulare Kharma negativo non basta semplicemente fare cattive azioni, ma anche omettere quelle buone qualora avevamo occasioni di farne.

Secondo le tradizioni il Kharma può nascere da diverse origini:



- Adiatmika Karma: è il Kharma che sortisce da noi stessi, dal nostro inconscio fatto di pensieri, desideri, paure e ricordi.
- Adibhautika Karma: questo tipo di Kharma nasce dal mondo esterno, che sia la natura o i fenomeni atmosferici, come essere morsi da un serpente, colpiti da un temporale, annegare in un fiume…
- Adidaivika Karma: questo invece è il Kharma dovuto alle influenze astrali, che si proiettano in maniera differente su di noi a seconda del momento in cui siamo nati. Un po' come quando si dice "nascere sotto una buona stella"!



Esistono inoltre anche diversi tipi di Kharma, una classificazione possibile è questa:



- prarabdha Karma: ovvero il Kharma che abbiamo accumulato nelle vite passate e che hanno quindi determinato le basi di quella presente, offrendoci così un tipo di aspetto fisico, salute, denaro o quello con cui insomma partiamo a vivere. Alcuni pareri discordanti chiamano questo tipo di kharma, non prarabdha, ma sanchit spiegando che il sanchit sarebbe il kharma accumulato nelle vite passata mentre i prarabdha rappresenterebbero le dirette conseguenze del sanchit sulla vita attuale. In poche parole sanchit causa e prarabdha effetto.
- kriyamana Karma: ossia il Kharma che nasce dalle nostre scelte attuali, della vita presente, ma le cui conseguenze devono ancore create.
- vartamana: questo concetto è più complicato, in poche parole questo Kharma sarebbe la proiezione futura delle nostre scelte nel presente. In base a come ci comportiamo ci costruiamo un vartamana, ossia un nostro paradiso o inferno personale che saremo costretti a vivere nella prossima vita.



Un'altra classificazione è questa:



- Kharma individuale: ovvero il Kharma del soggetto stesso.
- Kharma famigliare: ovvero il Kharma accumulato da una famiglia.
- Kharma collettivo o universale: ovvero il Kharma dell'umanità in un determinato periodo storico.
Esistono poi varie sotto classificazioni, come Kharma di una città, o Kharma nazionale, se di una nazione.
- Kharma Yoga: ovvero l'insieme di abitudini acquisite da un individuo che determinano quindi il suo stile di vita, forgiando il suo carattere.
- Katanzia: ovvero il Kharma divino, il Kharma degli Dei, al di sopra degli umani.



Io sinceramente non mi trovo molto d'accordo con la Legge del Kharma. Non voglio discutere sulla sua veridicità, più che altro sulla sua Giustizia. Insomma, è triste pensare che un bambino affamato dell'Africa Nera o magari un bambino ammalato di cancro, stia soffrendo così tanto per cose compiute magari in altre vite. Vite di cui nemmeno ha il ricordo. Non credo sia giusto che una persona debba pagare per qualcosa che ha commesso e che nemmeno sa di avere commesso. È vero in questo modo magari viene ripristinato l'equilibrio cosmico energetico, ma è anche vero che così non c'è evoluzione umana, non c'è miglioramento.

Io comunque son del parere che il senso reale del Karma sia da definirsi non tanto sotto l'idea di "bene e male", "buona azione, cattiva azione", bensì semplicemente sull'idea del "causa ed effetto". Non importa al Karma se ciò che hai fatto sia buono o cattivo, il Karma registra semplicemente le tue energie e in base a ciò che semini raccogli. Ha agito distribuendo energie negative? Secondo il debito karmico è ciò che raccoglierai. E viceversa. È il Dharma, è la Legge Divina. La Giustizia. Non esiste il perdono o il buonismo, solo la Causa ed Effetto. Aldilà delle mie opinioni su questo particolare tema non troppo favorevoli, vorrei raccontare però un piccolo aneddoto in cui davvero ho vissuto in prima persona gli effetti del Kharma.

Ero in treno e accanto a me un ragazzo di colore doveva scendere, così si alzò e per errore perse una moneta da due euro sul sedile. Io senza pensarci raccolsi la moneta, mi alzai e lo seguii per restituirgliela. Egli mi ringraziò e scese. Due fermate dopo dovetti scendere io e nel sottopasso che conduceva alla metro mi cadde una banconota da 5 euro. Pochi istanti dopo mi raggiunse un ragazzo per ridarmeli. Questo fatto mi fece davvero riflettere, era strano che fosse accaduta una cosa simile proprio in concomitanza con il fatto della moneta sul treno. Mi chiedo tutt'oggi che cosa sarebbe successo se mi fossi tenuta la moneta da 2 euro… il ragazzo forse si sarebbe tenuto i miei 5? Questo non lo posso sapere, però è certo che fu un fatto curioso che mi fece pensare appunto al concetto di Kharma.

 

 

 

Jennifer Crepuscolo

Anno MMXI

 

 

 

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