STORIA DEL SATANISMO

 

 

 

Nota di rilascio dell'autore:

Il testo seguente è una ricerca in divenire, una versione beta, mano a mano che nuovi capitoli saranno completati usciranno gli aggiornamenti. Vista la mole di materiale da riordinare e la verifica delle fonti non posso garantire tempistiche per la conclusione, ma ritengo che anche una ricerca parziale possa essere un utile fonte di spunti per ulteriori studi. Il testo, e i successivi aggiornamenti, saranno pubblicati sul sito di USI(Unione Satanisti Italiani), mentre i diritti di pubblicazione e riproduzione rimangono dell'autore.

 

 Nota della Versione. 0.3 - 30/12/13

Dopo un anno esce la nuova versione, un nuovo capitolo di questo enorme lavoro di ricerca incrociata e con esso un radicale approfondimento e ampliamento di tutto il testo. Sono certo di aver preso in considerazione numerosi punti di interesse e, nonostante la storia non sia ancora entrata nel vivo, penso che a questo punto sia più chiaro quale sia il complesso quadro generale in cui ho ragione di credere il tema vada trattato, ovvero come un insieme di fenomeni in eterno mutamento che interagiscono tra loro come cose vive. Ho però momentaneamente deciso di sospendere il lavoro di lettura degli ultimi nuovi testi per dedicarmi completamente al nuovo romanzo, questo aggraverà ulteriormente la data di uscita del prossimo capitolo, ho per questo deciso di lasciare alla fine l'elenco dei testi che avevo intenzione di utilizzare. Sono bene accetti suggerimenti e critiche.

 

 

 

Introduzione.


Il Satanismo è un argomento complesso in cui personaggi e fatti reali si mischiano continuamene alle leggende, così come alle accuse, più astruse e fantasiose. Come si vedrà in seguito, in realtà non è possibile tracciare una sola storia, ma tante, che non porteranno ad un unico satanismo ma a diverse forme articolate e complesse, spesso direttamente in contrasto l'una con l'altra.

Un'altra particolarità di queste storie sta nel fatto che esse non seguono semplicemente un andamento altalenante, come lo definisce giustamente Massimo Introvigne nel suo libro [0], ovvero  di continui passaggi da periodi di libertà di espressione ad altri di severa repressione, ma anche a spirale; perché ogni volta che una forma di satanismo ricompare amplia il suo spettro di azione inglobando nuove idee, nozioni e influenze, fino a toccare e compenetrarsi con altre spirali che erano partite idee o filosofie differenti. Alla luce di ciò credo sia giusto precisare che questo studio ha la pretesa, pur non di completezza, di tentare di essere imparziale e di non affrontare la questione che spesso ricorre in questo ambiente tra cosa sia il "vero satanismo" e cosa no, cercando di seguire le briciole di questi percorsi alcune volte solitari e occulti altre chiassosi e provocatori. Comunque sia, come prima cosa ci serve una definizione, anche soltanto per restringere il campo di azione, e quella "Satanismo: culto di Satana, culto delle potenze diaboliche" della Treccani ci risulta subito stretta. Stretta per la parola Culto, che si riferisce al concetto di divinità, che non è presente ad esempio nell'atea Church of Satan californiana, la chiesa satanista riconosciuta ufficialmente più conosciuta a livello mondiale, e dall'altra parte stretta anche per racchiudere tutti i movimenti teisti in cui a volte Satana è visto come il nome volgare utilizzato nella bibbia per riferirsi a divinità pre-cristiane, ad esempio il dio egizio Set del Temple of Set.

Già con i primi due esempi citati ci troviamo di fronte al primo grosso divario interpretativo; perché spesso ci troviamo ad avere a che fare sia con studi che affermano che il Satanismo è un fenomeno moderno, la cui nascita corrisponde con la fondazione della prima Church of Satan, nell'Aprile 1966 (ambiguità alimentata dagli stessi membri, in quanto da quel momento inizia il conto del loro anno satanae) sia con la posizione di altri, più esoterici, che affermano il suo collegamento diretto con antiche dottrine pagane, in alcuni casi anche più antiche di quella egizia (ad esempio il dio sumero Enki del Joy of Satan Ministries) e così via fino agli albori della storia scritta, similmente all'antica religione a cui si riferiscono alcuni neo-pagani e wiccan. Non è esattamente la stessa cosa iniziare un discorso dai figli dei fiori o dallo sciamanesimo.

Ciò che rende possibile che una religione (con tutte le eccezioni del caso) incentrata su una divinità X possa sostenere, senza conflitti, di essere la stessa di un' altra che verte sulla la Y è una caratteristica del satanismo che nasce probabilmente dall'ambiguità di fondo della tradizione ebraica, da dove il nome Satana è stato diffuso. Ovviamente esistono diverse interpretazioni, ma anche quella più scolastica è assolutamente affascinante.

Per cominciare, nell'ebraismo in quanto culto monoteista, non esiste la figura del diavolo, ovvero una seconda divinità antagonista di potenza eguale e contraria al dio creatore. Senza addentrarmi nella complessità di questa lingua, è opportuno considerare che ha-satan (שָׂטָן, Sin-Tet-Nun) è sia un nome che un verbo quindi sia opporsi che colui che si oppone, e nell'antico testamento viene spesso usato proprio come nome comune e non come nome proprio; stesso uso ne farà Cristo, che lo citerà come la forza che tenta di impedirgli la sua missione; ad esempio quando si rivolge all'apostolo Pietro dicendogli: «Vattene via da me, satana, tu mi sei di scandalo» (Matteo 16, 22-23) [1]. Anche nei pochi casi in cui appare come personaggio, sempre nell'antico testamento, è probabilmente da considerare come una figura di accusatore ed oppositore più simile ad una manifestazione del dio Yahweh (יהוה, he-waw-he-yodh) che svolge questo ruolo, piuttosto che a una “maligna potestà” autonoma. Ma è a partire dalle traduzioni che il senso comincia a cambiare, fin dalla bibbia in greco dei settanta (circa 260 a.C.). La leggenda vuole che 72 saggi traducessero il testo ebraico e tutte le versioni fossero miracolosamente identiche (quindi senza errori o fraintendimenti): la parola ha-satan, viene tradotta anche con il Diavolo, in realtà solo due volte, quando riferita a poteri sovrannaturali. [2] Resta che, come scrive il grande lessico del nuovo testamento, concludendo l'analisi del termine Satana: "l'idea del satan nell'antico testamento è espressa così di rado c'è da rimanere sorpresi". L'idea cristiana di diavolo è figlia, secondo Minois, di numerosi attributi di altre religioni del vicino Oriente. Miti agonici che erano già presenti in area egizia (il dio Seth contro il dio Horus) o babilonese (Gilgameš contro il mostro Huwawa, il dio Marduk contro il mostro Tiāmat nell'Enûma Eliš) [3] in cui è ricorrente l'idea dello scontro dell'ordine contro il caos. Ciò è ancora più interessante se consideriamo che quando nella tradizione ebraica vengono citati dei demoni per nome come Belzebù, Baal, Dagon, Moloch e molti altri ancora, essi non sono altro che i nomi delle divinità adorate dagli altri popoli della Palestina come i canaanei, filistei, fenici e anche dagli stessi ebrei che si contrapponevano al culto di Yahweh o di El ovvero al loro unico dio [4].

Sempre nella septuaginta (bibbia dei settanta) Helel ben Shahar, figlio dell'alba, viene tradotto come eosphoros, stella del mattino / portatore dell'alba, che nella mitologia greca era il nome del fratello di phosphorus la stella della sera, ma la differenza tra i due è nebulosa in quanto entrambi  rappresentano emanazioni di Aphrodite intesa come il pianeta Venere. Helel nella Vulgata latina di san Gerolamo (IV secolo d.C.), stella del mattino, diventò Lucifer, ma da come viene utilizzato (solo una volta nell'antico testamento) è più che probabile che non fosse riferito a Satana visto che anche Gesù userà lo stesso termine nel nuovo testamento per riferirsi a se stesso: «Io Gesù ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese. Io son la radice e la progenie di Davide, la lucente stella mattutina.» (Apocalisse 22:16) [5]. È opportuno ricordare che quella unica citazione veterotestamentaria del nome Lucifer nel testo ebraico (Isaiah - 14:12), come diverse ricerche hanno dimostrato, si riferisce ad un sovrano babilonese decaduto che nella sua vita aveva perseguitato gli ebrei [6]. Per approfondire Lucifer “portatore di luce” / “dio di luce” si possono leggere il Timeo di Platone o le Metamorfosi di Ovidio. Interessante anche come nella mitologia norrena l'attributo “splendente” era della dea Freyja, matrona dei Vanir (la stirpe divina rivale), che andò a vivere tra gli Æsir (o Asi) insegnando a Óðinn (Odino)  l'arte femminile del Seiðr (o Seidhr, la stregoneria) [7] e a lei viene attribuito un giorno della settimana dei paesi del nord; Friday, come da Venere viene il nostro Venerdì [8]; lo stesso attributo lo troviamo anche in Bar Nemre (il figlio del risplendente), che assieme a Sin (la luna) e Baal Shamen (Baal dei cieli) compone la triade divina nelle iscrizioni di Eski Sumatar, nel tempio di Harran [8a].

Il fatto che il nome Lucifero all'epoca non fosse considerato negativamente è anche provato dall'esistenza di un San Lucifero, arcivescovo di Cagliari (m. ca. 370), acerrimo nemico dell'arianesimo: molto di quello che si sa di lui viene da un testo polemico proprio di san Gerolamo, Altercatio Luciferiani et orthodox. Interessante notare che i suoi seguaci erano chiamati luciferiani. [9]. Se sia stata una scelta deliberata o un susseguirsi di traduzioni errate e influenze esterne a creare questa ambiguità che ha inserito il dio malvagio Satana nella cosmologia cristiana, non è dato sapere; ciò che possiamo dire è che sui primi secoli del cristianesimo ebbero una forte influenza i testi della letteratura apocalittica non canonica, profondamente immersi nell'immaginario “epico” del paganesimo, ed è da qui che provengono il mito della rivolta degli angeli contro Dio, o la storia degli angeli che si innamorarono delle femmine umane, vennero a giacere con loro e insegnarono la magia ed altre simili (Libro dei Custodi, Libro dei Giganti, Visione di Enoch, Libro di Enoch, Libro dei Giubilei, Libro di Adamo) [10]. Questi testi, in seguito, influenzeranno il mito dell'analoga caduta dell'angelo Iblīs (Iblis, ar. إبليس) nel Corano, angelo fatto dal fuoco che non si volle inchinare ai piedi dell'uomo fatto di argilla. Nelle descrizioni di Satana questi racconti epici erano pesantemente influenzati, sempre per Minois, da Angra Mainyu (pah. Arimane o pers. Ahriman) che, con il suo esercito malefico di demonii (daeva), era il principio del male nel Mazdeismo iranico e persiano (anche noto come Zoroastrismo, la religione del profeta Zarathustra, e che per un periodo pare sia stata la più diffusa al mondo) [11].

Perché queste idee entrassero ufficialmente nel cristianesimo dobbiamo attendere prima di tutto la fine delle persecuzioni degli imperatori romani. Le più sanguinose furono dieci a partire da quella di Nerone (64 d.C.) per arrivare a Diocleziano (303 d.C.). Secondo una teoria interessante il famoso numero 666 dell'apocalisse si riferisce cabalisticamente proprio ai nomi di questi persecutori QeSaR NeRON (קסר נרון), anche se non dobbiamo dimenticare che la pura somma algebrica fu introdotta secoli dopo così come i numeri arabi. [14] Dopo l'editto emanato a Milano nel 313 d.C. da Costantino e Licinio, che riconobbe alle comunità cristiane piena libertà di culto e parità di diritti nei confronti di tutte le altre comunità dell'Impero (quindi si smise di darli in pasto ai leoni), si avviò un processo concluso da Teodosio nel 380 d.C. che rese il cristianesimo culto ufficiale mettendone l'imperatore a capo. È di questo periodo la figura di Aurelio Agostino d'Ippona (354 - 430), meglio noto come Sant'Agostino che, nato da padre pagano e madre cristiana dopo una giovinezza secondo alcuni dissoluta e inquieta, milita per anni nell'astrologia, poi nel neo-platonismo ed è uno zelante diffusore del manicheismo, fino alla sua ultima conversione al cristianesimo nel 386 che lo portò a diventare uno dei padri della chiesa cattolica. Il suo personale percorso e l'ossessione per il problema del male lo portarono ad introdurre il concetto di libero arbitrio, ovvero la scelta che può sfociare nel peccato, nonché un astio totale per il piacere fine a se stesso così come per l'arte, in particolare il teatro.

L'impronta della religione fondata da Mānī (215-277 d.C.) non è affatto cancellata; in fatti questa, al contrario dell'ebraismo (e probabilmente del primo cristianesimo), era una religione radicalmente dualista in cui due principi, la luce e le tenebre, indipendenti e contrapposti, influivano su ogni aspetto dell'esistenza e della condotta umana. Le sue idee, riprese dalla maggior parte degli autori cristiani fino alla scolastica del XI-XII secolo che ne definirà ulteriormente la forma, introducevano elementi che ritroveremo nel prossimo capitolo. Dal suo punto di vista infatti era impossibile distinguere tra le superstizioni del popolo ignorante, le riminiscenze del paganesimo e la demonologia vera e propria. Dello stesso periodo è Tertulliano (155 c.a. - 230 c.a.), il primo autore che utilizza il termine diavolo (diabolus) che poi sarà inserito come vedremo nella Vulgata, mentre il De divinatione daemonum, scritto tra il 406 e il 411 da Sant'Agostino espone la gerarchia e le caratteristiche dei demoni. Nel De doctrina christiana, sempre Sant'Agostino, pone le basi dell'idea cristiana del patto con i demoni [12] anche se è necessario ricordare che il suo uso del termine daimon è mutuato dalla cultura classica, di cui i padri della chiesa erano massimi esperti anche se in conflitto tra loro se fosse opportuno o meno tramandarla.

Il dèmone (dal greco antico δαίμων, dáimōn, «essere divino») è, nella cultura religiosa greca, un essere che si pone a metà strada fra ciò che è divino e ciò che è umano, con la funzione di intermediare tra queste due dimensioni. Diverse accezioni se ne troveranno poi nella filosofia, come ad esempio Socrate, il quale riferisce di un dàimon o spirito-guida che lo assiste spesso in ogni sua decisione mentre in Platone il dèmone Eros è quella forza demonica che consente all'uomo di elevarsi verso il sovrasensibile [13]. Sarà solo nel XIII secolo, con l'arrivo dell'età scolastica, che i demoni impersonali saranno sostituiti con la figura ben più compromettente e definitiva del diavolo. Già da qui credo sia evidente che, come diceva l'agente Smith nel primo Matrix: «quello che credi di sapere si questo personaggio è ininfluente». Se seguiamo questo ragionamento, sia chi si riferisce a Satana come personificazione del verbo opporsi, ribellarsi e sia chi si riferisce a lui come antico dio (o fulcro di un insieme di dei se consideriamo dark pagans o satanic polytheist), specialmente in relazione alle religioni del mediterraneo orientale, ha le sue giuste ragioni. Per questo, la definizione di comodo che useremo sarà: “si definisce satanismo qualunque forma intellettuale, religiosa, artistica, filosofica o stile di vita che si riferisce esplicitamente ad un idea o entità chiamata Satana” con la postilla all'italiana “o ad altre associabili”. La postilla ci servirà più avanti per il luciferismo gnostico, visto che generalmente per questa corrente Satana e Lucifero sono considerate entità distinte; per completezza inseriremo il tema in questa ricerca, anche se, al contrario, probabilmente la maggioranza dei satanisti moderni usano i nomi Lucifero e Satana in maniera intercambiabile o considerano il primo l'aspetto luminoso del secondo. Altra eccezione sarà quella che ci introdurrà a tutto il discorso legato a H.P. Lovecraft che allo stesso tempo ci permetterà di scavalcare tutte le religioni antiche fino a quando non saranno direttamente associate a Satana.

 

Capitolo I

Eresia e sincretismo (dal II al V secolo d.C.)

Per arrivare ad un satanismo che rientri nella nostra definizione dovremo fare un notevole salto temporale ma, rimanendo nel periodo storico di cui stiamo parlando, troviamo l'origine di altre spirali che ritroveremo più avanti ed è necessaria una parentesi.

 

Se consideriamo il cristianesimo come un “aggiornamento” dell'ebraismo, è normale che per affermarsi come identità autonoma si confrontasse con le altre religioni del mediterraneo, e se c'era un luogo che poteva essere considerato il crocevia di tutto il sapere antico ed in cui si trovavano i pesi massimi della filosofia e della religione del mondo egizio-ellenistico; questo era Alessandria d'Egitto con la sua immensa biblioteca (sicuramente poi distrutta ma da chi e quando è ancora oggetto di dibattito). Alessandria d'Egitto è riconosciuta come culla di diverse contaminazioni filosofico-religiose, pensiamo al dio greco-egizio Serapide (Σέραπις o Σάραπις) raffigurato con una mano appoggiata su Cerbero e un moggio di grano in testa, associato a Ea (Sar-Apsi ”signore degli abissi”), Ade, Horus (Harpocrate) ma anche Zeus e Dioniso [15]; divinità praticamente inventata a tavolino da Tolomeo I (367 a.C. ca. - 283 a.C.) che diventerà il patrono della città unendone le genti, insomma, il livello di sincretismo era tale che l'imperatore Traiano dirà «Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi vicari di Cristo» [16]. Accanto a Serapide si poteva trovare anche la statua di Hermanubiš (Ermanubi o Hermanubi) una divinità greco-egizia nata dalla fusione di Ermes e di Anubi [16a]. È importante considerare che tutta la cultura egizia diffusa per l'Europa è sempre stata veicolata per via indiretta, nella sua versione ellenizzata, non ci furono contatti diretti con l'Egitto.

Qui vede la luce anche il dio sincretico Thot-Ermes, che secondo molti sarà poi chiamato Ermete Trismegisto, e probabilmente questo è anche il contesto in cui si svilupperanno le elaborazioni neo-platoniche che porteranno allo gnosticismo (che a suo volta unisce elementi di neo-pitagorismo, zoroastrismo, cristianesimo e buddismo). Il buddismo, in particolare, esula dalla nostra ricerca ma è interessante sottolineare che sia Gautama il Buddha che Mahavira (ultimo Tirthankara del Giainismo) erano membri dei kshatriya, cioè appartenevano alla casta dei re e dei combattenti eternamente sottomessa a quella superiore dei sacerdoti che monopolizzava il sapere, e le loro filosofie sono permeate di un attitudine di ribellione, prima di tutto contro il sistema castale.

Il termine greco gnosis, conoscenza, come viene usato da Platone non si riferiva a nulla di esoterico o segreto, fu con l'avvento del neo-platonismo che avvenne l'elaborazione in forma religiosa del concetto per cui lo scopo dell'esistenza fosse il riconnettersi alla fonte originaria, il vero Dio (o Monad). Il termine Demiurgo (dal greco dēmiurgòs, lavoratore pubblico o artigiano) descritto la prima volta da Platone sempre nel Timeo (360 a.C.), nasce come un mito, una parabola; da qui gli gnostici costruirono una complessa cosmologia dualistica in cui teorizzavano che il mondo fosse stato creato non da Dio, ma da Eoni che, nel loro complesso formavano il Pleroma. Di particolare interesse per la nostra ricerca sono le contaminazioni gnostico-cristiane secondo le quali, quando un eone chiamato Sophia emanò senza Cristo, il suo eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore (nei testi gnostici a volte chiamato Yalda Baoth, Hysteraa, o Rex Mundi per i Catari che ritroveremo nel prossimo capitolo). Col passare del tempo, sempre più allontanandosi dal pensiero di Platone, lo gnosticismo si cristallizzò in una forma tendente al rifiuto per il mondo fisico come intrinsecamente decadente e imperfetto così come il Demiurgo che lo ha creato: un dio impostore, ignorante se non malvagio.

Nel Vangelo di Giuda (composto tra il 130 e il 170 d.C. circa e riscoperto solo nel 2006), che era il testo di riferimento di alcune comunità cristiano-gnostiche, si racconta di Gesù che deride i discepoli che pregano l'entità che loro credono essere il vero Dio, ma che è in realtà il malvagio Demiurgo (Yahweh del Vecchio Testamento, o in alternativa Satana) [17].
Per questo i cainiti (II sec.) veneravano tutti i personaggi della Bibbia, oppositori del creatore, come Esaù, Cam, gli abitanti di Sodoma e Gomorra, Giuda e soprattutto Caino (da cui il nome della setta), l'eone decaduto per colpa di sua madre Sophia (Eva) e quindi il personaggio depositario della gnosi [18]. Ricordiamo che Caino viene ritratto come un peccatore e come il primo traditore della storia, poiché assassinò suo fratello dopo che Yahweh rifiutò i frutti e le bacche offerte in sacrificio, preferendo le bestie sacrificate da Abele. 
Non mi è chiaro se ciò potrebbe essere legato ad alcune affermazioni ambigue del nuovo testamento come quella in cui Gesù Cristo chiama Satana “il governante di questo mondo” (Giovanni 12:31) e come ci si possa collegare al discorso delle traduzioni errate.

Da segnalare anche gli gnostici ofiti, o naaseni che veneravano il serpente (dal greco òphis e dall'ebraico nâhâsh), mandato da Sophia (o era lei stessa in sue sembianze) per indurre gli uomini a nutrirsi del frutto della conoscenza proibita dal Demiurgo, al fine di far loro acquisire la gnosis di cui avevano bisogno per risvegliarsi dai suoi inganni e evolvere al vero Dio ovvero a un livello ben superiore del loro creatore [19]. Alcuni comunque, ritengono che il serpente di cui si parla sia molto più simile al concetto energetico di Kundalini dei maestri spirituali indiani; inoltre è anche da tenere presente che il serpente del giardino dell'Eden era inizialmente un semplice serpente, non un dio o un essere spirituale ma «il più scaltro di tutti gli animali», infatti nella torah per le sue maldicenze (ovvero il veleno) era condannato alla lebbra simboleggiata dal cambio della pelle [20]. L'interpretazione “diabolica” compare per la prima volta nel libro della Sapienza (2,24) del I secolo d.C., prima di imporsi con l'Apocalisse nella tradizione cristiana [21]. In queste dottrine la gnosi o conoscenza della vera natura dell'umanità è qualcosa che deve essere scoperto dal proprio interno, ma allo stesso tempo deve avere essere stimolato da una fonte esterna, da quelli che sono chiamati messaggeri di luce o Eoni come Seth (quello biblico, terzo fratello di Caino e Abele, da non confondere con l'egizio Set a volte trascritto in greco con l'h finale), Gesù o il profeta Mani.

Mani, che abbiamo già incontrato, probabilmente a sua volta influenzato da Mandaenismo, riteneva di aver ricevuto la sua rivelazione da uno spirito, che successivamente chiamerà il suo gemello, il suo syzygos, il suo doppio (approfondiremo in seguito il tema del Doppelgänger), il suo angelo custode, il suo sé divino, tra i testi di riferimento della sua religione ritroviamo le scritture aramaiche del Libro di Enoch e il Libro dei giganti cui si era già accennato nel capitolo precedente [22]. Per concludere questo breve escursus sui culti dualisti del sud est europeo non può mancare menzione agli Yezidi (curdo: ئێزیدی , che chiamano se stessi Êzidî o Izidi [23]): una minoranza di lingua curda di cui tanti parlano ma poco si sa.

Quello di Melek Ta'us è un culto sincretico che ha assorbito nel tempo elementi propri di mitraismo, mazdeismo, manicheismo, islam (in particolare ismaelita), giudaismo e anche cristianesimo (sembra che vi si siano convertire intere tribù di nestoriani) e verso le forme religiose di questi ultimi si è nel tempo sempre più avvicinato. Anche qui ci troviamo di fronte ad una doppia divinità; un dio primordiale ora inattivo, la cui azione è terminata con la creazione dell'universo e Melek Ta'us, invece attivo ed efficiente, in origine un angelo dalle sembianze di un pavone (Melek vuol dire appunto "angelo" e Ṭāʾūs significa "pavone"), che in una leggenda musulmana aiutò il serpente Iblīs nella seduzione di Eva (o in quella dei Drusi ne fu proprio l'artefice). Sembra che qui, ad un antica base culturale persiana (come la metempsicosi, un'importante culto del fuoco e riverenza nei confronti del sole e della luna che a sua volta poggia direttamente sull'antica dottrina mesopotamica e sullo sciamanesimo) si siano inserite successive leggende, sia ebraiche che islamiche, che aggiungevano nuovi particolari all'antico testamento. Per esempio nel 75° trattato del Libro di Giovanni Battista (Drashia d-Yahia) della setta gnostica dei Mandei troviamo una leggenda del pavone che ricalca quella di Caino e Abele, in cui alla fine il pavone ribelle si calma e viene perdonato e “riabilitato” dal padre [24]. Questo dovrebbe mettere sotto una diversa luce il racconto che wikipedia ci riporta senza fonte ma presumibilmente parte di uno dei testi sacri in cui “Melek Ta'us, [...] dopo essere decaduto, si pentì e decise di ricreare il mondo che era stato distrutto. Riempì perciò alcune giare con le sue lacrime e se ne servì per estinguere il fuoco dell'Inferno” [25].

Tra le scritture dei Yezidi le più importanti sono due piccoli libri: uno è chiamato in curdo Kitêba Cilwe e viene traslitterato anche come Kitab Al Jilwah (Libro della rivelazione), e l’altro è il Mishefa Reş (il Libro nero); il primo risalirebbe all'anno 1162 o 1163 e il secondo al 1342 o 1343 probabilmente scritti originariamente in arabo [26]. È importante notare come questo presunto periodo della stesura sia perfettamente coerente con la nostra ricerca, come si vedrà nel prossimo capitolo, e che questo mantenimento di una tradizione sciamanica in ambiente iranico è stata probabilmente alle origini del Bon, nel tibet occidentale, cui dopo si aggiunse la componente buddista [27]. La loro fama di adoratori del demonio derivante appunto dal nome Šeytān-perest (la maniera dispregiativa con cui venivano chiamati dai Turchi, così come Shaiôān peresht dai Persiani) li ha resi noti in occidente tramite il mondo dell'esoterismo, (Crowley e LaVey prima, il satanismo spirituale poi), insieme all'altro nome: Čyrāğsöndüren (Cyrag-sonduren, spegnitori di lampade, con riferimento alle presunte orge incestuose che avrebbero praticato appunto nelle tenebre). Questi attributi sono costati loro sanguinose persecuzioni fino al rischio di sterminio nel 1892, quando le truppe ottomane penetrarono nella valle di Lalish, e ancora sotto il regime di Saddam Hussein e quindi con gli attentati Talebani. Il tutto poggia su un'ambiguità: è vero che il loro dio è il tentatore dell'Eden ma è parte di una complessa angeologia tra cui troviamo elevati ad angeli numerosi santi e dottori musulmani, sufi, e ancheʿĪsā ibn Maryam, cioè Gesù. Se il Melek Ta'us Yezida è un Satana pentito e perdonato di una religione che non riconosce il male se non come “il complesso di quegli avvenimenti e accadimenti che non garbano all’uomo” [28] ha ben poco da spartire con altre interpretazioni che incontreremo in seguito. Inutile nascondere che il collegamento di questa setta con il mondo mesopotamico e di come questa si sia adattata e mutata nei secoli è senz'altro affascinante.

Ma ritorniamo ad immergerci nel vocabolario del sincretismo alessandrino, dove la parola gnosi era usata per indicare conoscenza diretta (intuizione, da differenziarsi dal quella analitica) il che ha portato nei secoli una confusione tra il pensiero delle sette dualiste di cui sopra e l'approccio individuale e sperimentale caratteristico del pensiero ermetico che sotto molti aspetti sarà la base del metodo scientifico ed empirico. “L'ermetismo rifiuta ogni credo semplicistico e ogni fede cieca. Rifiuta sia il dogma codificato sia l'interpretazione obbligata e l'autorità dei sacerdoti. Respinge anche l'intelletto razionale come mezzo supremo di conoscenza, come arbitro supremo della realtà. Al contrario enfatizza ed esalta l'esperienza mistica o soprannaturale, l'apprendimento diretto e di prima mano del sacro, la conoscenza diretta dell'assoluto.” Per l'ermetismo, al contrario dello gnosticismo, la realtà (in ogni suo aspetto) era accettata come parte di un unica totalità, da qui il motto della tavola di smeraldo “come in alto, così in basso”.

L'ermetismo era più di un sistema intellettuale, proponeva anche una serie di metodi per mettere in pratica le idee, come la meditazione, l'esercizio spirituale, il controllo della respirazione (informazione però da verificare) e l'alchimia [29]. I presupposti di collegamento con l'approccio al taoismo cinese (e vedremo al tantra indiano) ci sono, come evidenziato dallo schema di R. A. Wilson in Illuminatus! [30], ma prima che queste correnti di pensiero entrassero davvero in contatto tra loro tramite la via della seta ed altri snodi commerciali tra oriente ed occidente, è probabile che si siano sviluppate in maniera autonoma, ognuno con il suo linguaggio relativo al suo contesto di origine; interessante notare che uno dei tramiti principali del passamano che portava le merci in Europa dalla via della seta erano proprio i Parsi, seguaci del Mazdeismo [31] e che questa strada passi vicino alla fortezza di Alamut, sede della setta degli assassini [32].

Dopo la definitiva distruzione della biblioteca di Alessandria e alla chiusura della scuola platonica di Atene (nel 529 per ordine di Giustiniano) l'humus culturale del pensiero alchemico, neoplatonico, medico e dell'astrologia continuò a svilupparsi lontano dal cristianesimo ortodosso, nel mondo arabo pre-islamico. Pensiamo ad esempio al centro culturale di Jundishāpūr (گندیشاپور, Gundeshapur), dove sembra che Mani fu imprigionato e morì mentre secoli dopo i testi di Aristotele, Platone, Pitagora e Galeno furono tradotti in Arabo e studiati mentre cristiani siriaci e nestoriani vi si rifugiavano in fuga dalle persecuzioni; o all'accademia di Ḥarrān (Harran prima Carrhae, o Carrae o ancora Carre), vicino a Baghdad [33], i cui abitanti originali erano eredi di una tradizione astrolatrica pagana derivata direttamente da caldei e babilonesi [34] che si sovrappose proprio con il neoplatonismo subendo anche influenze dalla cultura aramaica e dalle tradizioni animiste delle tribù del deserto poi confluendo nell'ermetismo; rimanendo protetta, grazie alla sua posizione, dalle persecuzioni anti-pagane che seguirono agli editti di Teodosio (389 d.C.) e Giustiniano (529 d.C.)[35].

Secondo il Fihrist (Kitāb al-Fihrist), l'indice completo di tutte le opere in arabo dell'epoca scritto dallo storico Ibn al-Nadìm alla fine del X sec., gli abitanti di Harran furono obbligati dal califfo abbaside al-Maʾmūn (detto il Principe dei credenti) a scegliere fra la morte e la forzata conversione all’Islam, oppure ad una delle altre religioni monoteistiche tollerate e questi, al suo ritorno, proclamarono di essere appunto i coranici Sabei (al-Sàbi’ùn, a volte scritto Sàbah), nome che appare nel corano (Sura II, 62 - Sura V, 69, - Sura XXII, 17) ma allora non era chiaro a chi si riferisse (probabilmente alla setta non ebraica ma credente dei Timorati di Dio). La questione dell'identità dei Sabei di cui si parla nel Corano ha generato moltissime diatribe, sia in seno al mondo arabo sia nelle versioni latine, che non possiamo approfondire oltre se non per due punti, il primo è per la la particolare scelta di traduzione dell'esegeta Roberto da Ketton (Robertus Ketenensis, 1110? - 1160?) che, solo una delle tre volte li definisce angelos loco Dei adorantes (coloro che venerano gli angeli invece che Dio) che ci ricorda il culto degli angeli degli Yezidi, il secondo è che sia Maimonide (o Rambam, 1138 - 1204) che Averroè li contempleranno tra i seguaci della prima religione della terra, antichi sapienti sostenitori dell'eternità del mondoLa loro fine è stata decretata dalle deportazioni che subirono da parte dei Mongoli nel 1271 o forse ancora prima, con la distruzione del tempio della Luna (altro punto che ci ricorda gli Yezidi) da parte di alcune bande di Mammelucchi nel 1032. Per chi volesse approfondire consiglio l'interessantissimo lavoro di Fantini e Prato su cui ho basato tutta questa parte [36].

Seppur inizialmente queste correnti di pensiero crebbero in un contesto libero, molto presto furono costrette a muoversi in segreto e fu così che forse l'attitudine all'individualità, che troviamo ad esempio nel motto platonico: “colui che conosce la sua natura diventa Dio”, diventò anche una necessità di sopravvivenza. Interessante per la nostra ricerca notare che l'enciclopedista arabo Abū al-Ḥasan ʿAlī al-Masʿūdī (ar: ﺍﺑﻮ ﺍﻟﺤﺴﻦ ﻋﻠﻲ المسعودي,‎ 897 - 957, spesso abbreviato in Al Mas'udi) riportò nel suo lavoro più importante, il Murūj al-dhahab (tradotto con una certa approssimazione Le praterie d'oro), che proprio su una delle porte maggiori del tempio di Harran, ai suoi tempi, era leggibile la scritta monumentale “conosci te stesso per diventare Dio”, affermazione che può venir letta diversamente se consideriamo la leggenda che la città fu fondata da biblico re Nimrod [37].

Nonostante l'accademia di Jundishāpūr restò attiva fino al X secolo, tutto il mondo arabo cambiò profondamente dopo Maometto, che nel 630 si impadronì della Mecca, città sacra della regione che ora è l'Arabia Saudita, distrusse gli idoli e la trasformò in un tempio islamico da cui diffuse la sua religione. Questo stava succedendo anche nelle zone cristiane: nel 601 papa Gregorio I, riferendosi all'Inghilterra, invitava apertamente a distruggere gli idoli ma a mantenere intatte le strutture dei templi pagani nonché a sostituire le feste tradizionali degli dei pagani con quelle di santi e martiri. [38].

A differenza dell'approccio cristiano però, le correnti principali dell'Islam non ammettono né riconoscono il clero, dal momento che si crede non possa esistere alcun intermediario fra Dio e le sue creature [39]. In particolare nell'Islam sunnita la totale mancanza di sacerdozio portò alla conclusione che era perfettamente normale, legittimo e doveroso che il musulmano ricerchi personalmente quale sia la volontà di Dio, l'obbedire alla quale permette di evitare il peccato che altro non è se non la disubbidienza alle Sue disposizioni (tant'è vero che muslim, musulmano, significa proprio chi si assoggetta alla volontà di Dio) [40]. Il concetto coranico di hanìfiyya, appunto, si trova espresso nella sua forma originaria quanto emblematica dalla vicenda del patriarca Abramo e dalla sua relazione esclusiva e personale, con Dio [41]. È comprensibile quindi la ragione per cui l'ermetismo, ed in particolare l'alchimia, furono abbracciate con grande fervore da tutti quegli islamici che si approcciavano ad un discorso di ricerca spirituale individuale. Stiamo parlando del Sufismo (o Tasawwuf), i cui testi sono spesso del tutto analoghi al corpus ermetico.

Il più importante degli alchimisti arabi/sufi, Jābir ibn Hayyān (latinizzato in Geber), vissuto a cavallo del VII e VIII secolo è da taluni storici della scienza considerato come il punto di passaggio tra l’alchimia e la chimica. Oltre alle numerose scoperte in materia e all'introduzione di nuovi strumenti da laboratorio, sembra che sia stato il primo ad usare in alchimia prodotti di origine animale, quindi sangue, urina e midollo osseo [42], coerentemente con alcune fonti tibetane che affermano che egli abbia studiato i riti tantrici [43].

Quando il discorso alchimia si amplia ed esce dal suo classico contesto del laboratorio ci troviamo a dover considerare le nozze e unioni di elementi chimici in maniera anche simbolica e, con l'introduzione di componenti animali, si aprono le porte all'utilizzo di quelle umane. Queste potrebbero anche essere speculazioni ma ci obbligano a sfiorare l'argomento tantra; di come esso sia o non sia venuto in contatto con la mistica occidentale: un argomento spinoso su cui si è tanto speculato ed è ancora molto dibattuto. Il tantra è un insieme di tradizioni esoteriche indiane con radici nell'induismo e nel tardo buddismo; è spesso diviso per i suoi praticanti in due diversi percorsi: dakshinachara e vamachara, tradotti rispettivamente come sentiero della mano destra e il sentiero della mano sinistra. Dakshinachara è costituito da pratiche tradizionali indù come ascesi e meditazione, mentre vamachara comprende anche pratiche rituali che sono in conflitto con l'induismo tradizionale, come ad esempio i rituali sessuali, il consumo di alcool e di altre sostanze intossicanti, sacrifici di animali, e nel consumo di carne. I due percorsi sono visti da tantristi come approcci ugualmente validi per l'illuminazione. Alcuni definiscono semplicemente il sentiero della mano sinistra come “immersione” e il sentiero della mano destra come “astinenza” [44]. L'approccio tantrico del vama-marg al sesso, ad esempio, ha poco a che fare con i riti pagani propiziatori come il Baccanale in onore di Dioniso/Bacco, non stiamo parlando di un lasciarsi andare agli istinti ma di un approccio metodico, con più regole del percorso “regolare” del monaco. Sull'argomento ritorneremo in seguito.

Sant'Epifanio di Salamina (Epiphanius, ca.310 - 403) ci descrive una setta gnostica di Alessandria, i Fibioniti (o Phibionites) che organizzavano banchetti che si trasformavano in orge estatiche. Coppie sposate scambiavano partner, sperma e sangue mestruale venivano raccolti e offerte come dono a Dio prima di essere consumate come corpo e sangue di Cristo. Non ci è dato sapere se il santo non stesse un po' esagerando nella sua dettagliata descrizione allo scopo di denigrare così anche le loro idee spirituali, cosa non inusuale per l'epoca, storie simili, ad esempio, ruotano intorno anche alla setta dei borboniti. Oltre alla condanna della prima ortodossia cristiana, tutti i movimenti di ispirazione Sethiana, che avevano cercato una conciliazione, se non affiliazione con la filosofia tardo-antica, sono stati aspramente respinti anche dai filosofi neoplatonici, tra cui Plotino che li considerava "eretici", "imbecilli" e "blasfemi" fino ad accusarli di misoteismo (odio di Dio, anche se dal loro punto di vista si tratta di odio del Demiurgo) [45]. Altre sette interessanti dal nostro punto di vista sono sicuramente i seguaci di Carpocrate [45a] che predicò, sotto l'imperatore Adriano (117-138), insegnando che il mondo era stato creato da angeli inferiori o decaduti, chiamati demoni, che copulando con gli angeli, avevano generato gli esseri umani ed il mondo materiale. Le anime degli uomini erano state intrappolate da questi demoni nei corpi e sottoposte a sofferenze per secoli e secoli, mediante continue e inconcludenti reincarnazioni da cui l'unica via di uscita è l'unione con Dio, non dissimile dal Nirvana dei buddisti. Il problema che insorge in questa visione del mondo è anche legato alla procreazione, se l'universo è una trappola generare nuove vite è una cattiveria. Conseguentemente i carpocraziani praticavano il libertinaggio e il rifiuto del matrimonio, l'abolizione dei ranghi sociali e la messa in comune dei propri beni (una forma di comunismo ante litteram), ed erano dediti alle arti magiche e alla preparazione di filtri d'amore; secondo Ireneo di Lione (II sec d.C.) inoltre c'è anche chi accenna a droghe allucinogene. Crearono scandalo da una parte ma ottennero anche consensi, se consideriamo che era una setta che si prefiggeva come punto principale il rifiuto dei dieci comandamenti di Mosè (personaggio particolarmente disprezzato). Era presente una piccola comunità in Africa, fondata da un certo Quintill [45b].

Stando alla nostra definizione nessuna delle religioni di cui si è parlato può essere definita satanismo, lascio il beneficio del dubbio solo sullo yazidismo anche se è probabile che la loro reputazione sia dovuta alla strenua resistenza alle persecuzioni dei wahhabiti che li consideravano "apostati", e dei tradizionalisti sunniti che li chiamano "adoratori del diavolo", mentre il loro naturale contesto sarebbe da considerare analogo alle eresie cristiano-gnostiche anche se naturalmente con basi più antiche visto che nelle sue prime forme si data intorno al XX sec. a.C.

La necessità di questa parentesi credo sia fondamentale per capire molti degli sviluppi del satanismo successivo; l'idea dei teisti (o spirituali) che prendono ispirazione dall'americano Joy of Satan, ad esempio, che vedono in Yahweh un dio malvagio, oppressore ed un usurpatore della creazione, è quasi perfettamente sovrapponibile a quella gnostica, così come il ruolo benefico del serpente della genesi che era già consolidato nel II secolo d.C. (il fatto che gli gnostici considerassero Gesù uno dei maestri non è rilevante). Questa idea è condivisa anche da alcuni luciferiani gnostici moderni [46], e in fondo il personaggio “Gesù”, almeno come viene descritto ignorando tutta la sovrastruttura che ci è stata edificata sopra, è un ribelle che si scaglia contro molte delle caratteristiche della chiesa (ebraica) dell'epoca [47]. Chiaro che molti satanisti prendono ebraismo, cristianesimo e cattolicesimo come sinonimi e si schierano dall'altra parte, ma è doveroso precisare che ci sono differenze. Altro discorso è quello del percorso individuale, dell'approccio diretto con il mondo spirituale senza intermediari e del metodo scientifico applicato alle cose dell'anima, che abbiamo accennato parlando dell'ermetismo antico, tantra e sufismo, percorso non troppo differente dall'uso che i moderni esoteristi e satanisti fanno delle frequenze audio per la meditazione, della magia sessuale o in alternativa di alcuni allucinogeni, e l'esaltazione del percorso individuale di alcune correnti. Gnosticismo ed ermetismo avevano anche la caratteristica di essere elitari, come saranno più avanti le società segrete. E infine l'esempio di Serapide: ciò che ad Alessandria fu fatto per unire le genti sotto un unico credo fu fatto anche nella cristianizzazione dei pagani; questo processo ha trasformato Satana in un nome collettivo che contiene elementi anche contrastanti tra loro come quello di signore degli abissi, artefice o complice nella creazione del mondo, portatore della magia e della conoscenza, patrono degli istinti e del mondo naturale e animale. Ma per arrivare alla caratterizzazione definitiva di Satana dobbiamo fare un salto temporale, fino al 1300.

 

Capitolo II

Gli erratici, i veicoli del pensiero. (dal XI al XIII Secolo)

Alla fine dei secoli bui, più propriamente chiamati alto medioevo, emergono tutta una serie di nuovi riferimenti per la nostra ricerca. Seppure ci sono state eccezioni, come il vescovo spagnolo Priscillano processato per magia (oltre che per eresia) e ucciso su ordine dell'imperatore Magno Massimo nel 385 [48] oppure la filosofa pagana Ipazia uccisa dai monaci parabolani ad Alessandria d'Egitto nel 415; rispetto ai primi dieci secoli dell'era cristiana cambia il modo di considerare le persecuzioni violente di carattere ideologico su vasta scala.

Nel mondo arabo la giurisprudenza considerava degna di protezione la Gente del Libro (Ahl al-Kitāb arabo:هل الكتاب‎) ovviamente a patto che rispettasse la legge e pagasse una tassa personale; interessante notare come libri rivelati tollerati, oltre alla Tōrāh per gli ebrei ed il Vangelo (Injīl) per i cristiani, erano considerati anche l'Avesta per gli zoroastriani, i Veda per gli induisti e, come abbiamo visto con l'inganno, anche i testi della religione apparentemente monoteista dei Sabei di Harran. Lo potremmo quasi considerare un lungo periodo di tolleranza religiosa dei canali ufficiali, almeno fin tanto l'eresia non si trasformasse anche in un dissenso politico [49], come in realtà era già accaduto nella legge romana, che inizialmente aveva condannato la magia, specialmente nel suo uso privato, ma quando fu scoperto un complotto che impiegava degli stregoni ai danni della vita dell'imperatore Valens, nel 374, impiegò tutta la sua forza repressiva cercando e distruggendo tutti i libri che riusciva a trovare e a volte intere biblioteche [52].

Nel mondo cristiano, per quanto sant'Agostino avesse espressamente affermato che le superstizioni del popolo erano reminiscenze del loro retaggio pagano e della demonolatria, la posizione generale era semplicemente di superiorità. Le fonti che abbiamo a disposizione sono i penitenziali e gli agiografi, cioè i resoconti delle vite (e dei poteri sovrannaturali) dei santi, in particolare quelli che erano andati a convertire i popoli del nord Europa. Ad esempio Gregorio di Tours (c.a. 538 - 594), nel suo libro Liber in gloria confessorum (a gloria dei confessori) scrive di san Sinforiano di Autun che due secoli prima con un segno della croce paralizza i buoi di un corteo di contadini e frantuma l'idolo della dea Berenizia, che l'autore accomuna al culto di Apollo e Diana “madre dei demoni”, salvandoli dalla loro ignoranza e convertendoli con un sol gesto alla vera fede. In un altro testo De correctione rusticorum, Martino di Bracara (conosciuto anche come Martino da Braga - c.a. 520 - 580) sempre sotto l'influenza di Agostino, afferma che i demoni si sono fatti dei pagani per confondere gli umani e ottenere la loro venerazione [50], Isidoro aggiunge che all'origine erano uomini e i demoni hanno fuorviato le generazioni successive, inventando l'idolatria, spiegando poi la relazione tra questi e gli angeli caduti [51]. Questo appellativo della dea Diana probabilmente non ha nulla da spartire con con la Diana Lucifera (o Diana Lucina) citata da alcuni moderni roman reconstructionist pagans e neppure con il culto di Aradia, figlia di Diana e Lucifero di cui parlerà Leland nel 1899 ma è un ambiguità che ritroveremo riguardo chi presiede al sabba delle streghe. Comunque agli inizi dell'anno mille le tipiche punizioni per essersi rivolti ad una strega erano penitenze, digiuni o periodi a pane ed acqua, culminanti, nel caso di ammissione di praticare la magia, nell'allontanamento dalla comunità.

Nel Canon Episcopi (allora erroneamente attribuito al concilio di Ancira del 314 ma in realtà comparso per la prima volta nel 906, poi ripreso alla lettera un secolo dopo da Brucardo di Worms e inserito ufficialmente nel diritto canonico nel XII secolo da Graziano) possiamo leggere “I vescovi e i loro preti devono darsi da fare presso tutti gli uomini per estirpare dalle radici l'arte dei sortilegi e della magia inventata da Zabulone e se trovano un uomo o una donna che seguono quest'arte delittuosa li espellano dalla chiesa coprendoli di vergogna […]: Né qui va passato sotto silenzio che certe donne scellerate, seguaci di Satana e ingannate da fantasmi diabolici, credono e pretendono di cavalcare di notte degli animali con Diana, la dea pagana, o con Erodiade, e con una turba di altre donne, percorrendo grandi distanze nel profondo della notte silente, obbedendo agli ordini della loro signora che le chiama al suo servizio in notti ben determinate”; si evince che il potere di Satana era quello di creare illusioni, fantasmi per ottenebrare le menti e allontanarle dalla verità, il sabba non era reale [53] (Zabulone era, secondo una diffusa credenza medievale, avversario magico del poeta Virgilio, che questi però sconfisse ottenendone i poteri [54]).
Le autorità laiche, dal canto loro, percorrevano una strada simile se consideriamo che sia Rotari, nell'Editto del 643, che Carlo Magno nella Capitulatio de partibus Saxoniae del 785, condannano chiunque uccida una donna perché ritenuta strega (o una masca, un vampiro) in quanto credenza indegna per un cristiano, nonostante, nell'Admonitio Generalis di tre anni dopo l'imperatore proibisca esplicitamente la pratica magica in generale [55]. Ancora più specifico, il codice Franco Pactus legis Salicae (o legge salica, Lex Salica - c.a. 510) che condanna sia una persona che lancia un incantesimo contro un'altra, sia chi accusa una donna di essere una strega (lat. stria o meretrica) e non è in grado di provarlo: la pena sarà tre volte maggiore della stessa ingiusta accusa rivolta ad un uomo; una sorta di tutela della donna [56]. Sempre nel canone di cui sopra si fa riferimento ad una certa Società di Diana o della signora dei giochi come ad un retaggio di antichi culti pagani più simile alla credenza popolare in uno spiritello benevolo che ad un culto del diavolo come sarà precisamente identificato nel '400 [57].

Altro esempio interessante è san Agobardo, vescovo di Lione, che nel 820 scrive il Liber contra insulsum opinionem de grandine et tonitruis (sulla folle opinione popolare circa la grandine e il tuono) nel quale si scaglia contro la diffusa credenza dell'esistenza dei tempestarii, maghi provenienti dal regno di Magonia, dove portano i frutti caduti o danneggiati dai loro eventi atmosferici. Nel libro si racconta di persone lapidate dalla folle perché accusate di essere alcuni di loro. Per un principio analogo, l'autore, indaga anche sugli avvelenatori, che avrebbero sparso polvere contagiosa per gli allevamenti per ordine di un duca vicino. Nel trattato si evidenzia come queste superstizioni ruotassero attorno alla paura dei forestieri, che venissero da una terra reale o immaginaria, e di come queste storie andassero avanti senza che lui fosse stato in grado di trovare nessun testimone diretto, ma solo gente che parlava per sentito dire. Viene da pensare che l'interesse dei chierici per le tradizioni folkloriche dei paesi in cui professavano fosse quasi antropologico mentre i reali nemici da combattere erano altrove. In un altro testo molto importante, l'Etymologiae (anche noto come Originum sive etymologiarum libri viginti) di Isidoro da Siviglia (lat. Isidorus Hispalensis - c.a. 560 - 636), una monumentale raccolta di venti libri che può essere considerata la prima enciclopedia della cultura occidentale, è riportato che i magi (o malefici), facendo uso delle arti tramandate loro da Zoroastro (identificato erroneamente come re Persiano), supportati dai demoni, fanno uso di sangue e vittime sacrificali così come dei morti che rianimerebbero facendoli parlare. In questo testo la descrizione delle loro pratiche è piuttosto reale. Interessante notare che nella lista dei tipi di magia compaiono anche i matematici, quelli che ottengono potere dalla conoscenza delle stelle [58].

La prima crociata fu indetta il 27 novembre 1095 da papa Urbano II, nonostante all'origine non esistesse nel cristianesimo il concetto di guerra santa (il termine stesso crociata comparirà solo a partire dal XIII secolo). Le spedizioni erano ritenute giuste poiché partivano da un idea di protezione e rappresentarono un'originale fusione tra guerra e pellegrinaggio. Poco prima un altro Papa, Alessandro II, per la spedizione in Aragona contro i Mori del 1063, aveva concesso ai cristiani di portare in battaglia il vessillo di San Pietro, detto anche gonfalone della chiesa, una bandiera con carattere sia di benedizione sacrale che di investitura giuridica feudale. Fino a quando la zona di Gerusalemme era stata sotto la sovranità araba non si erano verificati incidenti di sorta fra musulmani e cristiani, ma la situazione cambiò quando l'area andò sotto il controllo dei Turchi selgiuchidi che avevano preso a vessare le carovane dei pellegrini cristiani d'oriente e d'occidente che da secoli si recavano in terra santa in pellegrinaggio. Si parlò di rapine, sequestri, uccisioni, stupri così che questi pellegrini iniziarono a viaggiare sotto la scorta di piccoli gruppi armati. Al di là di questo, era la crescente potenza turca a terrorizzare il mondo cristiano. A fronte di ciò, papa Urbano II indisse un pellegrinaggio armato al concilio di Clermont nel 1095. Si trattò principalmente di una mossa politica per una riconciliazione e riunificazione tra la Chiesa d'Occidente e quella d'Oriente dopo lo scisma del '54, con l'unione nella lotta contro gli infedeli [59]. Un anno dopo sempre in Terrasanta nasce uno dei primi e sicuramente più noti ordini religiosi cavallereschi cristiani medioevali, quello dei Pauperes commilitones Christi templique Salomonis (Poveri Compagni d'armi di Cristo e del Tempio di Salomone), meglio noti come Cavalieri Templari o semplicemente Templari. Ricordiamo che il doppio ruolo di monaci e combattenti, che contraddistinse l'ordine negli anni della sua maturità, fu sempre fonte di perplessità in ambito cristiano [60].

Mentre molta dell'attenzione dell'Europa era rivolta ad Oriente, dall'altra parte gli eserciti cristiani lentamente procedevano alla reconquista della Spagna che era in mano agli Arabi dal 714. Seppur frammentato in tanti staterelli indipendenti e con la costante tensione alle frontiere, in questo periodo il paese aveva prosperato: erano state introdotte nuove tecnologie per il progresso agricolo e biblioteche per quello culturale. Soprattutto nel decennio tra il 1160 e il 1170 fu progettato e messo in atto un programma globale di traduzioni che contribuì a far filtrare nel mondo cristiano, in cui il sapere era in mano a monaci e frati, la Tavola di Smeraldo (o Tavola Smeraldina), il Picatrix (Gāyat-al-hakīm, il fine del saggio), il corpus hermeticum, numerose opere di magia, astronomia, astrologia, matematica, geometria; oltre al pensiero dei filosofi classici greci che continuò anche dopo il cambio di potere. Alcuni dei nuovi sovrani come Giacomo da Aragona, Alfonso X di Castiglia (detto il Saggio, cugino dell'imperatore Federico II) infatti trasformarono le loro corti in centri di sapere laici e aperti alle nuove influenze. [61]

Le crociate durarono secoli e nei frequenti tempi morti tra uno scontro e l'altro le negoziazioni e i contatti tra il mondo islamico e cristiano si intensificavano, e con loro quelli tra tutte le altre sette che gravitavano intorno al medioriente come l'eterodossia islamico-cristiana con riferimenti ermetici dei Drusi (che rappresentano il diavolo come un pavone ed altre similitudini con gli Yezidi [62]), o i Nizariti, fondati nel 1094 (attualmente sono la principale setta degli ismailiti, una corrente guluww, “esagerata”, dell'islam sciita che aveva più di altre della si'a “regolare” incorporato elementi di gnosi non araba, o mawali, estranei all'islam “puro” [63]) ma conosciuti anticamente come la setta degli assassini (dal persiano Ḥashshāshīn) [64] sui quali le leggende si sprecano, tra cui quella che l'uso dell'hashish venga da loro o che furono la base degli Illuminati di Baviera. Uno dei motti di questa setta: «Nulla è vero, tutto è permesso», pur estrapolandolo dal suo originale contesto, sarà ripreso da Nietzche, Burroughs e dalla Chaos Magik nel '900 che lo faranno rientrare al centro della nostra ricerca.

Le eresie gnostiche dualiste di cui abbiamo parlato nel precedente capitolo continuavano ad essere perseguitate. I Manichei probabilmente si unirono ai Paulicani che, per sopravvivere ai bizantini, si erano portati oltre i confini dell'impero: verso il Turkmenistan e la Cina ad est, e verso la penisola balcanica ad ovest. Quando la Bulgaria occidentale fu invasa dall'impero romano di oriente, nel 1014, penetrò nell'impero una nuova eresia, il Bogomilismo, che ebbe una grande diffusione soprattutto nel secondo Regno Bulgaro, resosi indipendente nel 1185 e in Bosnia di cui era originario il vescovo Niceta, responsabile, secondo alcuni, dell'introduzione del catarismo in Italia settentrionale ed in Francia meridionale o, più probabilmente, dell'evoluzione in senso assolutista della stessa eresia catara [65].

Il bogomilismo, in sintesi, riteneva che Dio avesse due figli: Satanael (il diavolo), il primogenito, e Michele (l'Arcangelo). Satanel si ribellò al padre e si trasformò in una creatura malvagia la quale, una volta cacciata dal regno dei cieli, creò l'inferno e la terra, cercando nel contempo, di generare l'uomo: non riuscendovi chiese aiuto al padre che soffiò l'anima nel corpo inanimato. Così ormai padrone dell'uomo per aver creato la sua parte materiale, Satanel permise ad Adamo di colonizzare la terra [66]. Come per gli gnostici il Male, rappresentato dalla materia, era il nemico da combattere e quindi i bogomili più osservanti rifiutavano i rapporti sessuali ed il matrimonio, erano vegetariani e non bevevano il vino. Infatti, oltre al celibato, essi si astenevano dal consumare qualsiasi cosa che avesse avuto origine da un atto sessuale, come carne, formaggio, uova, inoltre odiavano la croce, simbolo dell'omicidio apparente di Cristo (che in realtà era un angelo non un uomo) ed erano iconoclasti [66a].

Il movimento dell'eresia catara (dal greco kàtharoi, puri), derivato in maniera più o meno diretta da quello dei bogomili, comparve in Italia settentrionale nel XII secolo dove i catari costituirono le comunità di Desenzano, Mantova e Concorezzo e nella Francia meridionale. Le comunità di fedeli erano divise in credenti e Perfetti. I primi si chiamavano Buoni Uomini, Buone Donne o, più in genericamente, Buoni Cristiani. Al di sopra di loro c'erano solo i perfetti vale a dire fedeli che avevano ricevuto il Consolament, un rito che riuniva in sé il valore di vari sacramenti cristiani (il battesimo, la comunione, l'ordinazione e l'estrema unzione). Tra i simboli utilizzati, oltre alla croce gialla, compare spesso anche la croce catara, una doppia croce con alla base un uroboro. Secondo alcuni fu usata anche dai templari ma senz'altro dagli alchimisti come simbolo dello zolfo nero (solfuro ferroso) [67] risultato della procedura alchemica al nero, o nigredo, il primo passaggio verso la grande opera. Incontreremo questo simbolo più avanti associato allo zolfo come elemento dell'inferno nell'iconografia cristiana e usato come decorazione in cima alle Nove Affermazioni Sataniche nella Bibbia di Satana di Lavey [67a].
Ritornando ai catari i Perfetti praticavano forme estreme di ascetismo, aborrivano l'idea di proprietà e vivevano unicamente di elemosina, così come succedeva in molti altri movimenti ereticali per quanto differenti sul piano dottrinale: tutti erano accomunati dall'identico tentativo di vivere in comunità animate da un autentico spirito di fratellanza che (come più tardi Lutero) credevano di ritrovare nel cristianesimo delle origini [68]. La loro negazione totale della Chiesa di Roma, additata come corrotta dalla ricchezza materiale (posizione che gli sarà fatale, così come il rifiuto di molti dogmi ormai acquisiti), portò su di loro aspre critiche anche teologiche così come leggende infondate tra cui quella che il loro nome derivasse del latino medioevale catus, (oppure cattus, o cato) “gatto” in senso dispregiativo, a cui gli eretici avrebbero baciato lo sfintere o addirittura alla presenza di un gigantesco esemplare al cui cospetto venivano praticati riti orgiastici [69].

Questa pratica del bacio blasfemo (bacio spudorato o osculum infame), che ritroveremo più avanti relativamente alle streghe, fa pensare a una ricorrenza dei temi denigratori che andrebbe ad agire su stereotipi più che millenari che ruotano appunto sull'orgia sessuale, il cannibalismo rituale e l'adorazione di una divinità in forma animale. Dopo essere state lanciate contro ebrei, i primi cristiani, ed ora contro gli eretici e più avanti le streghe, ritorneranno anche quando si tratterà di satanisti [70]. Infatti nell'Octavius, scritto nel 197 d.C. da Marco Minucio Felice (lat. Marcus Minucius Felix) tra i due personaggi che dialogano il pagano ripeteva al cristiano le voci diffuse sul loro conto: menzogne che riguardavano i loro comportamenti nei rituali religiosi. Le storie sostenevano il sacrificio infantile, il cannibalismo e il sesso di gruppo incestuoso [71] e il bacio ai genitali di cui i fedeli dovevano omaggiare colui che officiava la messa [71a].

Nel 1233 papa Gregorio IX emanò la bolla Vox in Rama: il primo documento ecclesiastico ufficiale che condannava il gatto nero come incarnazione di Satana, (parere sui cui era d'accordo anche San Domenico), e dava l'avvallo della chiesa di Roma allo sterminio dei gatti che furono bruciati a milioni e finirono per estinguersi dal continente europeo. Furono reintrodotti in Europa dopo il 1350, dopo la devastante Peste Nera che fece 20 milioni di morti, causata dalle pulci dei ratti che senza nemici naturali proliferarono a dismisura . Successivamente Papa Innocenzo VIII (1484-1492) scomunicò ufficialmente tutti i gatti [72].

Ritornando agli eretici intorno al 1170, a Saint-Félix-de-Caraman, i catari celebrarono il loro primo concilio e, in quella occasione, si dettero un'organizzazione su base territoriale in forma diocesana sotto la protezione del conte di Tolosa, Raimondo VI (il signore di Carcassonne) e di altri grandi signori provenzali. Questo però implicava in concreto la presenza di una nuova chiesa cristiana in occidente e Roma reagì. Il Papa (Innocenzo III) considerò chiusa ogni possibile conciliazione: scomunicò Raimondo VI e, seppure già dal 1148, con il concilio di Tours, i catari erano stati condannati stabilendo che, se scoperti, sarebbero dovuti essere imprigionati e i loro beni confiscati, bandì ufficialmente una crociata di cristiani contro altri cristiani: la Crociata albigese (o crociata contro gli albigesi) che si protrasse tra il 1209 e il 1229. La crociata si trasformò in una lunga e sanguinosa guerra, condotta dalla Francia settentrionale, in larga parte legata alla monarchia capetingia, contro i potenti principati della Linguadoca [73].

Ufficialmente l'Inquisizione era già nata anni prima, nel 1184, su iniziativa di un altro Papa, Lucio III, proprio con lo scopo di contrastare l'eresia. Con il passare del tempo i suoi poteri vennero man mano estesi fino al 1231 in cui ebbe la sua forma definitiva, che perdura ancor oggi. Papa Gregorio IX istituì la Congregazione del Santo Uffizio, e nello sterminio dei catari fece la sua prima apparizione ufficiale [74]. Era comunque costume che alle truppe per così dire "regolari" si accompagnassero avventurieri senza scrupoli: ai quali era stata promessa alternativamente, indulgenza dei peccati, la facoltà di saccheggio o una signoria in Linguadoca. Date le premesse era inevitabile che la crociata si macchiasse, fin dalle prime schermaglie, di assurde crudeltà. Dall'assedio di Béziers, la prima città investita e conquistata nel 1209 con il massacro di 20.000 persone, divenne popolare un aneddoto pronunciato da Arnaud Amaury, abate di Citeaux: a chi gli chiedeva come potessero le truppe distinguere tra cattolici e catari avrebbe riposto: «Uccideteli tutti, Dio saprà riconoscere i suoi». Lo scontro si risolse dopo oltre venti anni, nel 1229, quando il re Luigi VIII approfittò dell'occasione per sottomettere alla corona gran parte della regione e con l'ausilio dell'inquisizione. La Chiesa ottenne l'estirpazione dell'eresia; la corona la formazione di un primo embrione di stato nazionale francese. [75]

Nella bolla Ad abolendam (per abolire) di Verona del 1184 firmata sempre da Lucio III, appare formalmente il metodo inquisitorio e si stabilisce un nuovo principio, sconosciuto al diritto romano. Fino ad allora infatti era rimasto valido il processo accusatorio in cui, dopo il confronto pubblico delle parti, se il giudice avesse decretato innocente l'accusato, la pena che gli sarebbe stata inflitta ingiustamente sarebbe ricaduta sull'accusatore. Tramite il nuovo sistema, il giudice diventa lui stesso l'accusatore e così la denuncia può anche essere generica e più avanti anche anonima. Così anche la posizione di fronte alle punizioni corporali, che era sempre stata criticata, ora veniva incoraggiata contro i Catari. Il ruolo di giudice inquisitore, inizialmente affidato ai vescovi, divenne compito dei monaci, in particolare dei francescani e dei domenicani (da poco fondati da Domenico de Guzmán). Questi monaci, dopo che un altro Papa, Innocenzo IV, aveva autorizzato la tortura nei processi nel 1252 con la bolla ad extirpanda (per estirpare), affidavano il compito di eseguire la sentenza al braccio secolare sotto pena di scomunica, perché ecclesia abhorrit e sanguine (la chiesa rifugge dal sangue) [76]. Sembra che il primo caso di applicazione di tortura a scopo inquisitorio sia segnalata al tribunale di Verona, nel 1228 [77].

Lo sterminio dei Catari avviene in un momento molto preciso della storia dell'Occidente. Infatti dobbiamo considerare che intorno all'anno 1000 l'aumento della pressione demografica (e quindi della forza lavoro) così come l'estensione degli spazi coltivati, ha permesso l'emergere di nuove classi sociali. Da una parte i milites, i guerrieri fedeli ai conti, che ora avevano la possibilità di arricchirsi e fondare nuove piccole nobiltà che spesso si autolegittimavano facendo appello alle radici folkloriche delle loro terre (quindi ai miti cavallereschi che attingono a piene mani dal fiabesco pagano), e dall'altra, lo sviluppo dei commercianti e degli artigiani che portò alla rinascita delle città ed all'affermarsi della borghesia [78]. Questi cambiamenti andavano definitivamente a rompere l'equilibrio che durava da secoli tra oratores, bellatores e laboratores (quelli che pregano, quelli che combattono e quelli che lavorano). Infatti non è un caso che tutte le eresie perseguitate in questo periodo furono quelle cittadine.

Come abbiamo accennato all'inizio del capitolo, nei primi secoli del II millennio è avvenuto un cambiamento nel modo di relazionarsi con ciò che viene definito “superstizione”; alcune nuove ricerche sembrano avallare la tesi che, per quanto l'idea dell'apocalisse imminente fosse diffusa, quella del fatidico anno mille fu una leggenda successiva, alimentata principalmente nel XVI secolo da Nostradamus ed altri [79]. È interessante però notare che possiamo trovare un riferimento all'anno mille nel visionario libro della rivelazione, aggiunto in appendice del nuovo testamento solo successivamente agli altri (attribuibile alla scuola evangelica giovannea, ipoteticamente scritta forse intorno al 95-100 d.C. [80]). Nell'apocalisse infatti è scritto che Satana verrà legato e poi liberato dopo 1000 anni di prigionia, da qui qualcuno avrebbe potuto avanzare l'ipotesi che Satana era stato legato con la risurrezione di Gesù e quindi nell'anno mille sarebbe stato libero. Quello che voglio dire è che la religione cattolica non era esente essa stessa da elementi analoghi a ciò che definisce superstizione, e che l'approccio di un Agobardo, che ora definiremmo empirico, poco combacia con tutta la parte sui poteri delle reliquie, i miracoli e le visioni. Inoltre è interessante notare che la stessa parola latina superstitio, insieme a magia, era usata dagli autori e legislatori greci e romani applicandola proprio al cristianesimo con il suo misto di divinazione, pratiche segrete e proibite e un eccessivo timore della divinità [81].

Prendiamo per esempio l'astrologia: nonostante ai suoi tempi Sant'Agostino l'avesse attaccata duramente, sostenendo che “nessun astrologo poteva fare predizioni esatte a meno che non fosse sostenuto e guidato dagli spiriti del male” [82], era praticata e studiata da molti rappresentanti della chiesa a tutti i livelli, persino papi. Con l'introduzione della matematica islamica e dei numeri arabi, la diffusione e l'interesse per questi nuovi campi di studio si ampliò ancora di più, tanto che nelle prime università se ne tenevano lezioni e i pensatori cristiani probabilmente più influenti del periodo come il francescano Ruggero Bacone, pioniere della scienza sperimentale, scrisse di alchimia e astrologia così come i sui oppositori domenicani: San Tommaso d'Aquino che scrisse due trattati sulla pietra filosofale e il suo mentore, Alberto Magno (anch'egli beatificato), che cercando un compromesso tra magia e teologia cristiane cominciò a classificare i diversi tipi di magia [83].

Nel XII secolo c'è anche un cambiamento profondo dell'idea di necromanzia, che sempre Agostino aveva considerato come un altra forma condannabile di divinazione (al pari degli auguri e degli aspices che osservano il volo e il canto degli uccelli). Con Giovanni di Salisbury (1120 - 1180), vescovo di Chartes, se ne modifica l'interpretazione etimologica non facendola più derivare dal greco nekròs, morto, ma dal latino niger, nero [84]. Per la prima volta compare la divisione tra la magia diabolica, o nera, che comprendeva la stregoneria e l'invocazione di spiriti demoniaci (quindi pagani) e quella che Alberto Magno chiamava magia naturale, che si basava sullo studio dei principi e meccanismi intrinseci della natura e sullo studio dei movimenti delle stelle; insomma quella che ora chiameremo scienza. 
Intanto mentre proseguiva lo sviluppo teologico del culto eucaristico cristiano a cavallo tra il secolo XI e XII (ovvero che nell'Eucaristia il pane e il vino dopo la consacrazione sono considerati l'effettivo corpo e il sangue di Gesù Cristo), parallelamente si moltiplicano le menzioni a pratiche legate ai poteri sovrannaturali dell'ostia (per lo più le fonti trattano di furti da parte di contadini che intendevano usarla come amuleto), che ritroveremo più avanti nelle ricette degli avvelenatori e nelle messe nere [85]. Pratiche non sempre alle spalle dei chierici stessi che già da secoli, seppur in casi isolati, avevano proposto variazioni magiche della messa, se consideriamo che già il consiglio di Toledo, del 694, aveva stabilito che alcuni preti avevano pronunciato per dei vivi il requiem aeternam, trasformando questa da una preghiera a una condanna a morte. Questa stessa pratica veniva svolta anche nel duecento: secondo Giraldo di Cambrai arcidiacono di Brecknock nel 1175, la messa mortale sarebbe stata ripetuta per dieci volte ai danni di qualche malcapitato [86].

Quello che tengo a sottolineare è che, a differenza di quanto si crede comunemente, l'ossessione demoniaca non ha sempre costituito un aspetto centrale del cristianesimo anzi, come abbiamo visto il costante scontro del bene contro il male era proprio la caratteristica centrale degli eretici di derivazione manichea tanto duramente perseguitati. Ma diversi fattori convergono nel periodo storico in cui stiamo per addentrarci per la prima caratterizzazione che Satana porterà avanti da qui in poi, marcando un profondo cambiamento nella tradizione demonologica cristiana in Europa. Alain Boureau, nel suo “Satana eretico”, lo descrive come “una carica incontenibile, agitatrice e ammaliante, prepotentemente entrata nella storia in un momento specifico, fra il 1280 e il 1330” [95] e, per quanto la mia analisi sia partita da ben più lontano, concordo con l'autore sul fatto che non sia del tutto corretto parlare di satanismo prima di questo momento storico.

Il momento di cui parla Boureau è conforme anche con la data della stesura della Divina Commedia di Dante composta secondo i critici tra il 1304 e il 1321 (ma che uscirà solo nel 1472) e con essa la diffusione dei tratti iconografici tipici del diavolo nella cultura popolare (i nomi Satana e Lucifero qui sono usati come sinonimi), ad esempio, le ali da pipistrello e forse anche il colore blu con cui era raffigurato derivava dall'influenza che aveva avuto sui pittori la descrizione dantesca del lago ghiacciato del cocìto (il colore rosso subentrerà successivamente nell'immaginario collettivo).
È interessante anche notare che lo stile di Dante, il dolce stil novo, risente della forte influenza della scuola siciliana, che riecheggiava i temi tipici della poesia arabo-iranica (la donna, la rosa...), spesso con aspetti sufi [88]. Questi riferimenti collegherebbero l'opera dantesca alla poesia mistica di Rūmī (Jalāl al-Dīn Rūmī, in persiano: جلال‌الدین محمد بلخى conosciuto anche come Mevlānā, 1207 - 1273), fondatore la Confraternita sufi Mevleviyya (o Mawlawiyya), dedita alla pratica estatica dei dervisci rotanti (chiamata Semà o Samâc). Questa è la tesi pregnante del libro del 1928 Il linguaggio segreto di Dante e dei «Fedeli d'Amore», scritto da Luigi Valli, in cui, tramite riferimenti letterari si dimostrerebbe l'appartenenza di Dante ad una presunta setta iniziatica che altri ancora hanno associato proprio agli assassini di cui abbiamo già accennato [87].

È un fatto però che nella Commedia, tra gli Spiriti magni (grandi anime [87a]) del Limbo, sia citato tra gli altri anche Averroè (in arabo Abū l-Walīd Muhammad ibn Ahmad Muhammad ibn Rushd, diventato nel Medioevo Aven Roshd e infine Averroës, 1126-1198), il commentatore per eccellenza degli scritti aristotelici, oltre che giurista, astronomo e filosofo; i cui testi arrivarono fin nelle università europee; a Bologna ad esempio, dove le traduzioni furono inviate da Federico II intorno al 1230. Anche se i testi furono condannati dal clero e distrutti dagli islamici, molti furono preservati per merito dei filosofi ebrei della Spagna cristiana e della Provenza, che per renderli irriconoscibili li tradussero o translitterarono [89].
In altre ricerche viene analizzato l'enigmatico grido del leggendario fondatore di Babilonia (e ideatore della torre di babele) Nimrod, colui che guidò tutto il suo popolo contro Dio dopo il diluvio, che il sommo poeta pone nel pozzo dei giganti al canto XXXI dell'Inferno chiamandolo Nembrot o Nembrotte. Ricordo i già citati Frantini e Prato che trovarono un collegamento con i Sabei [90] Ma tutto ciò non rese affatto Dante filo-islamico, tanto che pose Maometto ed Alì all’inferno, come “facitori di scandali” in quanto scismatici rispetto al cristianesimo; il poeta è dall'altra parte ricordato come uno dei grandi autori cristiani e le sue descrizioni del paradiso sono state usate in più contesti. Non dobbiamo comunque mettere in secondo piano che la sua opera è anche prettamente politica; infatti, il poeta non esita a mettere all'inferno due sommi pontefici: Papa Bonifacio VIII (nel canto XIX) e Celestino V (canto III e XXVII). Nel duello per il trono pontificio proprio Bonifacio VIII (c.a. 1230 - 1303) era stato accusato dagli agenti suo avversario, Filippo VI, e da altri oppositori, di essere un adoratore del demonio [90a]; mentre su un altro papa, Silvestro II (Gerberto di Aurillac, 950 - 1003) giravano leggende sui suoi studi di magia araba in Spagna e sulle pratiche che avrebbe svolto durante il suo breve papato. Queste accuse potrebbero essere riconducibili a una leggenda di origine greca che conobbe larga popolarità a partire dal IX secolo: quella del monaco Theophilus (it. Teofilo) che dopo un torto vendette l'anima al diavolo, suggellando il patto con il bacio ai piedi in segno di sottomissione (sulla bocca nella versione originale) per poi pentirsi ed essere riabilitato al cielo grazie ad un intervento della Madonna [91].

D'altronde anche un altro personaggio influente del Cristianesimo, San Francesco d'Assisi (1182-1226), fu molto influenzato dal pensiero arabo, specificatamente sufi, di cui incontrò uno dei maestri di Rūmī alla presenza del sultano d'Egitto e i punti in comune tra i due ordini sono troppi per essere casuali [92]. È interessante anche vedere sotto quest'ottica il cantico delle creature, con le sue odi agli elementi e al sole che, scritta in volgare, appare decisamente anomala nel panorama cristiano ma molto più comprensibile in uno spettro più ampio.
Ritornando alla Commedia nel Canto X troviamo gli eretici che, curiosamente, sono coloro che negano l'immortalità dell'anima, mentre separatamente nel Canto XX troviamo gli indovini, tra i quali, insieme ai veggenti classici, troviamo lo scozzese Michiele Scoto (en. Michael Scot) il filosofo e alchimista al servizio di Federico II [93]. 
Altro punto interessante; i nomi dei demoni sono inventati o presi in prestito dalla mitologia greca, e il verso pronunciato nel Canto VII da Pluto sulla soglia del quarto cerchio "Pape Satàn, Pape Satàn Aleppe", il cui significato mette ancora molto in difficoltà i traduttori [94], pur avendo la forma di una formula o invocazione, non ha nulla a che spartire con la goetia e la demonologia rituale che entrerà molto presto a pari merito nella magia dotta e nella cultura popolare e di cui parleremo nel quarto capitolo.

Un altro veicolo di conoscenza che circolava tra le corti europee e che ha sicuramente influenzato Dante è la tradizione trobadorica, ovvero quella dei trovatori (o travadore, trobadore, anche al femminile trovatrice o trobairitz). Una scuola inizialmente composta di soli nobili, originale dell'Occitania che, al seguito della crociata contro gli Albigesi si spostò nell'Italia settentrionale, in Spagna e perfino in Grecia, in quella che viene chiamata rayonnement des troubadours (l'irradiamento dei trovatori) influenzando, stilisticamente tutte le principali tradizioni letterarie d'Europa. Le caratteristiche principali dei trovatori erano: la scelta di abbandonare la lingua liturgica, cioè il latino, e cantare in volgare (come farà Dante), anche se nel loro caso si tratta della lingua d'oc, le tematiche dell'amor cortese, la cavalleria, le satire comiche, fino al trobar clus (nel senso di chiuso, ermetico), caratterizzato dall'utilizzo di espressioni oscure e metaforiche. Wikipedia riporta ben 11 teorie differenti sulle loro origini, tra cui ovviamente quelle arabe, dai musulmani andalusi, ma anche celtiche, latino classiche (con riferimento particolare ad Ovidio), cripto-catare, e neoplatoniche. Ma questa volta il collegamento con Dante è esplicito in quanto troviamo nel Canto XXVI del Purgatorio dei versi proprio in lingua occitana [96].

Avendo accennato alla satira apro una brevissima parentesi su un altro autore successivo a Dante, la cui influenza ci accompagnerà nel tempo: parlo di Boccaccio (1313 - 1375) che nel suo Decameron ben 10 delle cento novelle hanno come protagonisti preti o gruppi di monache, presi in giro soprattutto dal punto di vista sessuale o dell'avarizia [97]. Nonostante il parere sulla la sua posizione di anticlericale non sia unanime da parte degli studiosi è innegabile che i suoi racconti abbiano influenzato sia altri autori, come Geoffrey Chaucer con i suoi The Canterbury Tales (I Racconti di Canterbury) , che gli aneddoti popolari contro la corruzione della Chiesa. E come vedremo nei prossimi due capitoli sarà la cultura popolare a diventare fondamentale per introdurre tutta una serie di elementi chiave su Satana e sul satanismo che perdurano fino ad oggi.

Capitolo III
I baluardi e gli incontri (il XIV Secolo)

A questo punto stiamo seguendo due strade separate, quella dell'esoterismo da una parte e quella del eresia dall'altra. Attraverso la prima abbiamo la diffusione di tecniche e metodi per l'innalzamento dei singoli individui a una maggiore conoscenza dell'universo: quindi ermetismo, alchimia (dall'arabo el-kimya, da Khem che era il nome dell'Egitto), scienze naturali, astrologia, matematica e anche Kabbalah ebraica (ovvero matematica sacra) che filtrarono in Europa attraverso il mondo arabo, quindi la Spagna, le crociate e il sud dell'Italia. Mentre dalla seconda provengono lo sviluppo e le repressioni contro i cristianesimi eretici basati sul dualismo radicale bene-male/materiale-spirituale, di derivazione manichea, ed il rifiuto totale dell'autorità della chiesa cattolica di Roma (come abbiamo visto anche l'islam rifiutava la mediazione tra l'uomo e la divinità). Si tratta di due spirali che si allargano da aree diverse del mediterraneo. Nel loro incontro e sincretismo avrebbero potuto, prendendo l'apporto metodologico della prima e quello teologico (e di rottura) della seconda, generare il primo embrione di satanismo, o meglio di luciferismo, come infatti fu. Ma prima di arrivare a ciò, nuovi attori stavano per entrare in scena ed è necessario ampliare ulteriormente il nostro punto di vista.

Abbiamo già visto come, ad esempio, in Francia, ai Tempestarii fossero addossate tutte le responsabilità dei danni alle coltivazioni o del malessere delle persone; e come inizialmente la posizione dei primi missionari fosse scettica, ma poi qualcosa è cambiato. Nell'estate del 1321, sempre in Francia, su editto di Filippo V, tutti i lebbrosi furono sterminati perché accusati di tramare contro la popolazione dei sani al fine di infettarli avvelenando i pozzi, allo scopo di governare, non solo il paese, ma tutta la cristianità [98]. Nel 1328 un altro anonimo cronista aggiunge che gli ebrei fossero complici dei lebbrosi, altri ancora sotto tortura dichiaravano di essere al servizio del re musulmano di Granada o del sultano di Babilonia. Interessante notare che tutti i beni di chi complottava contro lo stato erano automaticamente confiscati e che negli ingredienti del presunto veleno, oltre a delle non precisate erbe, insieme a sangue e orina umane (o in altre versioni serpenti, rospi e pipistrelli, come compariranno poi nei calderoni del sabba) troviamo anche un'ostia consacrata. La terribile carestia del 1315-18 aveva probabilmente già esasperato l'ostilità nei confronti degli ebrei, prestatori di denaro, e la propaganda negativa che li riconduce ad un collegamento con i lebbrosi può esser fatta risalire tempo addietro, fin dall'Egitto, come si evince dal Contro Arpione di Flavio Giuseppe scritto nel I sec. d.C. [99] Nel concilio Nogaret del 1290 e in quello di Marciac del 1330 veniva imposto ad entrambe le categorie di indossare abiti speciali o segni di riconoscimento e da lì a poco iniziarono a sorgere i ghetti, inizialmente appoggiati dagli ebrei stessi, per ragioni di sicurezza.

Tutta la prima parte della ricerca di Ginzburg, verte sull'idea che quella che ha portato alla caccia alle streghe è una teoria del complotto che accusa elementi interni alla società di agire per conto di un nemico esterno ed inaffrontabile, a cui solo successivamente saranno aggiunti elementi diabolici; è straordinariamente interessante per la nostra ricerca notare che, l'idea della cospirazione internazionale massonico-ebraico-satanista che mirerebbe a danneggiare nostra salute, ha tutt'ora seguito.

Verso la metà del secolo, la lebbra stava già scomparendo ma a partire dal 1347 era la peste che aveva iniziato diffondersi per l'Europa con effetti ancora più devastanti. Anche poveri e mendicanti furono aggiunti alla lista dei cospiratori tanto che papa Clemente VI emanò a distanza di poco tempo due bolle per cercare di impedire il massacro di ebrei e cristiani che ormai venivano accusati al pari, dichiarando che l'epidemia “non era frutto di azioni umane ma di congiunture astrali o della vendetta divina“; ma non ottenne risultati [100], e la caccia alle streghe non era ancora incominciata. L'espansione dei missionari cristiani verso tutto il nord Europa (e la capillarità delle loro ricerche) portò questi ultimi ad incontrarsi con una tradizione completamente differente da quella mediterranea (sui cui fino ad ora ci siamo concentrati noi e sui quali essi avevano adattato tutte le loro concezioni riguardo alla magia e alla superstizione): quella di origine sciamanica, che trovarono praticamente intatta.

Con l'eccezione della scrittura runica, nessun testo scritto fu prodotto in Scandinavia prima dell'arrivo del cristianesimo anche se, come per gli anglosassoni e irlandesi, era diffuso l'uso del vernacolare. Così, quando consideriamo le nostre principali fonti sugli antichi miti norreni, l'Edda e l'Edda Poetica raccolte dallo storico Snorri Sturluson (1178 - 1241) all'interno di un progetto ideologico allo scopo di stabilire un'identità culturale dell'Islanda alla metà del XIII secolo [101] , non possiamo considerarle immuni da influenze del cristianesimo. Soprattutto nelle affinità tra il Ragnarǫk e l'Apocalisse di Giovanni, in cui si parla in entrambi della fine del mondo, ma possiamo trovare anche una sequenza logica tra il crepuscolo degli dei (la loro morte nella battaglia finale), e l'introduzione della nuova religione. Altre affinità possono essere trovate nella Titanomachia ellenica e nel Mahābhārata hindu [102]. Il Trolldórm, considerato come insieme di idee, rituali e interazioni sociali riguardo all'influenza che alcune persone (per loro natura o abilità acquisita) avevano sulla natura e sugli uomini era profondamente radicato nella cultura norrena. Il nome troll che era associato sia ad esseri demoniaci (spesso considerati in senso collettivo) nemici degli Æsir (gli dei), sia a persone con speciali capacità o entità relative ai morti; nella letteratura cristiana diventò anch'esso sinonimo di demoni e diavoli [103]. Ma la più rilevante discrepanza tra le antiche credenze norrene e il cristianesimo riguardava la credenza che una persona (viva o morta) potesse abbandonare il suo corpo e temporaneamente compiere delle azioni sotto una diversa sembianza (proiettando il suo hugr, “anima con un intenzione” attraverso l'hamr una pelle temporanea che manifesta la natura dell'intenzione stessa - oppure il fylgja, l'immutabile spirito guida). Proprio nell'Edda (Ynglinga saga 7) troviamo che il principale di questi shapeshifter o hamhleypa era il dio Óðinn (Odino) [104] che come abbiamo già visto era anche la divinità patrona del seiðr (seidhr, la stregoneria). Interessante per la nostra ricerca è anche il modo in cui Odino apprende le rune nell'Hávamál (La canzone di Harr, l'eccelso): rimanendo appeso per nove giorni ad un albero (si presume che sia Yggdrasill, che sostiene i nove mondi)[104a]. Sia per gli uomini che per gli dei del nord, la conoscenza è richiamata dal basso, fuori sia da Miðgarðr (Midragrd, il mondo degli uomini, o terra di mezzo) che da Ásgarðr (Asgard, il mondo degli dei) essendo necessario varcare quello dei giganti, simbolicamente definito da un mare e un serpente [105].

Questi popoli godettero dell'optimus climatico medioevale tra il X e il XII secolo, ovvero il più forte rialzo di temperatura dopo l'epoca post-glaciale, che ne favorì l’ espansione e permise loro di stabilire colonie in luoghi anche molto lontani come la Groenlandia (nella lingua locale Kalaallit Nunaat, Terra degli uomini; in danese Grønland, Terra verde - relativamente alle condizioni climatiche di quando fu scoperta), l'Islanda, Terranova, le Svalbard e a portare avanti numerose incursioni anche nel mediterraneo [106] e probabilmente fino in America [107] . Essi avevano sviluppato anche un'altra idea interessante per la nostra ricerca: quella di una casta di guerrieri sacri. Mi sto riferendo ai Berserkr (o Berserker - che ha una pelle d'orso) e agli Úlfheðinn (Ulfhedhinn - che ha pelle di lupo), guerrieri-belva che dedicavano la loro vita a Odino da loro adorato nella sua forma di Voden (o Wut, letteralmente furore) [108] e si lanciavano in battaglia senza corazza e senza elmo in uno stato mentale di grande energia, detto berserksgangr, che li rendeva particolarmente feroci e insensibili al dolore. Una delle prime testimonianze la troviamo nella Germania di Tacito (scritta nel 98 d.C.), e più avanti nell'Aigla Saga e nelle Historiae Dominicae di Saxo Grammaticus (c. 1150 - c. 1220) dove si narra di una loro assunzione di sangue di orso o lupo come "droga" per acquisirne la forza [109], o ancora da altri, si fa riferimento all'alcool, all'ergotismo, al morbo di Paget o all'Amanita Muscaria [110] , il famoso fungo che potrebbe effettivamente avere avuto una profonda influenza su tutti i culti sciamanici ed estatici (ad esempio come ingrediente del Soma in india, l'Haoma nei testi iranici e nell'Avesta zoroastriana [111]) e forse anche aver avuto una parte all'origine del cristianesimo, come suggerisce l'affresco di Plaincourault, risalente al XIII secolo, che mostra l'albero della conoscenza proprio come un fungo rosso [112].

Mentre ancora Harald Bellachioma (o Harald I il Chiaro (872-930), fondatore del regno di Norvegia, li avrebbe utilizzati come truppe d'élite [113] nel corso dei secoli, questi guerrieri ad un certo punto smettono di essere funzionali alla società e vengono sempre più avvertiti come fuorilegge. Da un lato il passaggio della società tribale verso forme civili più centralizzate, che avvertono come pericolose il permanere di confraternite guerriere separate, dall'altro la cristianizzazione, con tutti i suoi effetti sul piano del diritto e del costume, avranno portato forse al nascere di vere confraternite segrete [114], secondo alcune fonti di 12 o 13 membri (proprio come saranno quelle delle streghe), anche se in molte leggende si parla di fratelli, o padri e figli, il che ci suggerisce l’idea di una qualche ereditarietà. Nelle fonti cristiane la condizione di berserksgangr diventa sempre più simile ad uno stato non voluto, attacchi di rabbia di cui si era vittime, uno stato di possessione di cui il battesimo cristiano poteva diventare la liberazione, come nella Vatnsdœla saga (Saga dei valligiani di Vatnsdalr). I posseduti potevano venire uccisi grazie ad armi benedette (visto che erano immuni da quelle tradizionali) come ci racconta la Saga dei Völsungar (Saga dei Volsunghi) scritta anch’essa probabilmente poco dopo la metà del XIII sec. [115].

Un'altra fonte importante ci arriva dalla legislazione laica (sempre e comunque al soldo di quella religiosa del tempo) infatti nel codice norvegese chiamato Gulaþing (o Gulating) scritto nel XIII secolo è fatto riferimento al divieto di praticare, insieme all'Odinismo anche l'útiseta (a volte útesita) che viene descritta con questa frase: "útiseta at vekja troll upp" ("sedersi all'aperto e risvegliare i morti (o troll)"). Rispetto alla tradizione è probabile che il codice abbia mescolato assieme due pratiche distinte ma simili nello scopo, l'útiseta e il sedersi sul cumulo, la prima è una pratica di ricerca di visione (simile a quelle dei nativi americani) in cui il praticante rimaneva seduto all'esterno, in genere sotto un mantello, ripetendo canti fino a raggiungere uno stato di trance al fine di ottenere conoscenza esoterica o chiarezza. Sembra che il legislatore islandese e goði (sacerdote pagano) Þorgeir Ljósvetningagoði (a volte Þórgeirr - ca. 940 - ???) stette seduto un giorno e una notte per decidere sul problema Odinismo o Cristianesimo, convertendosi e decidendo alla fine per quest'ultimo. La seconda, Il sedersi sul cumulo funerario (o a volte all'incrocio delle strade) era praticata allo scopo di ottenere conoscenza (o talento come nella leggenda del poeta Hallbjörn nel Flateyjarbók - il "libro dell'isola piatta" completato nel 1394 o poco dopo) da parte degli antenati, visto che come abbiamo detto per i norreni la conoscenza veniva attinta dal basso; ci troviamo quindi di fronte ad una pratica necromantica (che il cristianesimo come già detto subito trasporrà in negromantica) ma soprattutto ad una forma di meditazione tradizionale Europea [116]. Pur non essendoci un contatto storico, la pratica mostra una certa affinità con il sadhana-shava (meditazioni sui cadaveri) che i sadhu shivaiti Aghori (Aghōra) praticano tutt'ora nei campi crematori [116a], ci ritorneremo.

Quando consideriamo che i missionari prima, e gli inquisitori poi (ai quali dal 1258-60 papa Alessandro IV aveva ordinato di occuparsi non solo di eresia ma anche “di sortilegi e divinazioni che sapevano di eresia” [117]) anche grazie allo strumento di controllo della confessione (che era diventata obbligatoria per tutti i cristiani almeno una volta all'anno dal 1215 [118]) iniziarono ad addentrarsi nell'immaginario religioso e folkloristico di quelle terre in cui lo sciamanesimo era stato centrale per secoli, noi possiamo capire il vero significato di molti avvenimenti che poi si proietteranno da qui nel futuro. Per tutto il '300 abbondano resoconti di processi a uomini e donne che raccontano di esperienze estatiche che avrebbero avuto in sonno o in visione. Alcuni temi sono ricorrenti e compaiono in schemi e varianti che li rendono così originali da non sembrare deformazioni degli inquisitori, ricordiamo che i numerosi manuali, mano a mano erano pubblicati tendevano a standardizzare le confessioni ottenute sotto tortura. Questi temi erano: i combattimenti per la fertilità, le visioni dell'esercito dei morti (chiamato anche famiglia hallequin) o della caccia selvaggia (a volte al seguito di Odino, Re Artù, Carlo Magno, Wotan con il suo Wütendes heer, l'esercito furioso, oppure direttamente al seguito del diavolo [119] o la partecipazione a un banchetto sotto ad un grande signore. La cristallizzazione dell'idea del purgatorio come di un luogo specifico nell'aldilà, della seconda metà del XII secolo in poi, aveva già di per se rinnovato l'interesse popolare nella credenza degli spiriti [120].

Ad esempio nel 1390 il tribunale di Milano ci riporta una confessione di una donna che racconta che fin da giovane sosteneva di essere andata ogni settimana, di giovedì, da Dama Oriente alla sua società, alla quale aveva reso omaggio non credendo che ciò fosse peccato. L'inquisitore aggiunge che in realtà la donna si recava “al gioco di Diana che chiamano Herodiade” (citando il canon episcopi) a cui questa avrebbe insegnato alle adepte “le virtù delle erbe, il modo di ritrovare le cose rubate e sciogliere i malefizi” [121]. I riferimenti a queste figure notturne ricorreranno per tutto il periodo della caccia alle streghe con diversi nomi, Habondia (o Abundia, Satia, Richella, incarnazioni di ricchezza e abbondanza), donna del bon zogno, sapiente sibilla oppure frau Holda nell'area germanica e alle loro società con i nomi di buona gente, buoni vicini o le cose buone (soprattutto in Scozia e in Francia associati alle fate) [122]. Il nome Herodiade sembra derivare da un sincretismo di due divinità elleniche Hera e Diana (da qui Herodiana) a cui sarebbero stati aggiunti elementi celtici della dea Epona, che univa in sé le caratteristiche di divinità mortuaria e dell'abbondanza a quella di dea dei cavalli e della cavalcata che diventerà elemento ricorrente [123]. Quando queste visioni raccontavano di grandi abbuffate nelle cantine dei ricchi e in cui alla fine questi corpi astrali (come li chiameremmo oggi) per dispetto cagavano nelle botti, per poi ritornare nei loro corpi di poveri contadini denutriti mentre un batterio trasformava in un allucinogeno la segale (Claviceps purpurea o segale cornuta, che causa l'ergotismo di cui abbiamo già accennato[124]), lo si potrebbe trattare come un delirio dovuto al drammatico divario sociale ma non è semplicemente così. Se consideriamo il sostrato sciamanico è lecito supporre che la stessa percezione della realtà del Trolldórm si sia riadattata alla mutata struttura della società.

L'altro tema ricorrente è quello dei combattimenti rituali, anche questi in momenti dell'anno prestabiliti (come le quattro tempora, festività cattoliche stagionali di probabile derivazione celtica o la notte di Natale), cui i partecipanti sostenevano di partecipare in ispirito (a volte in sembianze di animale). Questo tema ricorre in aree ben distinte: la Corsica, il Friuli, i paesi slavi e la Lapponia e anche in questo caso alle accuse di essere in combutta con il demonio questi rispondevano opponendosi strenuamente. Ad esempio i benendanti friulani sostenevano di scontrarsi con vampiri o stregoni per scacciare i malefizi o per mantenere la fertilità dei campi, o ancora, nel resoconto del processo a un lupo mannaro della Livonia nel 1692, leggiamo che egli sostiene di combattere per Cristo e di essere tra i “cani di Dio” [125]. I táltos ungheresi (che troviamo nei processi fino al 1700) dicevano di essere scelti da Dio per combattere in cielo sotto forma di stalloni o tori di fiamme [126].

Oltre a evidenziare come tutto si sincretizzi sempre dal punto di vista teologico, quello che stiamo trovando è un punto di incontro, un baluardo di antichità che diventa un trampolino di lancio per nuove idee. Le raffigurazioni mediorientali e mediterranee di una divinità spesso semi-ferina quasi sempre circondata da coppie di cavalli, uccelli, pesci, serpenti, sono state accostate alla Madre degli animali che alcune popolazioni siberiane (Yakuti, Tungusi) venerano sotto forma di uccello, di alce o di capriolo, considerandola progenitrice degli sciamani [127].

A partire circa dal 1350 la pratica magica era diventata un culto demoniaco organizzato, nella mente dell'autorità ecclesiastica che lo perseguitava, passando da un demoniaco associato al pagano a un demoniaco associato all'eresia; proprio nello stesso periodo in cui la concezione laica di manipolazione del mondo naturale diventava sempre più scientifico-sperimentale imboccando la strada verso il Rinascimento. [128]

Durante tutto questo periodo non erano cessate le persecuzioni contro gli eretici (che però rappresentavano un altro settore della popolazione come artigiani o piccoli commercianti) dall'altra parte delle Alpi. Nella zona di Chieri alcuni membri della setta Valdese si erano recati in Bosnia per prendere contatti con i Bogomili, mentre nel Piemonte l'inquisitore Lorenzo Lormea ci dice che questa setta predicava che il cielo lo aveva creato il Dio padre mentre la terra il Drago e su di essa era il più potente tra i due. Da qui il passo è breve per incontrare nella Marca di Brandeburgo e in Pomerania tra il 1392 e il 1394 un'altra setta i cui membri adorano Lucifero e lo ritengono fratello di Dio, ingiustamente cacciato dal cielo e destinato a regnare [129]. Secondo il Gesta Treverorum, del 1231, tra gli eretici anche alcuni Luciferiani erano stati perseguitati in Germania, specialmente nell'arcidiocesi di Trier, ma anche Mainz e Cologne [130]. Anche nella loro dottrina era insegnato che Lucifero era stato cacciato ingiustamente e con l'inganno e si aspettava il momento in cui avrebbe spodestato il Dio cristiano. Questa eresia oltre che da alcune confessioni come quella di Conrad di Marburd, a quanto pare non estorta sotto tortura, emerge anche dalla bolla Vox in Rama di cui abbiamo già accennato per il discorso dei gatti neri [131].

Ho rimandato alla fine del capitolo un argomento, quello del processo ai Templari. È stata una scelta deliberata per avere una visione di insieme sufficientemente ampia e poterlo mettere sotto la giusta prospettiva senza esagerarne l'importanza nella nostra specifica ricerca. La potenza dell'ordine era lievitata esponenzialmente grazie alle attività agricole, che avevano creato un grande sistema produttivo, e a quelle finanziarie che con la gestione dei beni dei pellegrini e permise di costituire il più avanzato e capillare sistema bancario dell'epoca. Cresciuto nei secoli in potere e ricchezza, l'ordine si fece nemico il re di Francia, Filippo IV il Bello e andò incontro attraverso un drammatico processo, alla dissoluzione definitiva tra il 1312 e il 1314 [132]. Durante i processi, come con chiunque in questo periodo, si cercò di dimostrare il contatto dei Templari con il Demonio. Insieme alle altre accuse come abbiamo visto ricorrenti: magia, condotte sessuali riprovevoli, idolatria (meglio se di divinità zoomorfe), bacio blasfemo (che il novizio avrebbe dato al maestro [132a]), rinnegamento della fede cristiana; emerge più volte il nome Baphomet (o Bafometto), ma le confessioni sono assolutamente discordanti tra loro. Mentre alcuni Templari negarono l’esistenza del Baphomet, altri lo descrissero come un gatto, una testa con tre facce o con due, una testa barbuta o una testa meccanica parlante. Sembra che la prima apparizione del nome risalga al 1098, nella lettera del crociato Anselmo di Ribemont, in cui però non ne viene descritta né la natura né la forma [133].

Come abbiamo visto, l’adorazione dell'idolo a forma di animale era già stata attribuita a molti altri ordini ereticali, i Catari in primis, e sui contatti tra i due gruppi ci sono molte teorie. Anche quella della testa parlante è una leggenda ricorrente: nel Gesta Romanorum (scritto nella prima metà del XIV sec.) si parlava di una statua parlante che Virgilio avrebbe costruito per l'imperatore Tito che gli avrebbe svelato i delitti segreti avvenuti durante il giorno [134], in un altra leggenda si racconta di quella costruita dal francescano Ruggero Bacone [135]. Le molte altre interpretazioni del nome Baphomet lo collegano alternativamente all'ambiente gnostico, pagano, mitriaco, islamico o tantrico; il collegamento tra esso e il satanismo avvenne però in epoca molto più recente e ce ne occuperemo a tempo debito. Nella loro lunga storia sono interessanti per la nostra ricerca i contatti tra i templari e un altro ordine militare di matrice mistico-religiosa, quello dei già citati hassassin che più volte li ospitarono nella loro roccaforte di Alamut (Alamūt, nido dell'aquila) tanto da indurre Papa Gregorio IX, nel 1236, ad un rimprovero ufficiale [136]. Alla testa di quest'ordine, che numerosi fonti storiche dicono dedito proprio all'omicidio in forma pubblica degli avversari religiosi o politici e il martirio dei sicari stessi, stava un personaggio enigmatico e carismatico, Ibn Hassan Sabah (Ḥasan -i Ṣabbāḥ, in persiano ﺍﻟﺤﺴﻦ ﺍﺑﻦ ﺻﺒﺎﺡ o حسن صباح , circa 1034 - 1124), chiamato (pare dai templari stessi) Shakik al Giaba (capo della montagna, vecchio della montagna) [137], capo spirituale persiano i cui scritti però sono andati perduti. Fu Marco Polo (1254 - 1324), che nei resoconti dei suoi viaggi in Oriente diffuse la voce che la fortezza era un luogo paradisiaco e che Ḥasan avrebbe condizionato i suoi seguaci facendo consumare loro vari tipi di droghe, ma le date non collimano perché la fortezza fu quasi distrutta e i suoi abitanti sterminati nel 1256 dalle armate mongole di Hulagu Khan (Hülagü o Hulegu) [138].

C'è un elemento chiave sul quale però vale la pena soffermarsi: l'uso del pentagramma. La stella a cinque punte è un simbolo ricorrente in natura, sia nel mondo vegetale che nelle figurazioni astronomiche; questo ultimo caso è assolutamente interessante per la nostra ricerca perché, dal punto di vista della terra, nell'arco di 8 anni, è proprio il pianeta Venere che virtualmente disegna questo simbolo, e come abbiamo già detto Venere è la stella del mattino [139]. Lo troviamo in Mesopotamia, in uno yantra della dea Kali in India, nell'ebraismo per simboleggiare il pentateuco, nel cristianesimo per le cinque piaghe di Gesù e le cinque gioie di Maria, nella dea Morrigan per i celti, in Zoroastro (che lo disegna con la punta in su, all'interno un A di Aleph e intorno fulmini che lo denotano in senso negativo), in monete, amuleti e gioielli greci e romani (con la punta verso il basso che portava buona salute) [140]. Ho scelto di parlarne in questo capitolo perché i Poveri Compagni d'armi di Cristo e del Tempio di Salomone lo scelsero come simbolo da apporre sulle loro lapidi, come nel Convento de Cristo a Tomar, in Portogallo [141], in quanto il sigillo di Salomone (rappresentato con la punta verso il basso) fu il sigillo della città di Gerusalemme nel periodo tra il 300 e il 150 a.C. [142]. Per chi volesse approfondire consiglio vivamente il libretto e il lavoro di ricerca iconografico di Monica Casalini [142a].

Di nuovo l'autorità ecclesiastica ha fatto di tutta l'erba un fascio, come già era accaduto a metà del XII secolo quando la magia e la stregoneria erano state associate all'eresia [143]. Ora, sotto la sfera del demoniaco furono collocate cose che per loro natura e storia erano distanti e quindi avvenne un altro sincretismo, perché tra gli ultimi baluardi dello sciamanesimo, dell'eresia, dell'ermetismo e forse anche del tantra c'erano dei punti ideologici di contatto.
E nelle società segrete si salderanno in maniera ancor più definitiva.

 

F.D.Lamb

Anno MMXIII

 

 

 

 

Nel prossimo Capitolo: Gli Ermetici
Owen Davies - Grimoires
Jake Stratton-Ken - The true grimoire
Stephen Flowers - Lords of the Left hand path
Baigent e Leigh - L'elisir e la pietra
Eliphas Levi - Storia della Magia
Christopher Hyatt e Jason Black - Pacts with the devil
Alfonso d'Agostino - Il patto con il diavolo nelle letterature medievali
Robert Masello - Evocare l'inferno
Andrea Malossini - Breve Storia delle streghe
Alateus - http://www.alateus.it/streghe.htm
Annuphys (?) - http://www.mistero-curioso.com/2009/11/mostri-umani.html
Manuela Simeoni - http://www.giornopaganomemoria.it/streghemedioevo.html
Monica Casalini - Il pentagramma
Witchcraft and magic in Europe (vol. 4 - The period of the witch trails) edit. Anklarloo e Clark

Fonti
Introduzione

[0] - Massimo Introvigne - Indagine sul Satanismo
[1] - Cesare Boni - Dove va l'anima dopo la morte (pp. 291 - 292)

[2] - http://it.wikipedia.org/wiki/diavolo (Dic. 2012)
[3] - Georges Minois - Le diable. In italiano: Piccola storia del diavolo. (pp. 9 e sgg)
[4] - http://it.wikipedia.org/wiki/Satana
[5] - http://www.detoxorcist.com/deities.html#lucifer
[6] - http://www.lds-mormon.com/lucifer.shtml - http://www.crivoice.org/lucifer.html
[7] - Catharina Raudvere - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 113)

[8] - http://www.clubnorvegesi.com/la-voce-di-freyja/
[8a] - Mystero - intervento di NSAx9000 Inviato il: 25/6/2012, 13:15
[9] - Douglas Swannie - http://www.eresie.it/it/Lucifero_Cagliari.htm
[10] - http://it.wikipedia.org/wiki/diavolo (Dic. 2012)
[11] - http://it.wikipedia.org/wiki/diavolo (Dic. 2012)

[12] - Jean-Claude Schmitt - Medioevo «superstizioso» (p. 20 - 21)
[13] - http://it.wikipedia.org/wiki/Demone (Dic. 2012)

[14] - http://it.wikipedia.org/wiki/Numero_della_bestia#Interpretazione_storica (Sett. 2013)

 

 

Capitolo 1
[15] - http://it.wikipedia.org/wiki/Serapide (Dic. 2012)

[16] - Traiano - Storia Augusta, vita di Saturnino (8, 2)
[16a] - http://it.wikipedia.org/wiki/Hermanubis

[17] - http://it.wikipedia.org/wiki/demiurgo (Dic. 2012)

[18] - Douglas Swannie - http://www.eresie.it/it/Cainiti.htm
[19] - http://it.wikipedia.org/wiki/demiurgo (Dic. 2012)

[20] - http://it.wikipedia.org/wiki/Albero_della_conoscenza_del_Bene_e_del_Male (Dic. 2012)

[21] - Jean-Claude Schmitt - Medioevo «superstizioso»

[22] - http://www.detoxorcist.com/gnosticism.html

[23] - Giuseppe Furlani - La Religione dei Yezidi

[24] - ibidem.

[25] - http://it.wikipedia.org/wiki/Yazidismo#Religione (Set. 2013)
[26] - Giuseppe Furlani - La Religione dei Yezidi
[27] - Considerazioni sulla controiniziazione e le sette torri del diavolo
[28] - Giuseppe Furlani - La Religione dei Yezidi
[29] - Michael Baigent e Richard Leigh: L'elisir e la pietra. (pp 43)
[30] - http://www.dedroidify.com/blogimages/wilson.gif
[31] - http://it.wikipedia.org/wiki/via_della_seta (Dic. 2012)
[32] - Amedeo Longobardi - La via della mano sinistra e il segreto di Alamut (p. 79) - in “l'Anello Invisibile”
[33] - Michael Baigent e Richard Leigh: L'elisir e la pietra.
[34] - http://www3.unisi.it/ricerca/prog/fil-med-online/temi/htm/harran.htm
[35] - Mystero - intervento di NSAx9000 Inviato il: 23/6/2012, 19:33
[36] - Alberto Fantini e Carlo Prato - La Questione dell' Identità dei Sabei (al-Sàbi'ùn) alla Luce delle Versioni Latine Medievali del Corano (pp 20-21)
[37] - Mystero - intervento di NSAx9000 Inviato il: 24/6/2012, 12:37
[38] - Beda il venerabile: A History of the English Church and People, I, 30, (pp. 86-87).
[39] - http://it.wikipedia.org/wiki/Islam (Dic. 2012)
[40] - http://it.wikipedia.org/wiki/sufismo (Dic. 2012)
[41] - Alberto Fantini e Carlo Prato - La Questione dell' Identità dei Sabei (al-Sàbi'ùn) alla Luce delle Versioni Latine Medievali del Corano (pp 20-21)
[42] - Michael Baigent e Richard Leigh: L'elisir e la pietra. (pp. 61)
[43] - Amedeo Longobardi - La via della mano sinistra e il segreto di Alamut (p. 79) - in “l'Anello Invisibile”
[44] - http://www.detoxorcist.com/left-hand-path-and-right-hand-path.html
[45] - http://www.detoxorcist.com/gnosticism.html
[45a] - Douglas Swannie - http://www.eresie.it/it/Carpocrate.htm
[45b] - Douglas Swannie - http://www.eresie.it/it/Cainiti.htm
[46] - http://www.detoxorcist.com/satanism-and-luciferianism.html
[47] - Christopher Hyatt e Jason Black - Pacts with the devil

 

Capitolo 2
[48] - Edward Peters - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 181)
- http://it.wikipedia.org/wiki/Ahl_al-Kitab (Dic. 2012)
[50] - Edward Peters - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 178)
[51] - Edward Peters - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 185)
[52] - Edward Peters - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 180)
[53] - Jean-Claude Schmitt - Medioevo «superstizioso» (pp. 50 e ssg.)
[54] - Domenico Comparetti - Virgilio nella tradizione letteraria fino a Dante (Link)
[55] - Edward Peters - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 198)
[56] - Edward Peters - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 190)
[57] - Manuela Simeoni - http://www.giornopaganomemoria.it/streghemedioevo.html
[58] - Edward Peters - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 185)
[59] - http://it.wikipedia.org/wiki/Prima_crociata (Dic. 2012)
[60] - http://it.wikipedia.org/wiki/Cavalieri_templari (Dic. 2012)
[61] - Baigent e Leigh - L'elisir e la pietra (pp 91 e ss.)
[62] - Giuseppe Furlani - La religione degli Yezidi (nota 13)
[63] - Federico Onice - Il fenomeno storico culturale degli hassassin (p. 23) - in “l'Anello Invisibile”
[64] - Baigent e Leigh - L'elisir e la pietra (pp 100)
[65] - Douglas Swannie - http://www.eresie.it/it/Bogomilismo.htm
[66] - http://it.wikipedia.org/wiki/Bogomilismo (Dic. 2012)
[66a] - Douglas Swannie - http://www.eresie.it/it/Bogomilismo.htm
[67] - http://www.detoxorcist.com/deities.html
[67a] - http://churchofsatan.com/faq-symbols-and-symbolism.php
[68] - http://it.wikipedia.org/wiki/Inquisizione (Dic. 2012)
[69] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. 52)
[70] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. XX - citando a sua volta N. Cohn)
[71] - http://www.setteantisetta.net76.net/1_21_SATANISMO.html
[71a] - Pantalea Mazzitello - Il bacio spudorato, breve storia dell'Osculum Infame (p. 6)
[72] - http://www.felis-files.it/GATTI_NERI/CULTURA/superstizioni.htm e http://www.satorws.com/stregoneria2.htm
[73] - Stelio Calabresi - Da zoroastro ai Catari - http://www.edicolaweb.net/stren09s.htm
[74] - http://www.satorws.com/stregoneria2.htm
[75] - Stelio Calabresi - Da zoroastro ai Catari - http://www.edicolaweb.net/stren09s.htm
[76] - http://it.wikipedia.org/wiki/Inquisizione (Dic. 2012)
[77] - Alateus - Caccia alle streghe - Sintesi di un genocidio
[78] - Jean-Claude Schmitt - Medioevo «superstizioso» (pp. 90)
[79] - http://www.medioevo.com/index.php?option=com_medioevocontent&task=view&id=1%3Cbr%20/%3E09&Itemid=33&limit=1&limitstart=7&lang=it

[80] - http://it.wikipedia.org/wiki/Numero_della_bestia#Interpretazione_storica (Sett. 2013)
[81] - Edward Peters - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 178)
[82] - Agostino - De civitate Dei (La città di Dio - V,1 segg.)
[83] - Baigent e Leigh - L'elisir e la pietra (pp 111 - 119)
[84] - Jean-Claude Schmitt - Medioevo «superstizioso» (pp. 61)
[85] - Jean-Claude Schmitt - Medioevo «superstizioso» (pp. 106)
[86] - Robert Masello - Evocare l'inferno (pp.55)
[87] - Amedeo Longobardi - La via della mano sinistra e il segreto di Alamut (p. 78) - in “l'Anello Invisibile”
[87a] - http://divinacommedia.weebly.com/spiriti-magni.html
[88] - René Guénon - Simboli della scienza sacra, cit., p. 130, cap. “Sheth”
[89] - http://www.maat.it/livello2/averroe.htm
[90] - I sabei di Dante - Alberto Frantini e Carlo Prato - I Sabei di Dante
[90a] - Edward Peters - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 220)
[91] - Pantalea Mazzitello - Il bacio spudorato, breve storia dell'Osculum Infame (p. 4)
[92] - www.islamitalia.it/islamologia/sanfrancescorumi.html
[93] - Edward Peters - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 217)
[94] - http://it.wikipedia.org/wiki/Pape_Sat%C3%A0n,_pape_Sat%C3%A0n_aleppe (Dic. 2013)
[95] - Alain Boureau - Satana Eretico
[96] - http://it.wikipedia.org/wiki/Trovatore
[97] - Juan Bada - Il clericalismo e l'anticlericalismo (p. 34)

 

Capitolo 3
[98] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. 5 e segg.)
[99] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. 10)
[100] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. 40)
[101] - Catharina Raudvere - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 77 - 78)
[102] - http://it.wikipedia.org/wiki/Ragnar%C7%ABk (Ott. 2013)
[103] - Catharina Raudvere - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 87 - 88)
[104] - Catharina Raudvere - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 102-103)
[104a] - http://it.wikipedia.org/wiki/Odino (Mar. 2014)
[105] - Catharina Raudvere - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 115-116)
[106] - http://www.storiain.net/arret/num95/artic6.asp
[107] http://www.nationalgeographic.it/popoli-culture/2010/11/25/news/gli_indiani_d_america_arrivarono_in_europa_con_i_vichinghi_-143003/
[108] - http://it.wikipedia.org/wiki/Berserkr (Nov. 2013)
[109] - Massimo Centini - Le tradizioni nordiche, dei e culti del grande nord
[110] - http://it.wikipedia.org/wiki/Berserkr (Nov. 2013)
[111] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. 286)
[112] - Tom Robbins - Il fungo Magico
[113] - http://it.wikipedia.org/wiki/Berserkr (Nov. 2013)
[114] - Erberto Petoia - Vampiri e lupi mannari (pp. 87)
[115] - Erberto Petoia - Vampiri e lupi mannari (pp. 81)
[116] - http://odinbrotherhoodforum.com/viewtopic.php?t=102&p=335, che cita estratti di
http://thyle.ealdriht.org/mound.html (ora offline) e http://www.thetroth.org/resources/jenny/nfldpaper.html
[116a] - http://www.fuocosacro.com/pagine/articoli/AGHORA.htm
[117] - Jean-Claude Schmitt - Medioevo «superstizioso» (pp. 134)
[118] - Jean-Claude Schmitt - Medioevo «superstizioso» (pp. 95)
[119] - http://it.wikipedia.org/wiki/Caccia_selvaggia
[120] - Jean-Claude Schmitt - Medioevo «superstizioso» (pp. 122)
[121] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. 68)
[122] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. 76)
[123] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. 82)
[124] - http://it.wikipedia.org/wiki/Claviceps_purpurea
[125] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. 76)
[126] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. 138 e segg.)
[127] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. 191 e segg.) citando a sua volta Bleichsteiner.
[128] - Karen Jolly - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 13 e 20) citando a sua volta Kieckhefer.
[129] - Carlo Ginzburg - Storia Notturna (pp. 54)
[130] - http://en.wikipedia.org/wiki/Luciferianism (Sett. 2013)
[131] - http://en.wikipedia.org/wiki/Luciferianism (Sett. 2013)
[132] - http://it.wikipedia.org/wiki/Cavalieri_templari (Nov. 2013)
[132a] - Pantalea Mazzitello - Il bacio spudorato, breve storia dell'Osculum Infame (pp. 10-11)
[133] - http://www.neovitruvian.it/2011/07/08/chi-e-baphomet/
[134] - Karen Jolly - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 67)
[135] - http://www.istitutocalvino.it/studenti/siti/ia/mito/teste.html
[136] - Federico Onice - Il fenomeno storico culturale degli hassassin (p. 42) - in “l'Anello Invisibile”
[137] - Amedeo Longobardi - La via della mano sinistra e il segreto di Alamut (p. 74) - in “l'Anello Invisibile”
[138] - http://it.wikipedia.org/wiki/%E1%B8%A4asan-i_%E1%B9%A2abb%C4%81%E1%B8%A5 (che aggiunge ulteriori dettagli a l'Anello Invisibile)
[139] - Monica Casalini - Il Pentagramma (p. 16)
[140] - Monica Casalini - Il Pentagramma (p. 20 e segg.)
[141] - http://www.thornr.demon.co.uk/kchrist/pent.html (grazie a Detox per la segnalazione)
[142] - Monica Casalini - Il Pentagramma (p. 28)
[142a] - http://pentacolo-pentagramma.blogspot.it/p/monumenti.html
[143] - Edward Peters - Witchcraft and magic in Europe (vol. 3 - the middle ages) - Edit. Ankarloo e Clark (p. 211)

 

 

Ringraziamenti
Serena per la pazienza e le dritte sulla medievistica, Abyss Silence per i consigli a caldo sulla prima stesura, un pazzo per i suggerimenti sulla parte dedicata al Seiðr e di tutto il materiale che ha messo a disposizione del gruppo, P. Serine di detoxorcist.com e Douglas Swannie di eresie.it per il lavoro immane e la completezza dei loro siti, Diana e Denis per aver recuperato il libro di Baigent e Leigh che avevo perso in strada dalla moto, Lucifero Mörker di esagila.it per avermi passato il libro di Furlani, Jennifer Crepuscolo per la segnalazione dell'interessantissimo lavoro sul sabeismo di Fantini e Prato, Alessandra Pilloni per le dritte sulla civiltà Harranica, Tiziana Grande (su facebook Vedova Nera) per la straordinaria pazienza e meticolosità nel segnalarmi i miei errori della V 0.3.

 

Cronologia versioni
V 0.1 - Introduzione e Capitolo I (Novembre 2012)
V 0.1.1 - Corrette alcune imprecisioni (Novembre 2012)
V 0.2 - Capitolo II (Dicembre 2012) - Prima pubblicazione sulla pagina di U.S.I.
V 0.2.0 - Capitolo III (Agosto 2013)
V 0.2.1 - Completato la parte sui Yezidi nel c.1 / Ampliata quella su Dante nel c.2 (Settembre 2013)
V 0.2.2 - Completata la parte sul Seiðr e sui templari nel c.3 (Ottobre 2013),
un ringraziamento al pazzo per le prime impressioni del capitolo.
V 0.2.3 - Aggiunte nuove importanti informazioni dai trattati cristiani nel c.1 (Ottobre 2013)
V 0.2.4 - Completata la parte sui Sabei di Harran e il paragrafo sui Trovatori (Dicembre 2013)
V 0.3 - Capitolo III e aggiornamento generale (Dicembre 2013) - pubblicato sulla pagina di U.S.I.
V 0.3.1 - Correzione di diversi refusi sparsi e miglioria generale della scorrevolezza del testo,
un enorme Grazie a Tiziana Grande (su facebook Vedova Nera) per le segnalazioni.
Approfondito l'osculum infame nel cap. II dall'articolo di P. Mazzitello (Marzo 2014)
V 0.3.2 - Corretti i link non funzionanti nelle fonti. (Luglio 2014)

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