HATHA YOGA 

Sulla danza del Potere

 

 

Il nostro corpo è il solo tempio della nostra anima.

Partendo da questa primordiale nonché romantica visione si può capire come sia importante oggi più di un tempo, usare tale corpo nel modo migliore e altrettanto adeguato al compito che la natura gli ha donato. Sono stati i primi antichi saggi Indù intorno al 2500 a.C. a tracciare una disciplina fisica che rendesse all’anima i servigi del proprio corpo. Doveva essere lui a danzare lentamente mimando delle sequenze che evocassero come una melodia i canti e i sogni del proprio essere in potere.

Yoga in Sanscrito significa “Unione” ed in termini pratici è il movimento in sequenza che un corpo fisico deve effettuare per completare la distanza che separa l’Atman (anima) dai propri kosha (corpi). Tale sapere sembra essere nato nella valle dell’Indo tra la civiltà Dravidica e la successiva religione Ario Brahmanica. Nel famoso testo risalente al VI secolo a.C. il Bhagavad Gîtâ ci riporta che è Vishnu, Krishna o Shiva a presentare agli uomini tale scienza sacra applicata al corpo fisico, in un ambiente culturale dove la posizione la respirazione e la meditazione non erano considerate come tre condizioni separate della vita di ogni uomo, ma venivano viste invece come tre aspetti di un'unica grande opportunità per accrescere se stessi. Il segreto era poi quello di renderli tre aspetti dinamici e non statici al fine di ottenere fin dove si valeva davvero. La sua origine mitica ci porta direttamente al periodo Epico e ci fa solo intravedere tutto un mondo che noi oggi possiamo solo immaginare attraverso poemi come il Mahabharata. Lì veniamo a conoscenza della prima suddivisone interna costituita da una disciplina di comportamento (Karma-Yoga), una disciplina di devozione (Bhakti-Yoga) ed una disciplina di conoscenza chiamata Jñâna-Yoga.

 

La trasmissione degli insegnamenti veri e propri (ancora abbastanza incontaminati) venne fatta oralmente fino al II secolo a.C. quando un filosofo indiano di nome Patañjali, decide di mettere per iscritto i primi frammenti teorici e poi anche pratici dello Yoga. Da quel momento lo Yoga come disciplina psicofisica entra nel periodo Sutra e attraverso questo tipo di letteratura molto concisa diventa ufficialmente un prodotto traducibile ma soprattutto esportabile dalle successive scuole di pensiero. Il ramo più puramente metafisico della dottrina dei Vedanta con le sue concezioni filosofiche e cosmologiche diventa oggetto di studio e di innumerevoli interpretazioni spesso fuorvianti proprio per cercare di prolungare il più possibile la completa dissacrazione di quell’ermetismo che ancora caratterizzava gran parte della corrente più misterica. Con la fine del periodo d’oro indiano (Satyayuga) si interrompe un’era unica nel suo genere e si apre quella oscura attuale (Kali Yuga) caratterizzata da un distacco sempre maggiore dalla condizione corporea e da una sempre crescente difficoltà a risvegliare possibili forze nascoste. Nulla a che vedere dunque con quello che si era vissuto con l’era delle credenze popolari che ispiravano innumerevoli culti iniziatici o delle correnti come la Via del Diamante o della Folgore (Vajrayana). Per qualche tempo prima che la fase involutiva prendesse piede, l’uomo, lo Yoga e la sua sperimentazione, hanno viaggiato sulla stessa linea e non era possibile distinguerli se non per brevi momenti che la natura stessa concedeva.

Si arriva così al periodo storico legato alla diffusione dei primi frammenti sul Tantrismo, considerato da molti studiosi come un’ulteriore sviluppo ed estensione degli insegnamenti tradizionali indiani, dove elementi derivanti dal sentiero della mano sinistra (Vamachara) si fondono alle tecniche Yoga per lo sfruttamento energetico prodotto da due corpi che si uniscono, raggiungendo così la loro massima estasi mistica proprio nel culmine della loro unione. Che poi detto in termini simbolici rappresenterebbe il risultato dell’unione tra la Shakti metafisica ovvero la potenza attiva, con la Sudhana, ovvero la pratica realizzatrice. Parte di questo lavoro è raccontato dal noto rituale Maithuna in cui si utilizza appunto l’energia sessuale per ottenere un’illuminazione spirituale. Tale liturgia poteva contenere gli scopi più disparati, al livello più basso si operava in tal senso per guarire o sbloccare determinati canali, al livello più evoluto si ricercava una sorta di emancipazione dai limiti imposti dal piacere puramente fisico, ricercando qualcosa di più grande e profondo. A tal proposito un piccolo estratto antico riassume splendidamente l’essenza della mentalità tantrica originaria:

 

“La Meditazione tantrica che si svolge in coppia, d’origine indoaria, ha come scopo il liberare l’amore dalla schiavitù della carne, canalizzando le energie anziché rinnegandole. I monoteismi reprimono le energie sessuali, i paganesimi le vogliono custodire ed usare a fini iniziatici”

 

L’energia è la grande protagonista, la si tiene in considerazione soprattutto in ambito magico ma in realtà è soprattutto nelle movenze fisiche che impariamo veramente a sentirla vibrare per la prima volta in un crescendo continuo di vera salute. Quando trascuriamo il nostro fisico creiamo una sorta di disunione, quando invece cerchiamo di affrontare del semplice esercizio fisico ad un approccio mentale ben determinato, lavoriamo inevitabilmente per UNIRE noi stessi nell’unico modo che ci serve davvero. Lo Yoga nella sua forma più semplificata, si può quindi considerare come la disciplina fisica ideale nata per unire la memoria di un corpo al proprio potere interiore. Siamo composti da parti apparentemente separate ma in realtà comunicanti dalla stessa sostanza originaria. Il nostro lavoro dovrebbe essere proprio quello di ricostruire la connessione principale tra il nostro corpo e le altre parti. Ed è proprio lì che interviene splendidamente lo Hatha Yoga, ovvero la parte centrale più preziosa dell’intero Yoga. Tantrismo – Hatha Yoga – e Metamorfosi Spirituale saranno sempre legate da una matrice condivisa. In comune hanno sicuramente il desiderio nello svelare i segreti legati alla corporeità, una concezione che inneggia all’azione realizzatrice dentro un’unica grande disciplina regale che ne fa da cornice.

 

Ha sta per Sole Tha per Luna. Nell’unione del Sole e della Luna gli opposto vengono armonizzati attraverso del lavoro di concentrazione e contemplazione, lo yogi sa che deve cercare di connettere ogni parte del proprio corpo, aprire tutti i settantadue canali (nadi) e far fluire la sua energia (prana) fino al compimento del sua totale ascesa Spirituale. Per permettere ciò il nostro corpo va reso idoneo al passaggio dell’energia, serve che ogni arto sia ben allineato e che ogni muscolo si trovi al meglio della sua elasticità. Solo così ci si può preparare al passaggio interno della grande energia risvegliata dal frutto della nostra unione detta;  Kundalini.

Personalmente considero fermamente lo Hatha Yoga la forma più pura, utile nonché essenziale dello stesso Yoga comunemente e formalmente conosciuto oggi. Questo perché contiene attraverso lo sforzo dinamico tutto il necessario per catturare il meglio da questa antica disciplina. Basta poco per entrare nella condizione mentale giusta, si ripristina il vecchio rapporto mente – corpo, sensazioni – reazioni e nient’altro all’infuori di ciò. Solo dopo si dovrà integrare una giusta respirazione e una giusta meditazione ma si tratta di fasi che subentreranno in noi in modo quasi naturale, non servirà leggerle in un manuale per eseguirle. Lo Hatha Yoga ovvero lo Yoga violento (nel senso letterale del termine) è anche considerato come lo Yoga del Potere Serpentino. In alcuni testi antichi si riporta che questa particolare forma di Yoga dà particolare importanza a due correnti vitali sottili che sono una forma speciale di respirazione detta Prana e Apana che si rifà invece alle funzioni secretivo/ eiettive. Pur avendo caratteristiche opposte le due correnti sono legate l’una all’altra, HA corrisponderebbe alla corrente prana e tenderebbe verso l’alto, THA alla corrente apana e tenderebbe verso il basso. Il segreto dello Hatha Yoga nella sua forma più autentica, sarebbe dunque quello di riuscire ad unificare le due correnti. Chi ci riesce difficilmente le racconta dopo a qualcuno.

Lo Yoga occidentalizzato ha subìto ovviamente una deformazione sempre crescente con il passare degli anni. Tale sapere ci presenta oggi una disciplina spezzettata per non dire diluita, ma la sostanza sotto tutti questi strati apparenti è rimasta invariata per quanto riguarda il suo potenziale nascosto. Il problema è riuscire a scovarla nel mezzo di una miriade di denominazioni differenti che negli anni non hanno fatto altro che banalizzare il messaggio di fondo. La causa generale si può far risalire ad una serie di dinamiche facenti parte della modernità stessa ma anche al fatto che se decidi di introdurre lo straordinario mondo dello Yoga ad un lettore occidentale devi necessariamente fare i conti con l’imponente tradizione Spirituale che lo determina dalla testa a piedi. Questo comporta un riadattamento nell’interpretazione personale che troppe volte risulta però condizionato da un precedente indottrinamento del traduttore. Ed ecco che così lo Yoga si inserisce a forza nelle cornici più mondane, senza che abbia più connessione con il contesto originario, ed ecco che così da disciplina potenziale si trasforma in una mera attività fisica para acrobatica da palestra o rivista sportiva. Ognuno ha preso una parte delle proprietà che lo Yoga conteneva per farne una disciplina distaccata, sicuramente più in sintonia agli standard moderni, ma purtroppo depotenziata nel suo valore intrinseco.

Si può comprendere intimamente una cultura così lontana nel tempo solo se si proviene in un certo senso da quella stessa cultura. Se invece la tua natura ti ha sprovvisto delle inspirazioni dell’animus, ecco che farai anche dello Yoga solo una perfetta traduzione della tua carenza. La prima cosa che ognuno di noi dovrebbe fare nel momento in cui decide di imbattersi in un sapere vasto come quello rappresentato dalla tradizione Vedica, dovrebbe essere quello di immedesimarsi al punto tale da chiedersi fin dove la sente risuonare veramente dentro di Se. Una volta fatto questo, ci si dovrebbe apprestare all’identificazione con quelle stesse credenze fino al discernimento delle informazioni più utili da quelle invece accessorie. Solo seguendo questo metodo di riconoscimento si potrà arrivare anche a capire il collegamento che c’è tra la tradizione indoaria e molte delle nozioni del Satanismo Spirituale. Il concetto filosofico di anima, di spirito, la rappresentazione anatomica dei Chakra ed il serpente Kundalini per un satanista sono materiali operativi ormai familiari ma che derivano da dei  progenitori ancestrali. La famiglia è una. Comprendere l’essenza degli insegnamenti di Shiva ci farà comprendere l’essenza per ritrovare anche quelli di Satana.

 

Lo Hatha Yoga è Satanismo psicofisico …

 

Lo Hatha Yoga appartiene al Satanista autentico tanto quanto le altre eredità magiche lasciate dai nostri antenati storici del mondo antico. Gli indiani ne rappresentano una parte attraverso il sapere contenuto dentro lo Yoga. Una disciplina del corpo per l’anima, ma che attraverso l’anima si esprime grazie al corpo. Se il Satanismo “moderno” ci insegna ad utilizzare il corpo soprattutto per appagarlo, nella tradizione del Satanismo Spirituale il corpo diventa invece lo scrigno ideale per contenere la propria forza e tramandare il proprio esempio. Il sentire satanico sarà anche quello che vi indicherà al momento giusto cosa della sovrastruttura ricca di nozioni dello Yoga serve davvero per operare immediatamente e cosa rappresenta solo una distrazione. Basta orpelli filosofici ad appesantire la mente distraendola, ma solo l’essenziale della disciplina affiorerà davanti a voi pronta ad essere assorbita. Un Satanista sulla propria via riuscirà in questo, riconoscendo solo la parte più autentica dello Hatha Yoga.

Se vi è mai capitato di imporvi una regola, di riuscire a rispettarla  e a provare quel particolare piacere interiore nell’esservi controllati o limitati fin dove la vostra volontà ha trionfato, allora l’esperienza positiva dello Yoga già vi appartiene. Lo Yoga ti immerge a forza in un contesto fatto di disciplina costante, dove la ricerca dell’auto controllo diventa quasi suprema. Forse anche per questo oggi è più facile per la nostra società ridurre tutto ad un’attività fisica al pari di quelle che servono principalmente per tenersi in forma. Sperimentare su noi stessi costa coraggio e impegno e la nostra epoca per il momento non è particolarmente ricca di queste due virtù. E’ vero lo Yoga contribuisce a mantenerci in linea ma esercitarlo accontentandoci di questo rimarrà comunque un uso riduttivo dello stesso. Come ho già detto in precedenza lo Yoga contiene inevitabilmente anche elementi di vita che si ricollegano direttamente al nostro modo di essere e di comportarci e che ci misura per ciò che veramente siamo o riusciamo ad essere. In un qualsiasi percorso di auto potenziamento dove si decide di prendersi cura anche del nostro corpo, si deve partire dallo Hatha Yoga e terminare con lo Hatha Yoga. Nel mezzo vivremo comunque la fase del Dharma Yoga e la fase Rāja Yoga ma non ne scinderemo le influenze in modo così netto come definizione impone. L’esperienza diretta con lo Yoga si sviluppa tutta in un'unica sequenza, dove ogni fase si inserisce e si trasforma al momento giusto nel tassello successivo.

Ci si dovrebbe approcciare allo Yoga inizialmente per ricercare una sensazione, dopo questa sensazione si strutturerà autonomamente in esperienza e memoria muscolare. Il giusto approccio iniziale rappresenta già il sessanta per cento del lavoro più delicato, molti lo sottovalutano ma invece senza aver prima ottenuto questa apparente banalità tutto il resto si fermerà a metà. Ho visto persone con un fisico perfetto o con una tecnica impeccabile non riuscire comunque ad abbracciare l’essenza dello Yoga. Senza l’approccio mentale giusto lo Yoga ti concederà solo la superficie del suo tesoro nascosto.

Attraverso il coinvolgimento della parte destra del nostro cervello, le ossa e gli arti diventano il canale privilegiato per risvegliare innanzitutto le percezioni principali dell’uomo legate alle sensazioni e al benessere muscolare. Armonizzando sensazioni fisiche al movimento del corpo stesso si comincerà a sollecitare direttamente il proprio potenziale Animico Spirituale.

 

Tutto quello che rafforza il corpo attraverso la sensazione può unire l’anima …

 

L’emozione per la sensazione è veramente il ponte ideale che attivato adeguatamente ci collega direttamente alla presenza della nostra anima. Anche solo per questo dettaglio non indifferente lo Hatha Yoga non dovrebbe mai essere ridotto alla stregua di uno sport con cui passarsi il tempo libero. Lo Hatha Yoga è una vera e propria Scienza che nasce esclusivamente per integrarsi ad un nostro più ampio lavoro di accrescimento Spirituale.

Ho avuto personalmente la fortuna di aver conosciuto l’esperienza dello Yoga su di me in un periodo in cui ho potuto dedicargli tutto il tempo necessario. Il tempo infatti, insieme ad altri elementi è uno di quei fattori basilari per iniziare. Bisogna ritagliarsi dei propri momenti di vero e proprio isolamento, dove il rumore del tuo respiro e dei tuoi pensieri riempie l’intero spazio. Agli albori della disciplina quando lo yoga veniva trasmesso ancora oralmente, l’unica presenza tollerata dall’adepto era quella del maestro, in assenza di ciò subentrava solo l’auto gestione più istintiva. Oggi forse a causa di un panorama tendenzialmente poco affidabile, si dovrebbe partire da soli, sperando nel tragitto di poter integrare la propria esperienza carpendo qua e la spunti utili derivanti da esperienze altrui degne, fatte da individui altrettanti degni.

Credo di aver conosciuto veramente il mio corpo solo dopo aver provato lo Hatha Yoga, ogni arto che credevo già ben allineato mi si è raddrizzato autonomamente, mostrandomi qual’era la giusta postura che avrei dovuto mantenere. Ovviamente si tratta di  un processo di riallineamento su più fronti, che coinvolge varie parti del corpo che vanno dal dito del piede alla pianta, passando dalla scioltezza del bacino e finendo su un collo molto più alleggerito, ogni cosa semplicemente si riassesta sulla propria forma originaria. Lo Yoga fiorisce veramente dentro di noi solo nella propria solitudine, in gruppo diventa intrattenimento. Penso che la mente vada preparata all’esperienza dello Yoga o il corpo non riuscirà a seguirla. Dopo essersi assicurati di aver ottenuto il giusto approccio mentale accessibile solo a noi stessi ci si dovrebbe concentrare sulla famosa Respirazione, associata spesso anche all’espansione della forza vitale (Pranayama).

La maggior parte delle persone pensa di respirare bene sol perché rimane ancora in vita, in realtà dalle piccole imperfezioni derivanti dal meccanismo della nostra respirazione derivano innumerevoli sintomi che poi si trasformano in altri problemi. I nostri avi orientali ci insegnano che il nostro respiro va controllato e poi disciplinato, questo perché tramite di esso si arriva a dare il ritmo vitale ad ogni centro energetico del nostro corpo. Tutto è cadenzato dal nostro respiro, che deve muoversi sempre rispettando la naturale conformazione della nostra anatomia. Secondo l’autore Kerneiz uomini e donne dovrebbero inspirare in modo differente, se per gli uomini infatti l’aria va concentrata tutta dentro l’addome, per le donne invece andrebbe fatta concentrare tutte dentro la cassa toracica per poi buttarla fuori attraverso il naso.  E così anche per la respirazione alternata delle due narici che coinvolte possono avere diverse funzioni nella grande concezione simbolica legata ad Ida e Pingala. Ida normalmente viene identificata con la parte femminile di noi stessi, Pingala con la parte maschile. Entrambe rappresentano il lavoro di bilanciamento che bisogna effettuare sull’anima attraverso l’INspirazione e l’ESpirazione dell’aria. Solo con la corretta respirazione si potrà sbloccare il canale di passaggio che risiede tra Ida e Pingala detta Sushumna e che prepara  la successiva ascensione del serpente Kundalini.

Nella maggior parte dei manuali pratici si parla dell’interruzione della respirazione in alcuni momenti specifici durante gli esercizi. Il trattenere l’aria senza una connessione mentale anche solo di pochi secondi, non serve a nulla. Avendo sperimentato su questo aspetto, posso dire di aver compreso come il trattenere l’aria durante la respirazione associandola a un momento mentale, serve tantissimo ad amplificare l’efficacia dell’esercizio. Si crea un vero e proprio meccanismo di concentrazione energetica in un punto e di un conseguente rilascio, che si presta soprattutto per lavori di depurazione interiore. La respirazione gioca un ruolo fondamentale anche nelle tecniche meditative per ovvie ragioni, ma senza la connessione anche in campo fisico attraverso lo Yoga, ogni obbiettivo a cui aspiriamo rimarrà incompiuto.

Dopo aver ottenuto il giusto approccio mentale ed aver imparato a conoscere il proprio respiro si può passare allo strumento principale con cui lo Hatha Yoga opera su di noi, ovvero le famose posizioni (Asana). Secondo i testi classici ne esistono circa ottantaquattro suddivise tra posizioni in piedi, posizioni da seduto e posizioni a terra. Ogni posizione effettuata passa sempre da un piegamento, da una fase di torsione o da una fase di trazione. Spesso ci sono posizioni che contengono tutte e tre le fasi, altre volte ne possono contenere solo due o solo una. Nessuna posizione può essere priva di almeno una di queste tre fasi basilari. Nessuna posizione assume una forma casuale, ogni movenza si concentra su un piano ben localizzato. Inoltre ogni fase attiva attraverso la tensione generata dallo sforzo nervoso e dalla concentrazione uno scuotimento bioenergetico che sprigiona direttamente il processo di consolidamento strutturale. Chi è nuovo alla disciplina sentirà soprattutto il muscolo lavorare ma in realtà con l’applicazione mentale è dentro che avverrà il vero lavoro alchemico dello Yoga in atto. Più si andrà avanti nella pratica e più si sentirà solo una sensazione interiore e non più superficiale legata solo al muscolo.

 

Lo sforzo non deve mai superare il limite tollerabile, non deve mai diventare doloroso. Lo Hatha-Yoga non richiede violenza come la ginnastica, ma solo una paziente perseveranza" - C. Kerneiz.

 

Ogni posizione coinvolge determinate zone del corpo e opera affinché lo sforzo diventi parte muta del dolore. Nel senso che durante la trazione massima del muscolo la sensazione non sia più percepita come dolorosa dai recettori sensoriali ma permetta comunque alla concentrazione di lavorare in pace. Normalmente il dolore diminuirà o aumenterà a secondo dell’elasticità muscolare da cui partite. A fare da collante a ogni posizione è l’equilibrio elemento indispensabile. Tutti sappiamo cosa si intende con la parola “Equilibrio” ma pochi sanno che lo stesso equilibrio umano si divide in due tipi, statico e dinamico. L’equilibrio statico è lo stato nel quale le forze che agiscono su un corpo si neutralizzano in maniera che il corpo stesso, sino a che non intervenga un altra forza, rimane per un tempo indefinito nella medesima posizione. In quanto allequilibrio dinamico, diremo che esso risulta da una combinazione armonica delle forze in gioco nell’esecuzione di un dato lavoro. Combinazione che consente il massimo rendimento con un dispendio minimo di energia.

In questa fase del mio scritto non troverete adesso il classico programmino fisso da eseguire secondo copione, potrei pure suggerirvi la mia sequenza di posizioni preferite alle quali devo molto ma dal mio punto di vista non avrebbe molto senso farlo. Io ho sperimentato e stilato e le mie posizioni preferite tentando e ritentando fino a quando non mi sono costruito il mio programma ritagliato solo su di me. Lo trovavo più giusto e devo anche ammettere che la trovo ancora la cosa più giusta da suggerire. Ognuno di noi seguendo le proprie inclinazioni personali deve scegliersi le proprie posizioni Yoga, quelle che più lo attirano, in modo da creare il primo legame empatico tra noi e la disciplina stessa. Non esiste un’unica sequenza di posizioni uguale per tutti. Esistono le singole posizioni che sono frutto di un sapere solenne ma la combinazione con cui deciderete di connettervi agli esercizi la scoprirete solo voi.

Non ho nulla verso chi decide di stilare dei programmi per poi suggerirli, in giro ne troverete a bizzeffe, libri con foto a colori, manuali veramente ben fatti vi daranno la panoramica completa di tutte le posizioni che esistono, con tanto di appendice anatomica dei muscoli coinvolti. Il mio intento però tra queste righe vorrebbe invece essere quello di offrirvi una base teorica dove vi vengono indicate le linee guida immutabili che contengono il perché originario dei concetti più importanti per poi mettervi nelle condizioni di comporvelo da soli il primo vostro vero programma Yoga, da eseguire secondo le vostre inclinazioni personali. Io ho fatto così, L’unica cosa importante è seguire ovviamente un criterio generale di riferimento adatto poi a qualsiasi personalizzazione che contenga sempre un tot di posizioni in piedi, un tot di posizioni da seduti e un toto di posizioni da sdraiati. Ogni programma di allenamento personale rappresenta una composizione fatta da elementi generali e particolari. Quelli generali dovrebbero essere seguiti da tutti e servono per poter poi personalizzare in tutta sicurezza. Le uniche posizioni ufficiali che troverete e che vi illustrerò volentieri sono quelle più vicine alle origini. Non sentitevi obbligati ad eseguirle per forza così come vi vengono presentate ma cercate invece di osservare ogni posizione fondamentale anche solo per penetrare “quel qualcosa” che vi potrebbe comunque servire per una vostra successiva personalizzazione. GALLERIA IMMAGINI.

Ancora un paio di consigli prima di introdurci nella parte più viva della pratica. Sarebbe indicato anche solo per partire con il piede giusto, di iniziare con un fisico né in sovrappeso né in sottopeso ma in linea con il proprio peso forma. Esercitatevi a stomaco vuoto, ed evitate categoricamente ogni cosa che vi possa distrarre mentalmente. Una volta si ricercava la distrazione quasi per testare e rafforzare la propria volontà nel non distrarsi, oggi ricerchiamo invece di non distrarci per non ammettere che manchiamo di volontà. I piedi devono essere nudi ed i vestiti larghi e morbidi. Poi ognuno di noi aumenterà i dettagli a seconda del livello della propria pignoleria ma diciamo che le prerogative basiche sono quelle che vi ho appena illustrato. Ogni individuo intelligente è perfettamente in grado di tutelarsi attraverso la propria prudenza e buon senso, migliorare attraverso il proprio intuito ed ottenere risultati attraverso la propria esperienza. Se non si riesce ad effettuare una posizione specifica sarà il dolore preventivo ad indicare dove modificare il proprio programma. Sapendo che non bisogna forzare nessun esercizio e che si può scegliere liberamente dove orientare il proprio sforzo, non esistono rischi reali.

Ogni posizione fondamentale sarà affiancata ad una piccola descrizione sia tecnica che metafisica. Ogni concetto è stato estrapolato dalla mia personale intuizione e si trova li per dare anche una diversa lettura della vera funzione esoterica di ogni posizione. Nell’esercitazione pratica nulla è casuale di quello che succede alla nostra fisiologia occulta ma anzi è sempre funzionale alla trasformazione attivata grazia allo Hatha Yoga.

 

LA PRIMA POSIZIONE FONDAMENTALE - riportata da uno dei testi più autorevoli (Hatha Yoga Pradipikā) di Svâtmârâma, viene chiamata Svastikâsana e consiste nel posizionare le piante dei piedi fra le cosce ed il ginocchio opposto, in posizione seduta. Schiena eretta, braccia rilassate e respiro regolare. E’ una delle posizioni più conosciute e ne esistono delle varianti abbastanza diffuse. Tale posizione punta a dilatare il canale del Chakra Muladhara, situato tra l’osso sacro ed il coccige esso si allarga per poter poi contenere la prima concentrazione energetica del serpente Kundalini. Per chi vuole lavorare su questa zona per i motivi più disparati, mediti mantenendola almeno trenta minuti, alternando fasi di concentrazione a fasi di visualizzazione. Questa è una delle poche posizioni da seduti che più è prolungata nel tempo e  più amplifica il proprio effetto.

LA SECONDA POSIZIONE - viene identificata come Gomukâsana, assomiglia al muso di una vacca: bisogna porre la caviglia destra sul fianco esterno della coscia sinistra ed il tallone sinistro sul fianco esterno della coscia destra. Schiena dritta e respirazione regolare. Tale posizione energeticamente parlando lavora per elasticizzare soprattutto gli angoli delle anche, proseguendo in un certo senso il lavoro già iniziato dalla prima posizione fondamentale da seduti. Si comincia anche a coinvolgere la parte superiore del corpo facendo lavorare il dorso della schiena e la cuffia delle spalle subisce la sua prima semi torsione sperimentale. Il Chakra di base e il secondo Chakra Svadhistana cominciano a comunicare tra di loro. Mentre i centri energetici più piccoli posti nella zona delle anche cominciano ad essere sensibilizzati.

LA TERZA POSIZIONE FONDAMENTALE - viene chiamata Vîrâsana, ovvero la posizione dell’eroe. Schiena dritta, braccia rilassate e respiro regolare. Si mette un piede su una delle cosce, facendola così trovare al di sopra dell'altro piede. Prima posizione per comprimere attraverso un piegamento delle gambe, tutta l’energia residua rimasta e dirigerla verso la colonna vertebrale.

LA QUARTA POSIZIONE FONDAMENTALE – viene chiamata Kûrmâsana, o posizione della tartaruga. Si sta seduti comprimendo l'ano con i due talloni in direzioni contrapposte, la caviglia destra a sinistra e quella sinistra a destra. Respirazione regolare, distensione massima della spina dorsale sul terreno, tale posizione attraverso il piegamento delle anche spinge al massimo tutta la tensione energetica degli arti superiori e inferiori in direzione del tronco. Braccia e gambe vengono isolate, svuotate, totalmente stirate.

QUINTA POSIZIONE FONDAMENTALE – viene chiamata Kukkutâsana, o posizione del gallo. Partendo dalla posizione delle gambe incrociate, si inseriscono le mani fra le cosce e i polpacci, le si appoggiano al terreno, ci si solleva e ci si tiene in alto. Schiena da mantenere leggermente arcuata, respiro regolare, sguardo dritto verso un punto. Posizione che in realtà serve solo a incrementare la concentrazione attraverso il peso dello sforzo. Da mantenere il più allungo possibile. Qui la concentrazione anche solo di un minuto sul tronco vale tantissimo in termini di rafforzamento mentale.

SESTA POSIZIONE FONDAMENTALE – viene chiamata Uttânakûrmâsana, o posizione della tartaruga rovesciata. Partendo dalla posizione del gallo, si uniscono le mani dietro la nuca e si giace sulla schiena come una tartaruga rovesciata. Schiena rilassata, respirazione alternata. Si mette sotto sforzo la struttura fisica, in modo da temprare le ossa da ogni lato. Anche la respirazione viene sollecitata proprio per essere testata.

SETTIMA POSIZIONE FONDAMENTALE – viene chiamata Dhanurâsana, o posizione dell’arco. Si afferrano i due alluci con le mani, si portano a sé fino alle orecchie, piegando il corpo all'indietro, come se fosse un arco. Schiena rilassata, respirazione regolare o alternata che trattiene ed espira potentemente verso fuori. Prima vera posizione in cui si vuole elasticizzare soprattutto la spina dorsale, piegandola al contrario, il dorso si arcua fino al limite consentito. Questo esercizio serve per stabilizzare la colonna vertebrale ma anche per scaricare dalle estremità (piedi,testa) la tensione residua in eccesso.

OTTAVA POSIZIONE FONDAMENTALE – viene chiamata Matsyendrâsana, o posizione della torsione del tronco. Respirazione regolare, schiena perfettamente eretta in torsione. Mettere il piede destro alla base della coscia sinistra, ed il piede sinistro all'esterno del ginocchio destro. Lo Yogi mantiene questa posizione, afferrando i piedi, con il corpo girato nella direzione opposta. Asana da fare una volta per ogni lato. Posizione per sciogliere il giro vita, le anche e la colonna vertebrale, dal coccige al collo. Stimola il fuoco gastrico, è un’arma potente che distrugge terribili malattie. “La sua pratica costante conferisce agli uomini il risveglio e la stabilizzazione del nettare lunare” -  Srî Matsyanâtha, colui che fece conoscere per primo tale posizione.

NONA POSIZIONE FONDAMENTALE – Viene chiamata Pashchimatânâsana, o posizione dell’estensione dorsale. Avendo steso le gambe al suolo, dritte come bastoni, bisogna afferrare con le mani le dita dei piedi ed appoggiare la fronte sulle ginocchia. Restare in questa posizione. Respirazione regolare, arti rilassati. “Questa importante Âsana fa circolare la corrente vitale lungo il dorso, risveglia il fuoco gastrico, riduce il ventre e dà la salute” – cita testualmente Svâtmârâma. Credo anche che rinforzi l’intera nervatura che da un’estremità all’altra, riunisce il corpo in un unico lungo canale di passaggio depurato dall’ intensa stiratura dei tessuti.

DECIMA POSIZIONE FONDAMENTALE – viene chiamata Mayûrâsana, o posizione del pavone. Appoggiandosi sulla terra con le mani, porre i gomiti a livello dell'ombelico e sollevare il corpo mantenendolo ben diritto. Respirazione regolare, schiena dritta da mantenere con la sola forza del tronco addominale. Posizione di rafforzamento strutturale simile a quella del gallo, che vuole lavorare sulla mente attraverso lo sforzo della forza e della resistenza muscolare. La posizione del pavone “Consuma totalmente tutti i cibi malsani o presi in eccesso, vivifica il fuoco gastrico e fa digerire anche i veleni mortali”.

UNDICESIMA POSIZIONE FONDAMENTALE – viene chiamata Shavâsana, o posizione del cadavere. Giacere a terra sulla schiena come un cadavere, respirazione regolare, corpo totalmente rilassato, sguardo fisso e concentrazione massima. Questa posizione vuole contemplare ogni sensazione del corpo rilassato e trarre dal piacere del benessere tutta l’energia riparatrice che è possibile invocare in quel momento. Asana ideala per affiancargli meditazioni specifiche sul vuoto mentale o legate alla visualizzazione guidata da un nostro specifico scopo.

 

Il disegno pratico ideale ci rappresenta lo Yogi in stato di raccoglimento, mentre si presta ad eseguire delle posizioni in sequenza facendo una pausa solo alla fine delle stesse di massimo un minuto, poi riprende  e le esegue in direzione opposta dall’ultima verso la prima. La respirazione durante gli esercizi sarà fluida e distesa come un circolo naturale piacevole da avvertire. La schiena sarà fissata e l’equilibrio stabile in ogni fase. Altro elemento non indifferente; durante gli esercizi, imparate ad osservarvi da fuori. Il passo successivo una volta raggiunto un certo livello di elasticità e memoria strutturale, è l’applicazione della meditazione allo Yoga, lì il potere interiore sarà esposto all’ennesima potenza e non resterà altro da fare, che incanalarlo presentandolo alla nostra sola gestione. La Meditazione può essere fatta anche dopo la sessione degli esercizi, il corpo risulterà in una condizione di iper sensibilità che si manifesterà tramite una rilassatezza attiva generalizzata molto piacevole da avvertire. Sarete molto più recettivi praticamente a tutto.

Senza i passaggi graduali ma indispensabili appena sopra elencati come il giusto approccio mentale - la preparazione della propria respirazione – e la costanza, evitate di passare a qualsiasi sperimentazione di natura magico/meditativa. Il potere dello Hatha Yoga si manifesta solo in determinate condizioni in cui un accrescimento graduale determina il risultato più alto. E’ il metodo che vince grazie alla volontà, la nostra fase di apprendimento deve essere una costruzione senza macchia, dove ogni cosa deve essere fatta solo nel momento giusto e prima o dopo quell’altra. Non si può meditare se non si impara prima a respirare, come non si può far Yoga senza prima capire il giusto approccio mentale.

Tutto il potenziamento Spirituale deve essere fatto solo al momento giusto e solo quando tutto il resto si trova al posto giusto perché è stato già da noi ottenuto in precedenza. Quando si capisce e si ottiene questo, solo allora si può pensare di integrare la meditazione al resto. Apertura dei centri energetici, ascesa, fioritura, cambiamento, illuminazione, tutto ci aspetterà dietro la porta al momento giusto, ma se invece ci arriveremo impreparati e frettolosi, non aspettiamoci miracoli. La mancanza di seria perseveranza ha fatto infrangere milioni di percorsi, e in un certo senso ha fatto da spartiacque tra chi veramente valeva certi segreti e chi doveva rimanere indietro. I profani rimarranno sempre tali senza un metodo e una certa natura.

Lo Hatha Yoga ha ovviamente anche una fase avanzata dove si concretizza fino all’osso tutto ciò a cui ci si è preparati prima su un piano filosofico e simbolico. All’atto concreto, quando arriverete finalmente al punto focale più importante contenuto nello Hatha Yoga capirete esattamente come agire. Solo un piccolo indizio per voi; Abbiamo detto che il principio imperativo su cui verte lo scopo più importante dell’intera disciplina è quello di riuscire ad equilibrare dentro di noi sia Ha cheTha, ovvero le due principali correnti opposte tra di loro ma destinate a diventare complementari. Ma anche Ida e Pingala attraverso le narici, vanno equilibrate, in realtà ogni forza opposta che riuscirete ad identificare intorno a voi e che ha a che fare con voi va armonizzata ai fini di una esistenza rinnovata. Portate questo concetto da fuori a dentro e avrete ottenuto la prima vera chiave evolutiva che riguarda solo voi stessi. Il soffio del drago che dal basso riscalda e risale dentro di noi, può finalmente manifestarsi.

Ogni facoltà esoterica può essere solo facilitata se il nostro corpo è stato nutrito dallo Hatha Yoga. Senza impedimenti non ci sono rallentamenti e tutto si compie prima, senza freni, come quando un canale intasato da mille ostacoli si libera totalmente da ogni cosa. Questo in certi ambiti è risaputo, non sto dicendo veramente nulla di speciale. Se parliamo di meditazione lo Yoga ne rappresenta il balsamo naturale, se rivolgiamo lo sguardo al trance, troviamo solo un altro alleato che sa tanto di passaggio naturale. La vibrazione di nomi di potere, la resistenza bioelettrica, la proiezione astrale (spontanea) e tante altre facoltà. Un corpo in forma e con meno attriti legati alla materia vi farà sentire di meno questo mondo e più altri, in altri modi. Gli strati che ci hanno separato dalla sensazione verso altre realtà sottili viene annullata e si ripristina la vecchia trasmissione naturale.

Uno degli aspetti più significativi che riguarda la riscoperta di discipline come lo yoga e che merita di essere ricordato riguarda sicuramente la concezione nobilitata che del proprio corpo si aveva in certi ambienti agli albori della civiltà e che doveva rispecchiare in un certo senso la condizione evolutiva interiore di un individuo. Un corpo sovrappeso e trasandato era sinonimo di una trasandatezza che si rifletteva sia dentro così anche fuori, allo stesso modo. Mentre una condotta basata sulla cura costante del Sé rappresentava tutto quello che di più alto si poteva conquistare con la pratica dello Yoga. L’uomo attraverso una disciplina fisica imparava nei fatti e quasi senza accorgersene anche un certo senso morale ed etico che lo formava personalmente sotto tutti gli aspetti essenziali della vita stessa.

Lo Yoga che ho conosciuto io e che ho provato a raccontarvi, non è quello che ritroverete sotto i nomi più vari, dentro gli affollati centri benessere. Lo Yoga da palestra contiene oggi più che mai devianze sia nei contenuti generali che nelle esecuzioni pratiche. Se volete veramente assorbire l’essenza più genuina di tale disciplina, affidatevi ad un approccio prettamente individuale e personale. Non servono maestri o necessariamente consiglieri esterni per imparare dal proprio corpo a diventare sempre più elastici, in modo da incrementare sempre di più il circolo della vostra energia vitale. Arrivate a scoprirlo da soli cosa si trova dietro il punto più alto della trasformazione del proprio corpo, ciò che si cela dopo assomiglierà molto ad un unico suono che non crea più interruzioni tra la vostra dimensione corporea e quella animica. L'aspetto interiore combacerà perfettamente con la condizione esteriore, il dialogo della salute totale vi ha preso o forse solo ritrovato anche in questa vita. Chi arriva a questo punto personale ci ha tramandato il consiglio di cercare di mantenere tale condizione ottenuta con innumerevoli sforzi, fino al compimento del trapasso fisico.

Vedo un Satanista riunificato alla sua memoria orientale, vivere finalmente appieno ogni sensazione danzante. Lo vedo dalla forma, lo riconosco dalla natura creare se stesso come un monumento vivente di anima in potere.

 

 

Mandy Lord

Anno MMXVIII

 

 

Approfondimenti :

HathaYoga Pradipikā di Svâtmârâma. Tradotto e disponibile in Italiano con il titolo La Lucerna dello Hatha Yoga - Magnanelli Edizioni.

Gheranda Samhita - La Scienza dello Yoga di Ma Yoga Shakti. Edizioni Mediterranee.

Il Potere del Serpente – di sir John Woodroffe. Edizioni Mediterranee.

Anatomia e fisiologia delle tecniche Yoga di M. M. Gore. Magnanelli edizioni.

Hatha Yoga - Posizioni di rotazione Vol. 1 L'equilibrio in piedi vol. 2 Posizioni capovolte vol. 3 di F.N.E.Y. Magnanelli edizioni.

Yoga Anatomy - 79 posizioni con descrizione tecnica ed analisi anatomica di  Leslie Kaminoff e Amy Matthews. Editore Calzetti Mariucci

Fotografie di Brett Seeley.

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