DROGHE & SATANISMO

 

Si lo so, nell’immaginario collettivo degli ingenui anche le droghe rientrerebbero in uno di quegli elementi quasi imprescindibili nel nostro ambito per sentirsi un po’ più omologati ad un certo modello trasgressivo. Quasi un passaggio obbligato secondo molti, per cercare di somigliarci tutti quanti attraverso una prassi che se non ti nasce spontaneamente ti fanno venire in un modo o nell’altro. Ti istillano curiosità lanciandoti una sorta di sfida subliminale in un’età sempre più precoce fino a portarti lentamente al confine con un profondo burrone. Chi o perché lo facciano è secondario, la cosa fondamentale è rimanere sempre all’erta e non cascarci, avere quell’ambizione salvifica che ci spinge a guardare sempre oltre ogni altra possibile influenza esterna pronta a pilotarci altrove pur di non farci arrivare in alto. Con le dovute specifiche, proveremo a spiegare in queste poche righe non soltanto perché una tale decadenza nel nostro pensiero non dovrebbe avere nulla a che spartire con una vera mentalità satanica ma anche come fare per disarmare questo luogo comune dentro una rinnovata visione (speriamo) più matura e un po’ meno stereotipata. Il seguente scritto non vuole infatti rappresentare un inno contro la tentazione dalle droghe ma più che altro un potente monito contro ogni forma di dipendenza dalle stesse.

La dipendenza è l’ago della bilancia della nostra salute universale, si cela dietro ogni conoscenza che facciamo della vita intorno a noi, ed è normalmente preceduta dalla tolleranza fisica che dapprima riduce gli effetti piacevoli per poi catapultarci direttamente ad un aumento del dosaggio quasi sempre letale. Assodato il ridimensionamento del concetto di trasgressione già approfondito in ambito USIano - quale fenomeno culturale insufficiente per basarci un vero percorso - non ci rimane che analizzare ogni altra implicazione trasgressoide che rappresenta una minaccia alla nostra salute attraverso l’uso sregolato di sostanze. Una volta cambiati i parametri di approccio dentro di noi noterete che non sarà la più dipendenza enfatizzata dalla violazione ad incantarci come dei beoti ma una sorta di emancipazione a risvegliarci attraverso del ritrovato auto controllo.

Chiariamo fin da subito, che le masse di tossici privi di amor proprio che ci vagano intorno giornalmente non stanno dimostrando nulla di speciale sol perché fanno uso di droghe né sono più liberi di noi solamente perché si atrofizzano con un qualcosa che gli fa provare del piacere. Abbandonarsi agli effetti di una droga è una delle cose più semplici del mondo, non servono particolari talenti, il difficile casomai è passarci attraverso e perfino superarla senza danni permanenti. I comuni drogati abbracciano inconsapevolmente l’approccio modernista del fattone come metro di misura per colmare molte volte una personalità assente. Consegnano le chiavi della loro volontà ad un intruglio, nominandolo fin da subito come il loro unico padrone. Al drogato infatti non interessa valutare con attenzione a cosa sta rinunciando, subordina ogni ragionamento al solo godimento transitorio che si accende e si spegne come un pulsante nell’eternità della sua debolezza. In questo rituale in cui sacrifica sé stesso per andare contro a sé stesso, rinuncia a dieci fattori (molti dei quali una volta danneggiati non tornano più come prima) per ricevere in cambio sempre e solo quell’unico segnale sensoriale sempre uguale ma per lui ormai indispensabile. In una qualsiasi altra situazione non ci verrebbe difficile affermare che non si tratta di uno scambio neanche lontanamente equo ma il soggetto coinvolto non riesce più a capirlo.

Ogni droga che dalla nostra sperimentazione sfocia in dipendenza diventa schiavitù

Che si tratti di droghe naturali o chimiche, è come detto nella dipendenza che si cela l’oblio della graduale auto distruzione. Le sostanze magiche che ci offre la natura e che si possono catalogare tra le droghe naturali, contengono un effetto intrinseco che nella misura umana e nell’auto controllo non rappresentano nessun reale pericolo. Anzi le loro proprietà consentono di essere stimolati verso canali sensoriali spesso propedeutici. C’è uno scambio aperto e mai chiuso a senso unico, perfino l’erba più allucinatoria se presa una singola volta, ti dà sempre una possibilità di uscita, non si lega immediatamente al tuo desiderio e non si attiva alcuna sudditanza mentale immediata, l’esperienza si svolge in un certo senso ad armi pari, l’invasività intrinseca è controllata da un qualcosa di inspiegabile ma tutto sommato onesto. La natura si fa inalare o ingerire attraverso i suoi frutti iniziatici, apre canali o sblocca sentieri per poi ritornare nel suo mistero incontaminato. Chiede in cambio solo di misurarsi con una personalità abbastanza forte da non perdersi. Il rapporto con l’uomo si compie senza manifestare la sua controparte degenera chiamata dipendenza che solo attraverso una vulnerabilità predisposta è pronta ad esaspera e intossicare indiscriminatamente.

Tutt’altra faccenda la droga chimica/sintetica o psicoattiva assemblata impropriamente dall’uomo. Una qualsiasi droga chimica deriva da un processo di alterazione dei suoi stessi componenti verso una modificazione sempre al servizio del suo effetto amplificato. Tale manipolazione è come se generasse un prodotto non comunicante al suo interno e che di conseguenze non trova più connessioni originarie con la natura, una volta provato punta ad un’immediata sudditanza del soggetto agganciato. La dipendenza potenziale dunque si manifesta nell’immediato molto violenta sprigionando tutto il suo bagliore. Da un certo punto in poi della storia dell’uomo si è prodotta volontariamente della droga - soprattutto in polvere o da iniettarsi direttamente nelle vene - che puntasse a far cadere l’individuo dentro un preciso circolo vizioso, che ampliasse all’estremo le sue prestazioni senza passare dalla propria capacità o dalle proprie risorse ma utilizzando tali mezzucci facilitatori devastanti su un piano psicofisico. Ogni droga nata in laboratorio che prende successivamente le sembianze della cocaina, dell’eroina o delle pillole, parte sempre da presupposti degenerativi, nel migliore dei casi - come per esempio in ambito medico - si cerca di bilanciare il più possibile benefici e contro indicazioni ma molte volte tutti gli effetti negativi di quella particolare composizione non vengono apertamente dichiarati (perché non prevedibili nemmeno dalla stessa scienza medica nel medio lungo termine) e si manifestano in tutta la loro sfaccettatura distruttiva. Le lobby farmaceutiche in tal senso gestiscono a piacimento il passaggio di un farmaco da sperimentale a lecitamente prescrivibile ed ogni effetto negativo su un organismo viene semplicemente glissato dagli effetti curativi per cui viene comprato. Oggi la droga ha un costo, un peso sociale ed uno status, e fa girare milioni di euro per un’economia basata essenzialmente sull’estinzione di quella fetta di popolazione che ci casca. Sarebbe un ottimo mezzo di selezione naturale se solo limitasse la sua influenza ad un preciso ambito riconoscibile. Degli individui perfettamente lucidi e consenzienti sottoscrivono la loro dipartita lenta o veloce tramite l’assunzione di una qualche droga perché semplicemente non vogliono più vivere. Invece con l’avvento della convivenza massificata in società materialiste e scollegate da loro stesse, tutta la propaganda alla dipendenza ha trovato il miglior terreno possibile, riciclando quel buonismo dannoso che invece che trovare seriamente una vera soluzione al problema, crea quel contrasto di facciata fatto di centinaia corsi di recupero misti a ricadute letali, in una ruota infinita che stranamente non risolve nulla definitivamente, non scalfendo di un solo centesimo il mercato della droga. Oggi l’essere drogato da un qualcosa ha sdoganato uno stile di vita che presuppone la ricerca del piacere da ogni cosa, finché c’è ne. D’altra parte è sempre la stessa onnipresente filosofia dell’eccesso che ci porta a desiderare più soldi di quelli che ci servirebbero, macchina da trecento km orari come se non potessimo farne a meno, a mangiare più del necessario, scopare compulsivamente non appena ci si accende la voglia come fanno gli animali, ricercando spasmodicamente la dismisura in ogni aspetto della vita pur di appagarci. Ovvio che poi con questi presupposti sia abbastanza facile introdurre la dipendenza come usanza comunemente accettata, come rimedio, come variante. Il prezzo da pagare per una popolazione fatta da individui ognuno con le proprie cicatrici da portarsi dietro, una droga assunta regolarmente per motivi personali diventa in certi casi il miglior terapeuta che non fa pensare troppo ed ammorbidisce ricordi spiacevoli. Ma dipendere dalle proprietà piacevoli di una sostanza non risolve i propri problemi, lo posticipa semplicemente.

 

Qualsiasi droga chimica è stata creata per facilitare l’umana schiavitù. La dipendenza conduce verso l’unica strada della graduale distruzione fisica e spirituale. Il nemico della nostra evoluzione non aspetta altro, non permettiamoglielo!

In questa prospettiva e attraverso la ricerca dell’esagerazione quotidiana, potremmo tranquillamente affermare che ogni individuo è un diversamente drogato. Ovviamente su diversi livelli di gravità, ci mancherebbe, ma ogni singolo essere umano potrebbe davvero giurare di essere immune dal meccanismo dell’eccesso nelle sue innumerevoli sfaccettature quotidiane?! Secondo me, No. Pensateci, ognuno di noi anche inconsapevolmente sviluppa una forma anche blanda di fissazione ripetuta compulsivamente, di cui non può fare a meno. La dilatazione dei confini della normalità anche se sotto una lente più soft e meno dannosa si può tranquillamente chiamare dipendenza da un qualcosa e perfino in ambito amoroso … da qualcuno.

Genericamente parlando ogni dipendenza all’eccesso è il nemico numero uno per un qualsiasi percorso di risveglio, perché porta per forze di cause maggiore a disperdere le proprie risorse e a non raggiungere mai il massimo. I nostri obbiettivi non si canalizzano mai completamente e i suoi frutti migliori ci vengono preclusi non da terze persone ma da noi stessi, dalla nostra conscia decisione autodistruttiva. È tutta una questione di priorità, se dentro di sé si punta alla trasformazione spirituale più potente che coinvolgerà noi stessi fino ad assorbirci completamente, il buon senso personale punterà alla preservazione sistematica dall’uso sregolato di droghe. Una differente valutazione tra quella naturale e quella chimica è consentita, a patto che si comprenda che quella chimica non nasce per essere abbandonata. Se ci possiamo permettere dell’auto controllo personale molto forte la scelta della droga naturale sarà la migliore a patto che il senso della misura combaci sempre con la nostra auto gestione. Una sperimentazione sotto il controllo della nostra volontà può regalarci agevolazioni ritualistiche preziose. Niente e nessuno deve intralciare l’ascesa verso livelli sempre maggiori di evoluzione, il nostro apparato psicomagico ci serve integro per ottenere cambiamenti volti alla crescita indelebile. Non credo serva uno psicologo per comprendere che ogni forma di dipendenza ci toglie la libertà di superare quell’esperienza positivamente e trarne la dovuta consapevolezza attiva, ma soprattutto costruttiva. Il Satanista si costruisce per preservarsi, non cerca di distruggersi permanentemente, sarebbe una contraddizione verso la sua stessa espressione spirituale.

Tutti abbiamo bisogno di provare del piacere nella nostra vita e tutti abbiamo il diritto di ricercarlo a patto che il piacere stesso non ci chieda troppo in termini di libertà e salute. Ma forse l’errore comune sta nel pensare che il piacere in senso lato vada ricercato solo all’infuori di noi stessi, all’esterno e raccolto come un frutto proibito. Le sostanze naturali che possiamo estrapolare dalla combinazione degli elementi, non abbraccia tutto lo spettro delle possibilità magiche a nostra disposizione. Le varianti più potenti risiedono nell’applicazione di principi meditativi che abilmente messi in pratica possono produrre un effetto piacevole molto più amplificato e duraturo, attingendo non da fuori ma da quello che abbiamo già dentro di noi. A tal proposito molti asceti potrebbero testimoniare a favore della veridicità delle mie parole, confermando che si può produrre da un certo livello di preparazione in poi, un effetto estatico mille volte più potente e piacevole di una qualsiasi droga naturale o sintetica, e senza doversi preoccupare dei suoi strascichi fisici. Nell’antico Egitto veniva considerata come una delle prove più dure per i giovani adepti, gli stessi venivano condotti in una profonda caverna completamente buia e indotti in uno stato profondo di meditazione gli veniva detto di condurre dell’energia bianca lucente verso la propria ghiandola pineale, solleticando la stessa per poi caricarla sempre più verso livelli di piacere incontrollabili. Il soggetto rimaneva fermo in posizione distesa anche per giorni per poi ritornare temprato o non tornare affatto. Il rituale veniva in tal modo condotto perché si pensava che il piacere sensoriale ad alti livelli di manifestazione fosse una delle cose più difficili da gestire per un essere umano. Infatti molti giovani non superavano tale prova, scegliendo di rimanere in quella fase estatica oltre il normale e non volendo più tornare indietro. I loro corpi dopo qualche giorno venivano definitivamente abbandonati dalla vita che consegnava ad un sonno profondo la morte più dolce. I pochi iniziati che invece riuscivano ad attraversare una tale forma di piacere così potente mai provata prima, ritornavano da quell’esperienza con quella consapevolezza che li rendeva definitivamente più forti di prima. Erano coloro che avevano domato il piacere più irradiante di tutti e che sopravvivendo ad esso avevano imparato che la chiave dell’esperienza al piacere sta nel suo dosaggio e non nel suo totale abbandono.

Tale aneddoto dei nostri avi Egizi ci ricorda come certi insegnamenti satanici combacino perfettamente con l’invito comune a guardarsi dentro prima di attingere (male) da fuori. Volgendo al momento giusto uno sguardo attento nei confronti di certe pratiche proprie al mondo esoterico, se otteniamo la nostra evoluzione personale tutto ciò di cui abbiamo bisogno può essere attinto da dentro di noi attraverso azioni mirate verso del piacere controllato. Un Satanista in cammino può scegliere se diventare uno zombie in balìa delle peggiori droghe o un Satanista consapevole del proprio universo interiore. Padrone del suo mondo e dei suoi traguardi, solo se si dimenticherà o gli faranno dimenticare di cosa è capace, vivrà nell’errata convinzione che tutto ciò di cui può aver bisogno, va ricercato soltanto al di fuori di sé stesso. A quel punto volgerà il suo sguardo ad ogni cosa che gli passa davanti il naso senza più valutarla, perdendo gradualmente l’abitudine nel guardarsi dentro. Che un certo praticante delle arti magiche sappia quali tesori può ricavare da un vero percorso, l’astensione da una qualsiasi dipendenza nel mondo esterno potrà aprirgli su un altro piano una diversa prospettiva legata al piacere e gli potrà far riscoprire quella che in ambito ascetico viene denominata come luce energetica auto prodotta liberamente. Ovvero quella forma di gestione al piacere dosata dalla consapevolezza del proprio potere personale, d’altra parte la capacità di innalzare e manipolare l’energia per dei fini che possono sostituire forme più deleterie di dipendenza, si può considerare come l’unica possibilità per accedere semplicemente oltre, in tutti i sensi.

La Volontà controlla il Vizio

 

Potrebbe essere lo slogan mentale perfetto se ci si dovesse trovare al cospetto delle dipendenze più pericolose, che soprattutto oggi si possono trovare quasi ovunque. La vera auto realizzazione non passa dal messaggio fuorviante e potenzialmente dannoso dell’auto indulgenza a tutti i costi, predicata con fin troppa superficialità. Essere stati oggi più di ieri permissivi ed aperti verso esperienze distruttive ci ha reso solo più deboli ed ha aperto una strada di svariati abusi contro di noi. Tutti quegli individui che covano una qualsiasi dipendenza, piccola o grande, innocua o profonda, riceveranno in cambio dei disagi equivalenti a quello stesso vizio, statene certi. L’unico modo sensato di perseguire una via auto realizzativa è abbattendo sistematicamente ogni distrazione fonte di indebolimento, rimanere in piedi nonostante ci vogliano assuefatti per forza da qualcosa che ci renda più vulnerabili.

 

La nostra Volontà decide e trasforma più della nostra immaginazione

 

È tutta una questione di forza mentale, volontà ed auto controllo. Principi caratteriali oggi appannati ma che una volta rinvigoriti possono regalarci doni inimmaginabili. Chi mancherà di sacrificio e perseveranza nel proprio lavoro spirituale sarà forse meritevole di un’interruzione e perfino di un completo smarrimento, perché dispiacersi più di tanto per chi si è fatto inghiottire dalla propria indolenza, scegliendo una delle tante strade più comode al piacere. Dovrà solo scegliere come perdersi in questa società ritagliata proprio su quelli come lui, eserciterà la forma più estrema di “liberalità” che tanto combacia con un certo triste destino e come gli hanno insegnato si toglierà dalla circolazione da solo. Ho visto fin troppi percorsi molto promettenti bruciarsi rapidamente, conoscenti pieni di valore che adesso non sanno più nemmeno dove si trovano o la differenza tra l’essere ancora vivi o essere già morti. Quei pochi che invece terranno duro e si faranno il culo tra lacrime, paura e dolore saranno anche coloro che si immunizzeranno definitivamente dal problema della dipendenza e attraverso la propria trasfigurazione si guadagneranno i benefici eterni di quel sapere che alla fine gli ridarà indietro più di quello che hanno investito per ricercarlo. Saranno loro che si guadagneranno il diritto di rappresentare un nuovo modello di individuo che con il suo esempio si contrapporrà all’attuale portatore sano di debolezza presente dietro ogni angolo. Se un certo satanismo volgarotto continuerà ad esportare sempre e solo questo tipo umano non si andrà da nessuna parte in termini di evoluzione tangibile tanto cara invece all’origine del vero Satanismo. Se doveste scegliere a chi affidarvi in un pericolo imminente, vi affidereste a chi dimostra di essere ostaggio di una forte dipendenza che lo ha ormai indebolito inesorabilmente o verso chi si è dimostrato più strutturato e concreto?! La risposta a costo di sembrarvi fin troppo pratica, rimane anche l’unica a cui mi sento di indirizzarvi senza esitazioni, in una situazione di emergenza, sceglieremmo sempre la cosa più giusta ed è stranamente anche la stessa a cui dovremmo idealmente ispirare. Il Satanista che auguro di incontrare dovrà offrire proprio tali caratteristiche inconfondibili, fatte di presenza mentale e affidabilità, o tutti i bei discorsi fatti in favore di una guerra spirituale si infrangeranno sempre nello stesso punto per mancanza di una nostra base adeguata. Più il mondo e la società di oggi ci vorrebbero rincoglioniti e svuotati da ogni velleità, più la nostra risposta dovrebbe dimostrarsi opposta alle loro speranze distruttive verso di noi.

Amarsi fino in fondo per non perdersi mai.

 

 

Mandy Lord
Anno MMXXI

 

 

 

 

 

 

 

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