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LA ROSA NELLA PALUDE




C’era una volta un regno di morte e depravazione, un reame chiamato “la Grande Palude”, una terra empia e fangosa, puzzolente e priva di ogni qualsiasi forma di bellezza e amore. In quella terra vivevano soltanto sudice rane squamose, esseri maligni e poveri di spirito, subdoli e senza onore. L’unica più gentile e delicata era la nonna rana, la più vecchia, una creaturina buona e garbata, ma ormai tragicamente arresa al puzzo della Palude che cercava di dimenticare bevendo litri di profumo velenoso. Accadde poi un giorno di primavera che la rana più brutta e cattiva della Palude si lasciasse baciare da un rospo altrettanto brutto e cattivo e poco tempo dopo, come per magia, l’orrida rana si rese conto di portare in grembo una piccola girina!

Giorno dopo giorno la piccola girina cresceva nella pancia della rana cattiva e attraverso il suo cordone ombelicale assorbiva tutto il dolore, l’odio e la paura della sua mamma e dell’intera Palude. Ma una notte di pioggia cadde dal cielo una luminosa stella cadente e quando lo splendente astro infuocato stette per toccare la terra, di colpo si tramutò in una bellissima civetta ramata.  La bella civetta si addentrò coraggiosamente nella Palude, superò coccodrilli, sabbie mobili e tutte le insidie che quella terra malvagia conteneva. Finalmente aveva raggiunto la famiglia di rane cattive e stancamente si avvicinò alla grossa rana gravida e addormentata. La civetta si accostò con la testolina piumata alla pancia gonfia della brutta rana e cominciò a parlare con amore alla piccola girina.

Ella dolce le sussurrava: “Piccola girina, non arrenderti anche tu al puzzo della Palude, poiché tu non sei una viscida rana e nel tuo animo vive il fiore più profumato che esista! Nutri con cura quel bellissimo fiore e non dimenticare mai che io sarò per sempre la tua vera mamma!

L’anima della girina ascoltò attenta ogni parola e non appena la civetta ramata volò via, la piccola creaturina si sentì improvvisamente pervadere da una strana emozione inebriante, un’emozione che gli esseri umani chiamerebbero Speranza. L’amore e la speranza nel cuore della piccola girina fecero seccare il cordone ombelicale della brutta rana incubatrice e così, nel giro di un giorno e una notte, la brutta rana cattiva dovette dare alla luce la sua figlioletta, ormai bramosa di venire al mondo. Ma dal ventre squamoso della rana cattiva non sortì una piccola girina come le altre, bensì una bellissima rosa profumata! Tutti osservarono sbalorditi la svettante rosa, di un colore candido e rosato come l’alba e il profumo di un intero roseto in primavera! Tutta la Palude fu felice di accogliere quel bellissimo miracolo, ma man mano che passavano gli anni, cresceva anche l’invidia verso la piccola rosa e il puzzo della Palude ebbe la meglio sulla gioia del divenire.

Il male della Palude annebbiava le menti dei suoi abitanti e tutte le rane cominciarono a inveire contro la bella rosa profumata. Solo la nonna rana, la più buona e vecchia dello stagno, prese le sue difese, ma tutto il profumo che negli anni aveva bevuto per scordare il puzzo della sua terra, l’aveva resa troppo debole e pertanto morì. La piccola rosa pianse molto e a ogni lacrima il suo lungo gambo si accorciava. Rimase a vivere nella Palude con le rane cattive e a ogni offesa e delusione, la piccola rosa diventava sempre più corta, sempre più appassita e meno profumata. Le dicevano sempre che non valeva niente, che sarebbe morta come tutti nel puzzo della Palude. E la rosa era così triste e così corta da essere ormai anche lei radente il fango della Palude.

Ma una notte di pioggia, proprio quando stava per arrendersi al male della Palude e dei suoi perfidi abitanti, vide volare fiera nel cielo la splendente civetta ramata, che dall’alto della volta notturna le sorrise amabile, ridonandole speranza. La piccola rosa profumata di colpo ricordò ogni cosa e capì chi era veramente: non una viscida rana, ma un bellissimo fiore profumato. E così la piccola rosa, piena di gioia, amore, speranza e fierezza, cominciò a crescere a dismisura, indifferente alle urla invidiose delle rane sottostanti. La rosa cresceva e le vedeva sempre più piccole sotto di lei, rendendosi conto della loro reale natura. Alla fine la rosa si protese così tanto verso il cielo, da staccarsi dalla terra fangosa e prendere il volo verso la civetta ramata. Le due si abbracciarono nel riflesso della luna e dopo la rosa cadde felice in un campo di grano e si addormentò.

Il giorno dopo la rosa si risvegliò con i primi raggi del sole, rendendosi conto di essere diventata una bambina. Si alzò in piedi e cominciò a camminare per il mondo, alla ricerca di se stessa e della bellissima civetta che l’aveva salvata, ricordandole chi era davvero. Della piccola bambina non si sa più niente, forse viaggia ancora ne mondo o forse ha già ritrovato la sua vera mamma. Ciò che è certo è che nel mondo le figlie e figli della civetta ramata sono ancora tanti e, nonostante siano nati nella Palude, il delizioso profumo della Rosa ancora permane sulla loro pelle.

 

 

Jennifer Crepuscolo

Anno MMXII

 

 

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